Passate le tensioni dell’esame di maturità, inizia per i giovani diplomati la scelta della facoltà universitaria e il percorso di approccio al mondo accademico dove, tra brochure e gadget, si cerca di capire come cambierà la propria giornata scolastica, quale svolta avrà la propria vita, come verrà pianificato il proprio futuro.
E’ questo il periodo in cui gli atenei iniziano a organizzare incontri di orientamento (open day, corsi estivi, colloqui, test) per illustrare la propria offerta formativa in base alle capacità e attitudini degli studenti. L’occasione è propizia per descrivere i propri servizi (mense, collegi, tutorato, ecc.) anche al fine di motivare i neo diplomati a scegliere la propria sede piuttosto di un’altra. Per cui la parola d’ordine è “informarsi”. Oltre a recarsi presso aree matricole appositamente attrezzate, oggi poi l’informazione è agevolata dal rapido uso dei siti internet che permettono di reperire notizie, piani di studio, scadenze, indicazioni sui libri di testo, restando comodamente a casa.
Uno dei temuti ostacoli è quello dei test di ingresso alle facoltà – per rispondere ai bisogni effettivi dei laureati richiesti dal mondo del lavoro – che puntualmente generano ogni anno polemiche, ansie e – non ultime – ingegnose truffe. Qualcuno si pone il problema di trovare una raccomandazione, pensando che più del merito, della professionalità, della preparazione, del farcela con i propri mezzi, conti la furbizia e il potere.
E’ chiaro che non ci sono spazi per l’approssimazione, l’incompetenza e i raggiri sui quali le Università ma anche il Ministero vigilano con provvedimenti seri.
Oltre alle informazioni cosiddette tecniche è anche importante considerare che comunque l’università non è obbligatoria, non è un parcheggio (a pagamento), e non per questo rende tutti uguali ma a tutti fa intravedere la propria strada e il proprio orizzonte.
Qualcuno ha detto poeticamente che non bastano le ali ma occorre il cielo sopra di noi per poter volare. E l’Università aiuta a vincere la pigrizia e rinvigorire la volontà, ad aprirsi agli altri, a stare in compagnia, ad amare la scienza, a coltivare la sapienza, ad affinare il buon senso e (magari grazie agli studi d’arte) anche il buon gusto.
Capita di scoprire interessi che non si pensava di avere, di trovare il modo di valorizzare l’intelligenza e la curiosità intellettuale, di organizzarsi dandosi tempi e programmi adatti alle proprie nuove esigenze. In particolare i giovani che vanno a studiare fuori dalla propria città si ritrovano a impostare completamente la propria giornata e anche i propri impegni più pratici, abituandosi a una maggiore autonomia.
Una buona preparazione universitaria, poi, consente di porre le basi per un approccio al mondo del lavoro pragmatico e determinato, partendo dalla considerazione che si è delle risorse e non dei pesi o dei costi aziendali.