Praga ha dedicato, nel corso del 2015, una grande mostra suddivisa su tre prestigiose sedi, l’Istituto Italiano di Cultura, il Centro Ceco, e il Museo Smetana – Museo Nazionale, ad uno dei suoi più grandi artisti: Vlastimil Košvanec.
A promuovere l’evento è stato il Museo Martinengo Villagana (Brescia), che ospita una Galleria permanente dell’artista, e che si è fatto promotore di una serie di esposizioni in Italia svoltesi a Firenze nel Museo Mediceo di Palazzo Medici Riccardi, a Milano nella Galleria del Centro Ceco, e a Savona presso la Fortezza del Priamar.
L’interesse suscitato da Košvanec ha decretato il pieno successo di tutte le iniziative.
Vlastimil Košvanec nasce a Karlin il 14 dicembre 1887 da una famiglia cattolica.
Dopo il Liceo Imperiale Reale superiore ceco, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti presso la scuola del Professor Vlaho Bukovac. Studia con il Professor Vojtěch Hynais, sperimentando la tecnica del disegno, della pittura e del paesaggio, vincendo annualmente un premio assegnato dalla scuola come miglior allievo e, nel 1909, riceve una borsa di studio fra le più ambite risultando vincitore in un concorso di pittura al quale partecipa.
L’artista, che vive a Praga nei pressi dell’Accademia, si muove tra le esperienze realiste, impressioniste, post-impressioniste e simboliste.
Dopo gli studi intraprende viaggi di formazione all’estero, che dureranno fino al 1939, in Italia, Francia, Austria, Germania, Olanda, Albania, Jugoslavia e Montenegro.
A ventotto anni è chiamato come supplente presso il Liceo Reale di Kolin, una città a 50 chilometri ad est di Praga, ma improvvisamente, senza che se conosca il motivo, lascia l’insegnamento a metà dell’anno scolastico del 1917.
La nascita della Repubblica Cecoslovacca, all’indomani della fine della 1^ Guerra Mondiale, vede un panorama politico interno diviso tra la destra nazionalista e il partito comunista. E’ in questo clima politico che il nostro artista, firmandosi con almeno tre diversi pseudonimi per tutelare la propria incolumità, inizia la collaborazione con due riviste di satira politica, una del partito socialdemocratico e l’altra del partito comunista.
E’ dello stesso periodo l’inizio dell’attività di illustratore di libri che lo vede associato ad altri noti artisti dell’epoca. Oltre che con le riviste satiriche, Košvanec collabora con il giornale di sinistra Pravo Lido, in seguito Rude Pravo.
Sul finire degli anni venti, che segnano l’affermazione del suo prestigio nel panorama artistico ceco, lo ritroviamo militante in una ristretta élite di intellettuali di sinistra che comprende artisti figurativi, musicisti, filosofi e scrittori, impegnati nell’organizzazione di eventi e mostre non solo praghesi ma anche internazionali, tra le quali anche quelle di Carrà e De Chirico.
Negli anni Trenta la sua popolarità è enorme e il suo stile di ritrattista diventa una vera moda. Ricchi borghesi, professionisti, dirigenti, intellettuali e uomini illustri di ogni genere fanno a gara per essere immortalati da quello orami è a tutti noto come un “famoso pittore accademico”. La quotazione dei suoi quadri è altissima.
Le sue composizioni figurative sono ambientate in ambienti bucolici, allegorici, mitici, con una accentuazione del colore, della luce e della joie de vivre. La donna è mitizzata e si identifica nella ninfa o viene rappresentata come una dea. La figura femminile diventa un tutt’uno con la natura.
Di lì a poco, però, la vita di Košvanec cambierà in modo radicale. L’invasione di Praga da parte delle truppe tedesche sarà l’inizio delle sue disgrazie. Un episodio, in particolare, segnerà il suo destino. Durante una raccolta organizzata a sostegno dei soldati tedeschi a Stalingrado, il pittore dona polemicamente il suo cappotto di pelliccia. Il gesto, pericoloso perché sfiora l’oltraggio, sarà ancora più devastante per la sua carriera e la sua vita a guerra finita, quando viene accusato di collaborazionismo con i nazisti e, processato, è condannato e imprigionato, con conseguente espulsione dall’Associazione degli artisti cechi.
La morta della moglie, avvenuta nel 1949, getta Košvanec in una crisi depressiva profonda che lo porterà ad un crollo psichico al quale consegue il ricovero in un ospedale psichiatrico.
Passerà il resto della sua solitaria e picaresca esistenza, sebbene si è certi del fatto che continuasse a dipingere clandestinamente, tra stanze di manicomi e aule di tribunali, spegnendosi nel 1961, a 74 anni, completamente dimenticato da tutti.
Messo all’indice e accantonato dal regime comunista, l’artista boemo cade in un oblio che dura oltre mezzo secolo. Recentemente riscoperto, Košvanec è stato valorizzato come uno dei più interessanti interpreti del panorama artistico e culturale europeo a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
L’intensa attività di ricerca e di valorizzazione del maestro ceco svolta dal Museo Martinengo Villagana, che opera ormai in stretta collaborazione con diversi storici dell’arte e con il Museo Nazionale e la Galleria Nazionale di Praga, ha portato alla riscoperta di un gran numero di opere e di disegni dell’artista che, poco per volta, vengono riportati alla luce dai depositi nei quali erano finiti, per riprendere la loro giusta collocazione nel panorama artistico europeo.
Foto in evidenza: Vlastimil Košvanec – Autoritratto da vecchio