La consueta giornata che la tradizione dedica alle tematiche del risparmio torna puntualmente il 31 ottobre di ogni anno a ricordare l’importanza del buon uso del denaro in tempi in cui l’attitudine al risparmio pare soppiantata da un utilizzo disinvolto di quanto guadagnato. La civiltà dei consumi, infatti, non vede di buon occhio l’idea del risparmio per la teoria ora in voga che l’aumento dei consumi e dell’acquisto di nuovi prodotti più o meno utili aiuti l’industria e l’economia del Paese evitando la recessione economica. Proprio per questo numerosi spot televisivi invitano al consumo costante, anche di beni o prodotti non necessari.
Il risparmio allora diventa un principio da rilanciare. La Giornata del Risparmio, al di là di ogni retorica, ha bisogno di nuova visibilità e necessita di approfondimento per ricordare che il “mettere da parte” è un principio di buon senso ancora valido, pur se ritenuto dai più fuori moda.
E’ vero che si è sempre sollecitati al consumo per raggiungere un tenore di vita più alto anche al di fuori delle possibilità reali. Del resto questa mentalità trova terreno fertile nel ricorso ai “prestiti facili”, continuamente sbandierati dalla pubblicità, o all’acquisto di qualsiasi bene voluttuario a rate a zero interessi o iniziando a pagare fra un anno, ecc.
Tramontato il periodo di quaderni a quadretti su cui il fornaio o il fruttivendolo segnavano i debiti giornalieri degli esercenti – che venivano saldati settimanalmente o mensilmente a seconda del giorno di paga e che rappresentavano il segno di un rapporto di fiducia tra commerciante e consumatore – ora la fanno da padroni carte di credito o asettici e sofisticati strumenti creditizi che sostengono una cultura dei consumi la quale prescinde dai reali bisogni delle persone. Così l’acquisto rateizzato di beni costosi e il ricorso al prestito facile per un livello di vita superiore al proprio ma in linea con quanto proposto dalla martellante pubblicità, provoca la facile caduta di alcuni tra le grinfie di usurai senza scrupoli e il conseguente sfascio non solo di attività produttive ma anche di serenità familiari.
La moneta elettronica, infatti, – quelle carte di credito che in realtà sono “carte di debito” – ha creato anche psicologicamente un arresto della propensione al risparmio in quanto determina il consumo di redditi non ancora prodotti, indebolendo così i bilanci familiari.
Una forma opportuna di risparmio è quella dell’acquisto della propria abitazione. In tal modo risulta utile l’accensione di un mutuo che impegna quasi coattivamente al risparmio: infatti parte dello stipendio andrà accantonato per restituire alla banca – con rate periodiche – il denaro anticipato maggiorato di un interesse. Il problema sorge quando lo spropositato aumento degli anni di restituzione causa un indebitamento quasi a vita del titolare del mutuo (se non anche dei suoi eredi).
La Giornata del Risparmio, che trova in suo primo ambito celebrativo proprio nella scuola, mira ad aiutare proprio i più giovani a creare una cultura del risparmio e della moderazione nello stile di vita. Qualche decennio fa agli scolari riuniti nell’aula magna veniva donato un salvadanaio per inserire le piccole mance o un libretto di deposito con modesti versamenti che servivano però a favorire la cultura del risparmio, cioè a spendere meno di quanto si guadagna o si riceve. Una cultura che, praticata da milioni di famiglie, ha permesso di avviare la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale e di vivere il boom economico a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta fino a portare l’Italia tra i paesi più industrializzati del mondo. Un’indicazione chiara e una prospettiva valida ancora oggi.