In occasione della memoria che il 24 gennaio la Chiesa fa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, viene anche ricordata con qualche opportuna riflessione questa categoria professionale che tanto rilievo assume nell’attuale contesto culturale e sociale.
Ci viene dunque offerta la possibilità di sviluppare qualche considerazione sul ruolo dei giornalisti all’interno del variegato mondo della comunicazione.
E la riflessione muove proprio dall’esperienza di Francesco di Sales maturata prima nell’attività di studioso e poi nel ministero episcopale come vescovo di Ginevra. Egli si dedicò al giornalismo e alla stampa nel periodo a cavallo tra il millecinquecento e il milleseicento avvalendosi di una cospicua corrispondenza epistolare con i fedeli della sua diocesi, corrispondenza che veniva altresì stampata e diffusa nel territorio a lui affidato.
Da tali testi emerge il vigore dell’annuncio evangelico, forgiato e allenato nelle dispute con protestanti e calvinisti, unito alla delicatezza d’animo che lo contraddistingueva. I suoi scritti testimoniano il desiderio di portare l’annuncio evangelico a quante più persone possibili, anche in contesti di difficoltà e di avversione.
Caratteristica dei suoi scritti è proprio la chiarezza, che facilita la comprensione da parte di ogni ceto sociale, e la determinazione a proporre la verità con forza e con grande coraggio. E proprio queste devono essere le caratteristiche di ogni buon giornalista unite a doti di serietà, competenza, professionalità e senso di responsabilità.
La comunicazione sociale è divenuta oggi una componente essenziale della nuova evangelizzazione: l’attenzione alla dimensione comunicativa, infatti, consente di cogliere il linguaggio dell’attuale cultura mediatica, cibernetica e tecnologica, quindi il linguaggio più vicino, più diffuso e più considerato dall’uomo contemporaneo.
Si può dire che quella comunicativa è una scelta strategica: è proprio nei media che cresce e matura una nuova cultura. Per questo l’informazione deve caratterizzarsi per la ricerca di buone notizie e per lo sforzo di trovare anche nelle vicende più spiacevoli un impulso alla speranza.
Così la Chiesa ricorda ai giornalisti che nella loro professione non mettono a disposizione solo una penna ma anche la loro intelligenza, il loro modo di intendere e interpretare la realtà, insieme con i loro pensieri e le loro emozioni, che si fondono con il tempo dedicato allo studio e all’indagine critica e con la passione educativa che il loro compito richiede, il tutto a vantaggio di una informazione corretta, rispettosa, veritiera e non manipolata.