I recenti fatti di Parigi del 13 novembre e più in generale la stagione apertasi con l’11 settembre 2001 vedono in campo, come normale, diverse interpretazioni sullo scontro-confronto in atto a livello culturale fra la cosiddetta “civiltà occidentale” e i fondamentalisti islamici.
Confrontandomi recentemente con persone dal notevole spessore culturale, è nato un interessante e appassionato dibattito. Questi validi elementi sostengono che noi (da questo momento il noi sarà una semplificazione della “civiltà occidentale”) siamo rimasti spiazzati dal fatto che ci troviamo di fronte a una controparte che non riconosce i nostri valori e non è disposta a dialogare.
Con nostri valori intendiamo quelli considerati fondanti delle democrazie occidentali, nati con l’illuminismo, affermatisi con la Rivoluzione Francese , perfezionatisi nelle democrazie moderne. Libertà, Fratellanza, Uguaglianza. Il trinomio alla fondante della Repubblica Francese, che forse non a caso è anche per questo al momento il principale obiettivo del terrorismo.
Tornando alla tesi della diversità di valori e di linguaggi, come causa dell’imbarazzo e dell’immobilismo occidentale, si tratta di una teoria affascinante ma alla quale mi sento di muovere una serie di obiezioni.
La prima è che i nostri valori hanno fin da tempi remoti dovuto confrontarsi con interlocutori che non li hanno accettati e hanno contrapposto al dialogo l’uso della violenza.
Pensiamo ad esempio alla Rivoluzione Francese, alla Rivoluzione Americana, al Risorgimento e alla lotta contro le Tirannie avvenuta nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale.
Non ci siamo mai trovati davanti a una controparte dialogante ma sempre di fronte a tentativi conservatori perpetrati con ogni mezzo lecito ed illecito.
Non regge dunque la teoria secondo la quale bastano i forti valori di per sé, senza la volontà di combattere per essi e soprattutto, non regge la teoria che vede come un fatto nuovo l’uso della violenza da parte delle nostre controparti che combattano la battaglia oscurantista del momento.
A questo proposito non si può dire che l’Occidente abbia rinunciato alla lotta militare verso queste entità. Quello che non funziona è evidentemente proprio l’aspetto valoriale, la guerra culturale che, almeno su una rilevante fascia di giovani musulmani, stiamo perdendo.
I nostri valori, “Libertà-Uguaglianza- Fratellanza”, perdono in maniera apparentemente inspiegabile di fronte a valori oscurantisti.
Nel caso particolare dell’ISIS, un elemento nuovo e sul quale focalizzare l’analisi in oggetto è che essa è composta di giovani in larga parte cresciuti in Occidente.
Giovani che rifuggono dai nostri valori, che dovrebbero essere anche i loro, per prendere la strada dell’intollerante fanatismo religioso.
Questo fenomeno sconvolgente è, come tutti i fenomeni, legato a dinamiche di causa-effetto che proverò a delineare dal mio modesto punto di vista.
Come banale uomo di marketing e comunicazione penso si possa partire dall’assunto che il prodotto valoriale (il trinomio “Libertà-Uguaglianza- Fratellanza”) da noi offerto è sicuramente più vendibile rispetto al pacchetto di valori oscurantisti offerto dal’ISIS e dai suoi omologhi. Come mai allora non riusciamo a conquistarne i cuori? Come mai proprio i giovani musulmani cresciuti nelle nostre democrazie ne fuggono per mettersi al servizio di una pretesa teocrazia?
Evidentemente, per dirla sempre alla maniera poco alta ma efficace del marketing, il prodotto non mantiene la sua promessa.
Dentro la splendente confezione dei valori che vendiamo, i giovani musulmani hanno trovato il vuoto o ancora peggio, l’ipocrisia.
L’ipocrisia di chi predica integrazione ma li ha tenuti ai margini della società (Uguaglianza?), l’ipocrisia di chi fa guerre per “liberare le donne” ma una volta abbattuto il regime di turno non si preoccupa di molto altro che non depredare le risorse del paese di turno (Libertà?).
Il problema allora non è essere rimasti spiazzati di fronte a chi combatte i nostri valori ma non avere l’integrità necessaria per poterne convincere il prossimo.
Finché non dimostreremo coerenza non potremo conquistare lo spazio più importante per vincere anche questa guerra: il cuore dei giovani.
Simone Guzzardi
Nato a Milano nel 1982, ha compiuto studi nell’ambito della comunicazione e non ha più smesso di occuparsene.
In oltre dieci anni di esperienza presso alcune delle principali agenzie presenti in Italia, ha avuto modo di operare per importanti aziende italiane e internazionali attive in particolare nei settori finanziario, bancario, assicurativo, ITC, food&beverage e manifatturiero.
A febbraio 2017 ha fondato, insieme a The Van, l’agenzia di comunicazione istituzionale L45, della quale è anche Amministratore Delegato.
Docente in Master Post Universitari e redattore per magazine online.
È appassionato di musica e vespista irriducibile in ogni stagione.