“Quando ero piccola il Pranzo di Pasqua veniva festeggiato nella casa di campagna, senza grandi celebrazioni. E il menù era quasi sempre lo stesso: la polenta e il capretto.
Ricordo solo un’occasione nella quale si rimase a Milano, e le stanze di via Gesù diventarono lo sfondo per una grande caccia alle uova di cioccolato. Le più difficile da trovare? Quelle nascoste all’interno delle armature!”
Anna Maria Bagatti Valsecchi Presidente Associazione Amici del Museo
E cosa accadeva al tempo di Fausto e Giuseppe? Nel corso dell’Ottocento le abitudini alimentari si modificarono assomigliando sempre più alle nostre, sia nel “cosa” che nel “come” si mangiava. Nelle occasioni importanti – come appunto la Pasqua – si diffuse sempre più l’uso del “servizio alla russa”: le pietanze venivano servite direttamente a tavola in grandi piatti di portata, seguendo un ordine simile a quello di oggi (antipasti, pasta o zuppa, secondi di carne e pesce, verdure, dolce e frutta). Ma poiché i piatti non erano tutti immediatamente esposti, si rendeva necessario il menù (la minuta), per permettere ai commensali di sapere cosa sarebbe stato portato in tavola.
Inoltre nelle grandi occasioni le pietanze servite dovevano essere facili da mangiare, per non impegnare i commensali nel tagliare o disossare: si preferivano infatti patè e pasticci. Allo stesso modo tortellini e timballi venivano preferiti agli spaghetti e alle fettuccine. Si chiudeva con il dessert, nome che deriva dalla parola francese “desservir” cioè sparecchiare, e che indicava quindi l’ultima portata della cena.
Le origini della Colomba pasquale, invece, si perdono addirittura in epoca longobarda, ma quello che ormai è il dolce tradizionale di Pasqua ebbe invece origine negli anni trenta del ’900: nato dal desiderio di un pasticcere milanese di creare un dolce simile al panettone ma destinato alla festività pasquale, la Colomba si diffuse presto in tutte le regioni italiane, seppure con caratteristiche e farciture differenti. Siamo certi che i due fratelli, sempre in cerca di novità, non si facessero mancare una buona Colomba milanese sulla loro tavola pasquale!
Fonte: Ufficio Stampa Museo Bagatti Valsecchi – Benedetta Marchesi