Tutti siamo consapevoli che chi dovrebbe fronteggiare la pandemia da coronavirus in realtà è in prima linea e non si sta certo tirando indietro. Primi tra tutti gli operatori sanitari, seguiti a ruota dagli operatori delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, della Croce Rossa, di tutti quei lavoratori che ci assicurano i servizi essenziali, a cominciare dai produttori delle derrate alimentari e dagli autotrasportatori che ne assicurano la distribuzione, fino ai dipendenti di aziende pubbliche e private che consentono non solo al Paese, ma alle famiglie e ad ogni singola persona di poter sopravvivere in un momento drammatico e per molti, purtroppo, anche doloroso.
Com’è sempre avvenuto in Italia, nei momenti del bisogno a fare la parte del leone ci sono anche i volontari. Anche se nei momenti di relativa tranquillità sembra che l’egoismo, a volte il più bieco egoismo, sia predominante nella nostra esistenza quotidiana, in realtà la solidarietà non viene mai meno. L’imprevisto drammatico, sia esso un’alluvione, un terremoto, un disastro, rimette in modo quel senso di fratellanza che anima gli slanci impensabili dei volontari, senza i quali sarebbe davvero difficile affrontare certe situazioni.
Essere solidali, impegnarsi per gli altri, non implica però necessariamente un arruolamento. Chi non può farlo, e quindi non può essere in prima linea, una mano può darla lo stesso. Un aiuto dalle retrovie a sostegno di quelli che in prima linea stanno combattendo è utile e doveroso.
Devono averla pensata così anche quelli che lo scorso venerdì 20 marzo hanno creato un gruppo di supporto agli operatori sanitari dell’Ospedale di Vizzolo Predabissi impegnati nella lotta al Covid-19, chiamandolo ‘AiutiAmo chi ci Aiuta’, una sorta di AAA cercasi, destinato a cercare di facilitare il compito dei nostri angeli che sono in prima linea.
Preso contatto con la struttura, ovviamente con i tempi concessi dagli impegni dei loro uffici durante l’emergenza, sono diventati operativi già dal 26 marzo, iniziando a raccogliere le prime richieste e cercando aziende e privati che potessero donare quanto da loro richiesto.
Sono partite quindi le prime consegne di scatole di cartone, a loro necessarie per gli spostamenti dei DPI che poi vengono distrutti, di bottiglie di acqua per aiutarli contro la disidratazione causata dall’indossare per tante ore camici e mascherine, e generi di sollievo per gli operatori come snack e frutta fresca.
Tra il materiale che urge, questo gruppo di volontari è impegnato nella ricerca di un televisore da 55”, 30 webcam e 30 cuffie con microfono per le videoconferenze, disinfettanti in gel, dispenser e piccoli contenitori in plastica per poterli contenere e distribuire, bicchieri di carta, walkie-talkie, orologi da parete, calcolatrici con stampa, creme idratanti, salviette disinfettanti, e quant’altro può tornare utile ai sanitari.
Il gruppo dei volontari di “AiutiAmo chi ci Aiuta” non accetta soldi, il compito che si sono proposti è quello di dedicarsi alla ricerca dei donatori e coordinare la consegna in ospedale, possibilmente diretta in modo da non creare intoppi o intralciare il lavoro del personale sanitario.
Commercianti e aziende sangiulianesi hanno risposto con entusiasmo, sentendosi tutti parte attiva in questa guerra che i nostri operatori vivono in prima linea, mentre le retroguardie pensano a mandar loro quanto gli possa necessitare.
Grazie al loro sito Facebook (fb.me/AiutiAmochiciAiutaSGM), si sono avvicinati anche titolari di negozi e pizzerie, che vorrebbero con i loro prodotti portare sollievo a medici e infermieri dei vari reparti interessati: Pronto Soccorso, Rianimazione e Medicina C, che sono quelli principalmente impegnati contro il Coronavirus.
Per contattare “AiutiAmo chi ci Aiuta”: info@sgmperglialtri.it