La televisione ha detto che il nuovo anno | porterà una trasformazione | e tutti quanti stiamo già aspettando | sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, | ogni Cristo scenderà dalla croce | anche gli uccelli faranno ritorno.
Lucio Dalla “l’anno che verrà”.
In questi giorni gli auguri sinceri, quelli che capisci subito che sono un copia e incolla, quelli di circostanza si sprecano, ma, sono comunque auguri. Come si fa a restare indifferenti, allora anche io per non essere additato come asociale mi unisco al coro, hai visto mai che qualche augurio si concretizzi e mi consenta poi di poter dire: “hai visto, è andata come ti avevo augurato” tanto in cuor nostro sappiamo già che i giorni e mesi che seguiranno saranno la continuazione di tanti auguri a ogni buona ricorrenza e il rammarico per tutti i sogni e desideri non realizzati e che ci auguriamo possano esserlo quasi subito dopo il cambio di calendario.
Tutti gli anni sono apparentemente inutili, diventano interessanti e ne abbiamo nostalgia una volta passati, come certi amori, come anche certi dolori.
Mi piacerebbe, ma non posso, trascorrere il Capodanno ignorandolo, come ogni anno arriva e c’è sempre qualcuno originale che a un certo punto esclamerà: “certo che quest’anno è proprio volato”, tu lo guardi sperando che non venga fuori con qualche altra perla, il tuo sguardo viene interpretato come un assenso, come una inaspettata complice condivisione e lui subito pronto per non farsi rubare l’altra banalità di fine anno continuerà con accanimento terapeutico a regalati un’altra frase mai sentita: “come passa veloce il tempo”. Non sempre riesco a controllare il mio entusiasmo, accennando un sorriso maligno finirò per replicare con un: “certo che si” a cui seguirà un silenzio rassegnato. Sono certo che il mio silenzio sarà interpretato come non voglia di festeggiare, come il tentativo di darmi arie da filosofo, che ne possono sapere loro, “il filosofo” proprio non se la sente di dire la sua come fanno tutti gli altri, a lui il capodanno gli suscita la stessa emozione che prova l’impiegato di banca, il tempo necessario di premere sulla calcolatrice, per l’ennesima volta, il tasto on/off.
Uso poco l’automobile, ho preferito che siano stati gli altri a fare le compere e decidere con cosa far aumentare la glicemia o il colesterolo grazie al cenone di fine anno. Mi risparmio il rito degli acquisti eccessivi come se digiunassimo da chi sa quanto tempo, nel frattempo mi chiedo se: “Il tempo è ciclico o lineare? Non l’ho ancora capito, poi in fondo che cambia se comunque vivo come vivo”.
Mentre non voglio perdermi in inutili elucubrazioni esistenzialistiche penso con apprensione a quando saranno le 23:59, un battito di ciglia e sono le 24:00, il rito arriva al suo maggior apice e splendore, il tappo di una bottiglia che sfiora un vaso antico qualche tric e trac, l’affaccio al balcone con fiaccole d’ordinanza e gli immancabili auguri ai vicini sopravvissuti anch’essi ai riti del periodo, l’unico che non avrà voglia di esultare sarò io. Uno dice la libertà, si magari, non posso non mostrarmi entusiasta, indosserò la maschera che si conviene alla circostanza, spaesato, smarrito e strattonato dagli abbracci dei vicini di gomito mentre continuerò a chiedermi cosa sia il tempo. Uno spera, botti, calici, abbracci e poi è finita …. magari, inizia poco dopo il cellulare, messaggi, auguri e buoni propositi.
Notte infinita questa, eviterò di pensare a chi è lontano e solo, eviterò di ricordare e se mi sarà possibile eviterò. La morale? Far finta di credere che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella storia, non verrò fuori anche quest’anno dicendo che in fondo abbiamo aggiunto un solo giorno rispetto a ieri e poi forse ricorderò a me stesso che ogni mattina quando mi sveglio è capodanno.