Mentre si sta combattendo una battaglia epocale, la “madre di tutte le battaglie”, come si usano chiamare e consegnare alla Storia quelle che determinano l’esito di un conflitto bellico, qui da noi, in Italia, dobbiamo prendere atto che a dominare è la bieca e cieca burocrazia.
La sterile polemica innescata sul metodo di classificazione dei casi di “contagio” o di isolamento in “quarantena” per contatto stretto non è poi stata così sterile. Infatti, qualche danno lo ha fatto, e continua a farlo ancora adesso.
Mentre sul territorio a fare i conti con i bisogni dei cittadini sono i sindaci, che devono gestire un’emergenza ormai quotidiana per far fronte ai bisogni ai quali devono provvedere spesso con le sole proprie forze, la burocrazia si muove in un mondo parallelo completamente avulso dalla realtà. E così, ai sindaci vengono comunicati solo i casi resi “ufficiali” dalla burocrazia, mentre nella realtà ci sono molte persone che abbisognano di assistenza perché “di fatto” fanno parte di uno dei casi citati, ma non essendo ancora inclusi nelle comunicazioni “ufficiali” che giungono ai primi cittadini, è come se non esistessero.
Insieme ai medici e agli infermieri, alle Forze dell’Ordine, ai volontari che offrono il loro supporto nel momento del bisogno, ai tanti lavoratori che assicurano a tutti noi i servizi essenziali per sopravvivere, un plauso va sicuramente ai sindaci che, al di là del loro colore politico, del loro modo di operare e relazionarsi con i propri cittadini, delle loro capacità individuali, ce la stanno mettendo tutta in questa lotta, con grande senso di responsabilità.
L’ultimo conflitto mondiale ci ha insegnato che durante una guerra si manifestano gli atteggiamenti e i sentimenti migliori e peggiori di ognuno; persone, gruppi, istituzioni. Nel dopoguerra, la ricostruzione ha tenuto conto di tutto ciò, e ne è nato un esempio incomparabile qual è la nostra Costituzione. Quella che stiamo vivendo adesso è una guerra. Una guerra che, speriamo al più presto possibile e con l’impegno di tutti, finirà. Poi ci dovrà essere una ricostruzione sulla base delle esperienze vissute nei momenti più drammatici. La nostra vita sociale e personale, i nostri atteggiamenti più intimi, la nostra visione della vita, la nostra scala delle priorità, l’importanza e la gerarchia dei valori, cambieranno.
Mi auguro che il cambiamento che ci sarà in ognuno di noi possa finalmente portare anche al cambiamento di regole e abitudini deleteri di istituzioni e organismi pubblici e privati. Non è questo il momento per aprire polemiche, ma il mondo burocratico, che si è costruito intorno un sistema che si autoalimenta, dovrà cessare di esistere. Sapevamo che la burocrazia era un cancro della nostra società, una zavorra che ci impediva qualsiasi sviluppo. Adesso sappiamo che è un pericolo vero e serio anche nei drammatici momenti emergenziali della lotta ad una pandemia.
Sappiano i burocrati, e tutti coloro che con la burocrazia ci vivono, ci sguazzano, vi trovano occasione di business e di carriera, che il loro mondo sta per finire. Sono certo che dopo questa esperienza il popolo italiano saprà liberarsi anche di questo peso.
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