Dormire per far scivolare via il tempo della “Reclusione” senza sbarre, essere posseduti da una insonnia riflessiva, la peggiore.
Ricordo di aver letto che “Il pensare troppo fa male”, bisognerebbe smettere e iniziare a progettare un futuro prossimo senza letture ispiratrici, conversazioni dotte e un ricercato egoistico stile di intendere la vita.
Minuti che diventano ore in cui gli spazi di una casa diventata cella portano momentaneamente a traslocare sul piccolo balcone, trampolino di lancio verso sognate mete di vacanze. Mi siedo su una poltroncina abituata a sfidare le intemperie, socchiudo gli occhi e sono lunghe distese di sabbia, mare calmo e un chiosco dove trovare refrigerio. Vedo il mio paese, volti, memorie, strade piene di gente e un io bambino con i calzoncini corti tenuto per mano da un uomo e una donna il cui volto appare sfocato, lontano. Vorrei riaprire gli occhi e continuare il sogno.
Mi ricordo di essere un “Battezzato” e che qualunque sforzo io faccia per dimenticarmelo serve a poco; buoni, caritatevoli pensieri e riflessioni non riesco a metterli alla porta. Potrebbero essere evocate le parole di una invocazione di Martin Lutero: «Resta con noi, Signore / perché è sera e sopraggiunge la notte. Resta con noi e con tutto il tuo popolo / alla fine del giorno / alla sera della vita / nel crepuscolo del mondo. Resta con noi / con la tua grazia e la tua bontà / col tuo conforto e la tua benedizione / con la tua parola e la tua presenza. Resta con noi / quando su di noi scende la notte / di sofferenza e angoscia / la notte del dubbio e della prova / la notte della severa, amara morte. Resta con noi / nella vita e nella morte / nel tempo e nell’eternità!»
“Padre nostro che sei nei cieli … restaci e noi resteremo sulla terra”, Jacques Prévert iniziava con queste parole il suo Pater noster, una preghiera a metà strada tra la bestemmia e la provocazione una urlata invocazione di chi cerca un “Padre” che a tratti pare essere diventato assente o peggio distaccato dalle umane vicende. Senza padre si può vivere, questo sostengono quelli che credono in una umanità frutto di casuali modificazioni genetiche, ciononostante l’uomo inconsciamente non smette di cercarlo, si interroga sulla sua stessa esistenza rispecchiando nel divino la sua natura non temporale. Un tempo, non lontano, gli uomini credevano e questo gli bastava per avere tutte le risposte. Oggi siamo piccoli, spaventati, con pochi punti di riferimento.
Nel riordinare la mia libreria ho ritrovato una non cercata immaginetta sacra conservata in uno sgualcito quaderno era tutta la mia forza quando da ragazzo dovevo affrontare prove ed esami. La morte di Dio è nella modernità, se gli potessi parlare come faceva Don Camillo gli direi che: “ Io ti capisco Tu devi affrontare le tante problematiche dell’Onnipotente la versione attuale ti ha relegato nel regno delle immagini, l’uomo si è convinto di essere dio fino al punto di abolirti. Siamo noi uomini adesso a soffrire del delirio di onnipotenza, essendo sempre più convinti di essere a Tua immagine e somiglianza, non vorrei essere al Tuo posto anche se a volte ho creduto di esserlo. Caro Padre Eterno, ci sentiamo presto, mi farai compagnia in una delle mie lunghe passeggiate”.