L’installazione di Gregor Schneider (Rheydt, Germania, 1969) dal titolo Gregor Schneider visits N. Schmidt (in the former Galleria d ́Arte Moderna di Bologna), presentata nel 2017 alla manifestazione Skulptur Projekte a Münster e da allora non più riallestita in altri luoghi.
Il titolo dell’opera si riferisce alle origini della serie di lavori sul signor Schmidt, evocato per la prima volta nella stanza 54 di Haus ur, opera seminale dell’artista presentata alla Biennale di Venezia del 2001, nel Padiglione della Germania.
Con il suo lavoro Schneider innesca l’aspettativa di un incontro che permetta a questo individuo misterioso di emergere dalla presenza collettiva, un personaggio immaginario che sembra finalmente rispondere alla domanda: “chi è N. Schmidt”?
L’appartamento di Bologna dà ai visitatori l’opportunità di iniziare a svelarne l’identità, inoltrandosi uno alla volta all’interno della sua casa, del suo spazio intimo e domestico, la cui fruizione è concepita per essere sviante, suggerendo indizi allo spettatore che si tradiscono pochi passi dopo. Come afferma l’artista: “Per me si tratta della dissoluzione dello spazio, di un luogo che non possiamo più conoscere. La ripetizione di uno spazio fino ai confini della nostra percezione, finché non ci rimane solo il sospetto di ciò che non possiamo più sapere”.
L’installazione all’Ex GAM si compone di una serie complessa di stanze che trasforma un edificio in un universo claustrofobicamente intimo. La struttura-museo è mascherata da questo scenario, sia come cornice istituzionale che come cornice architettonica: l’opera viene spogliata di qualsiasi presentazione in stile museale, neutralizzandola dal punto di vista dell’artista e dando vita a una scultura tridimensionale e attraversabile, che fa sparire lo spazio esistente. Schneider ricorre inoltre a escamotage teatrali in una misura che sarebbe stata difficilmente possibile in un contesto museale.
Quando prenota il suo ingresso, al visitatore viene dato un appuntamento esclusivo, in un orario riservato, per accedere a questo nuovo spazio in solitudine, attraverso un’entrata finora inutilizzata. All’interno, si passa attraverso stanze intime e personali in cui realtà e finzione iniziano a dissolversi nel momento in cui vengono vissute e ci sono corridoi bui che interrompono l’esperienza spaziale.
La sequenza apparentemente infinita di camere rende l’orientamento nello spazio originale estremamente difficile, ma affina i sensi verso ciò che viene effettivamente percepito – o non percepito.
L’intimità claustrofobica ricreata da Gregor Schneider, nella sua accezione disorientante, offre così un’importante riflessione sulle conseguenze emotive e sensoriali di alcune delle consuetudini rafforzate dalla pandemia da Covid-19, come la predilezione dello spazio domestico come luogo della sicurezza o le sempre più diffuse forme voyeuristiche di relazioni tipiche dell’esperienza digitale.
“La nostra collaborazione con ART CITY prosegue ormai da vari anni – commenta Giuseppe Gagliano, direttore centrale relazioni esterne Gruppo Hera – e la scelta di sostenere l’evento anche quest’anno, come main partner dell’installazione di Schneider, vuole essere uno stimolo per il ritorno alla normalità e alla possibilità, interrotta in questi mesi, di godere nuovamente di occasioni culturali che contribuiscono a migliorare la qualità della nostra vita. Senza dimenticare però la stretta attualità della pandemia su cui, anzi, la stessa opera di Schneider ci invita a riflettere”.
Nell’arco di 35 anni, Gregor Schneider ha creato un corpus di opere che affrontano alcuni tra i punti critici più delicati della società. All’inizio della sua carriera ha sviluppato il concetto di una pratica artistica che divora le sue stesse opere, mettendo così in discussione la sottomissione dell’arte alla necessità economica.
Più tardi, Schneider ha notato dei parallelismi tra le celle segrete e asettiche dei detenuti nel carcere di massima sicurezza di Guantánamo Bay e il “white cube”, struttura neutra creata da musei e gallerie.
Nel 2008 ha toccato un tema scottante, immaginando la creazione di una stanza nella quale morire e parlando del desiderio di mostrare una persona morente in un museo: a seguito di tali affermazioni ha ricevuto minacce di morte. Schneider ha spesso messo in scena contaminazioni culturali, ha cercato collegamenti tra luoghi sacri islamici e cattolici, ha risposto al ritorno dello spirito nazista con la polverizzazione della casa in cui era nato Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista del Reich.
Gregor Schneider nasce nel 1969 nella cittadina tedesca di Rheydt dove ancora oggi vive e lavora. Nel 1985, a soli sedici anni, tiene la sua prima personale dal titolo Pubertäre Verstimmung presso la galleria Kontrast a Mönchengladbach. Dal 1989 al 1992 perfeziona i suoi studi artistici presso numerose accademie d’arte tedesche, tra cui la Kunstakademie di Düsseldorf, la Kunstakademie di Münster e la Hochschule für bildende Künste di Amburgo.
Dal 2016 è professore di scultura all’Accademia d’arte di Düsseldorf.
Nel 2001 rappresenta la Germania alla Biennale di Venezia, dove vince il Leone d’Oro, nello stesso anno prende parte alla Biennale di Tirana, nel 2007 alla prima Biennale di Atene, nel 2015 espone alla Biennale dell’Avana a Cuba e nel 2017 a Skulptur Projekte di Münster dove presenta l’opera N. Schmidt Pferdegasse 19 48143 Münster.
Le sue opere sono state esposte presso importanti istituzioni artistiche, tra le quali il Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2004), il Museum für Moderne Kunst di Francoforte (2005), il MoMA PS1 di New York (2007), il Belvedere Museum di Vienna (2012) e il Sanshang Museum of Contemporary Art di Hangzhou, in Cina (2019).
L’installazione Gregor Schneider visits N.Schmidt (in the former Galleria d’Arte Moderna di Bologna) è visitabile su prenotazione, da un fruitore per volta, nei seguenti giorni e orari:
– dal 7 al 9 maggio, h 10-20: prenotazione obbligatoria ai numeri 051 6496632 / 6496637 nelle seguenti giornate e orari: 3 e 4 maggio h 16- 20; 5, 6, 7, 8 e 9 maggio h 10-20;
– dal 10 al 14 maggio, h 14-20: prenotazione obbligatoria allo 051 6496611 oppure recandosi sul luogo attendendo il primo posto disponibile non prenotato;
– dal 15 al 16 maggio, h 10-20: prenotazione obbligatoria allo 051 6496611.
I dati richiesti saranno utilizzati solo ai fini della prenotazione dell’evento.
Ingresso gratuito.
Fonte: Ufficio Stampa ART CITY Bologna