Percorsi di connessione tra urgenze espressive dei giovani cittadini, gli scritti di Lea Melandri e la frequentazione delle opere d’arte delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna.
In continuità con le precedenti tappe Di bocca in bocca alla Pinacoteca Nazionale nel 2018 e Come se fossi io, tu al Museo Davia Bargellini nel 2019, Inquietudini è la configurazione assunta dalla terza tappa del progetto L’Anima Esposta ideato e realizzato da Ateliersi, collettivo di produzione artistica di base a Bologna che opera nell’ambito delle arti performative e teatrali, come indagine sugli elementi che portano un’anima verso l’avvicinamento alle opere d’arte sul piano intuitivo, analogico ed emozionale, attraverso l’organizzazione di workshop rivolti alle cittadine e ai cittadini di Bologna.
Così come nelle prime due esperienze i partecipanti al laboratorio esploravano le sale museali per poi scegliere un’opera su cui lavorare in cui si erano riconosciuti per la postura del soggetto, l’espressione, la relazione con il contesto e con le altre figure rappresentate, in questo terzo momento, in cui si rinnova per il secondo anno consecutivo la collaborazione con i Musei Civici d’Arte Antica dell’Istituzione Bologna Musei, l’interazione site specific è avvenuta con il patrimonio permanente delle Collezioni Comunali d’Arte con il coinvolgimento, per la prima volta, di un istituto scolastico e dei suoi giovani allievi, in questo caso l’Istituto Tecnico Aldini Valeriani di Bologna.
Nella sua organizzazione originaria, il progetto avrebbe dovuto prendere avvio lo scorso 11 marzo negli spazi espositivi al secondo piano di Palazzo d’Accursio, coinvolgendo gli studenti con l’obiettivo di approfondire le dinamiche relazionali durante l’età adolescenziale e il rapporto con la loro raffigurazione artistica. Le sessioni avrebbero dovuto svolgersi durante gli orari di apertura al pubblico, in modo che i visitatori potessero imbattersi con i gruppi di giovani al lavoro sull’esplicitazione del proprio rapporto personale con le opere d’arte selezionate, nello specifico di genere ritrattistico. Contestualmente al lavoro in museo, condotto da Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, direttori artistici di Ateliersi, i partecipanti avrebbero dovuto elaborare sul piano linguistico e di produzione teatrale e performativa la lettura di materiali della giornalista e saggista Lea Melandri risalenti al periodo, tra 1981 e 1985, in cui curava la conduzione di una rubrica epistolare intitolata Inquietudini sul settimanale “Ragazza In”, da qui il titolo del progetto, rispondendo agli stimoli forniti dalle lettere scritte quarant’anni fa e aprendo spazi di discussione e creazione di nuove elaborazioni linguistiche.
Al termine degli appuntamenti laboratoriali, la conclusione dell’intero percorso sarebbe dovuta essere suggellata dalla partecipazione degli allievi e delle allieve al reading drammaturgico aperto al pubblico La mappa del cuore, ideato da Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni, con l’introduzione della stessa Lea Melandri in programma sabato 16 maggio sul palco del LabOratorio di San Filippo Neri.
Tuttavia, le misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19 assunte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con la sospensione, prima, delle attività didattiche negli istituti scolastici e, poi, del servizio di apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura e la chiusura su tutto il territorio nazionale, a pochi giorni dall’inizio hanno imposto la necessità di rimodulare le tempistiche e metodologia di svolgimento di tutte le fasi del progetto, mantenendone però inalterato l’obiettivo principale: la sperimentazione pratica delle proprie potenzialità espressive e immaginative da parte dei giovani cittadini coinvolti.
Ecco dunque che il percorso di riflessione ripensato intorno ai suoi due nuclei significanti – il confronto di ogni partecipante con una “sua” lettera e un “suo ritratto” – attraverso cui sviluppare un dialogo identitario da cui partire per il lavoro espressivo – si è trasferito on line, davanti alla webcam assumendo la forma di un ciclo di 5 incontri laboratoriali svolti in un’aula virtuale per i 24 studenti, di cui 10 ragazze e 14 ragazzi, della classe 3C di Grafica e Comunicazione dell’Istituto Tecnico Aldini Valeriani, iniziato in aprile e che si concluderà oggi.
Nei primi due incontri si è partiti da una contestualizzazione, con un’esplorazione per parole e per immagini, del periodo storico, dei temi affrontati sulle pagine della rivista “Ragazza In” e della figura di Lea Melandri, tra le più significative e autorevoli del femminismo italiano e autrice di testi teorici fondamentali di critica che investono l’ordine economico e sessuale come L’infamia originaria. Facciamola finita col cuore e la politica pubblicato nel 1977.
Una scelta di rottura e dirompente provocazione, quella di affidare una rubrica di corrispondenza per giovani adolescenti all’inizio degli anni ’80 alla Melandri, in una fase di allargamento del suo campo di osservazione sulla società italiana e della sua scrittura verso un sottofondo emotivo legato a vicende di vita personale. In questo spazio intitolato Inquietudini, l’autrice ha l’occasione di inventare un nuovo dispositivo: non risponde direttamente a chi scriveva, ma si apre al confronto con le giovani generazioni con stimoli di carattere psicoanalitico, poetico e letterario, mettendo in relazione le diverse voci raccolte e creando un primo “network sociale” fra ragazze e ragazzi che dialogavano tra loro attraverso la sua rubrica.
Successivamente, si è entrati nel vivo della lettura delle lettere autografe originali scritte dai loro coetanei, affidando ad ognuno una testimonianza, una confessione o uno sfogo del cuore da approfondire e su cui riflettere per elaborare una propria risposta, “come se” il mittente fosse un amico o un’amica, originando il gioco teatrale dell’embodying, un processo di simulazione “incarnata” che attiva un’attenzione sottile verso se stessi.
A seguito della condivisione delle risposte di ciascun ragazzo e ragazza, si è passati alla lettura di altre lettere contenute nel libro La mappa del cuore, in cui Lea Melandri ha raccolto una serie di passi scelti dalla sua rubrica in grado di ricostruire fedelmente mode, miti e sentimenti di un’epoca storica, e alla successiva lettura e riflessione sulle risposte date dall’autrice, sulla loro complessità apparente, su come i temi personali attraverso la sua lettura assumessero una connotazione ancestrale e universale.
Il confronto dei “ragazzi di oggi” con i loro coetanei di ieri, ha permesso di leggere i temi pregnanti degli anni ’80 “come se” fossero temi attuali. Una volta “spogliati” dagli aspetti contingenti e caratterizzanti del periodo (idoli musicali oggi sconosciuti, avvenimenti di attualità non noti etc…), si sono evidenziati alcuni “temi-radice” – l’amore, l’amicizia, la ribellione, la famiglia, la libertà – avvertiti con forte partecipazione emotiva dai ragazzi di oggi, come emerso nelle elaborazioni testuali delle risposte.
Nel terzo incontro, si è inserito l’elemento dei ritratti dipinti conservati nelle Collezioni Comunali d’Arte, selezionando in particolare i celebri ritratti “incompiuti” dell’artista e collezionista bolognese Pelagio Palagi vissuto tra XVIII e XIX secolo, i ritratti dei principi dell’Accademia degli Argonauti e la vasta collezione di splendide miniature di Pier Ignazio Rusconi, che va dal XVII al XIX secolo, in cui sono ben rappresentate le più grandi scuole europee. Sul registro elettronico della classe, agli studenti si è proposta l’esplorazione di una cartella con 68 immagini digitali, tra le quali scegliere il ritratto verso il quale sono entrati in maggiore risonanza. Grazie all’indicazione di alcune linee guida fornite da Ateliersi – ad esempio “mi rassomiglia”, “vorrei rassomigliargli”, “rassomiglia al ragazzo la cui lettera mi è stata assegnata” – e alla creazione di libere associazioni alle immagini, il processo di embodying è stato traslato su un livello ulteriore per ottenere una precisa qualità emotiva nella ”incarnazione” davanti alla webcam, aggiuntiva rispetto all’immagine creata con il livello verbale del lavoro sulle lettere. Grazie alle schede di archivio messe a disposizione dallo staff del museo, ogni ragazzo e ragazza ha avuto modo di conoscere brevemente chi erano le persone ritratte e quali le caratteristiche di chi le ha dipinte.
Durante l’intero workshop gli studenti e le studentesse hanno agito sempre da protagonisti attivi, nella lettura, nella riflessione e nella condivisione collettiva dei pensieri, in questo senso il lavoro compiuto è frutto di un intreccio tra il percorso personale e il percorso condiviso con la classe.
La relazione con le opere si pone all’interno di un più complessivo allenamento della concentrazione, che permette agli allievi di percepirsi dall’interno, di avere consapevolezza del modo in cui stanno muovendo – spiegano Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi che hanno guidato le dinamiche di interazione – Si tende alla costruzione di uno stato in cui l’allievo, incarnando il più precisamente possibile la figura, acquista consapevolezza dall’interno del suo corpo, cosa che può arrivare a permettergli infine di giocare a pensare “come se fosse” quel personaggio dipinto. Di pensare i pensieri di un altro. Ed ecco il teatro. Profondamente politico perché permette di accogliere dentro di sé l’altro da sé. Portando nella formazione i materiali del nostro stesso percorso artistico, anche in questo caso una caratteristica centrale è l’accostamento di elementi molto diversi (un settimanale pop come “Ragazza In”, una figura complessa di intellettuale come Lea Melandri e una serie di ritratti che spaziano nelle epoche del passato), un accostamento che allena gli allievi ad arditi collegamenti di immaginario e ad atletismi emotivi che espandono le loro capacità di concepire ciò che è possibile fare e pensare.
Passare dal piano di un’interazione fisica tra i corpi a quella di una condivisione on line ha aggiunto un elemento fortemente significante non inizialmente previsto nell’originaria fase ideativa del progetto. I dettagli delle stanze al cui interno i ragazzi e le ragazze si sono ripresi al lavoro hanno finito con l’aggiungere un livello di personalizzazione ancora più potente. Ogni oggetto visibile nel loro background richiama una storia: chi lo ha messo lì? Quando? Perché?
Nonostante non sia entrata in campo un’esplicita riflessione sull’inedita esperienza del lockdown, alcune reazioni al modo di affrontarlo sono emerse dalle scelte fatte dagli adolescenti protagonisti nel porsi per esempio manifestando uno stato di iper-eccitazione o, al contrario, di flemma posata. Uno spettro di stati emotivi che li ha avvicinati alle qualità presenti nelle lettere, dalla cui lettura emergono immagini di giovani chiusi nelle loro stanze, in relazione complessa e dinamica con ciò che è fuori dalla porta, alle cui spinte reagiscono chiedendo aiuto, conforto, strumenti di interpretazione.
A proseguimento di un percorso che, in un momento di costrizione e di chiusura dei luoghi formativi e culturali, si è immaginato nuove forme e nuovi processi, non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno tutte le parti coinvolte auspicano di poter realizzare presso le Collezioni Comunali d’Arte una sessione finale di lavoro, in cui ogni giovane partecipante possa confrontarsi in presenza con il “proprio” ritratto scelto durante il workshop, oltre a riprogrammare il reading dalle lettere di Lea Melandri dopo la riapertura dei pubblici spettacoli.
Inquietudini è un progetto di Ateliersi, collettivo di produzione artistica che opera nell’ambito delle arti performative e teatrali. La sua produzione si compone di opere teatrali e interventi artistici in cui il gesto performativo entra in dialogo organico con l’antropologia, la letteratura, la musica e le arti visive per favorire una comunicazione del pensiero capace di intercettare inquietudini e prospettive che coagulano senso intorno ai sovvertimenti che si manifestano nel mondo.
Inquietudini è realizzato con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che ha finanziato il percorso formativo della classe 3C Grafica e Comunicazione dell’Istituto Tecnico Aldini Valeriani permettendone la gratuità, e in collaborazione con l’Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica nell’ambito di un impegno finalizzato ad abbassare la soglia psicologica di accesso al patrimonio artistico, trasformando i musei in luoghi di incontro ed elaborazione.
Fonte: Ufficio Stampa Istituzione Bologna Musei