Alla fine siamo arrivati al dunque. Pressata da ogni parte, stressata dai politici italiani (Renzi, Pinotti, Gentiloni e Mogherini), accusata di non essere capace di offrire soluzioni al problema dell’immigrazione, da qualche settimana l’Europa ha partorito il topolino.
La “missione contro i barconi” è stata decisa, ma non potrà iniziare prima di fine giugno. I trafficanti sono grati per il preavviso, c’è ancora tempo per gli affari dei negrieri del 21 secolo!. I Ministri degli esteri e della difesa dell’UE hanno concordato la missione nel mediterraneo per fronteggiare l’immigrazione clandestina ed arginare il fenomeno drammatico che riempie di cadaveri il Mediterraneo. Punto! Tutto qua?
Di veramente concreto per ora niente. Si è deciso che qualcosa si farà, che la missione sarà comandata da un ammiraglio italiano, che la sede di comando sarà Roma. Bene. Noi Italiani siamo contenti e ci siamo subito dichiarati vincitori (Alfano dixit). Ma attenzione: non è che nel riconoscerci la leadership l’Europa vuole anche scaricarci definitivamente addosso il problema? Pensiamoci, molti indicatori ci portano a ragionare in questo senso. Per ora non è chiaro cosa questa missione dovrà fare, contro chi dovrà agire, con quali modalità, con il consenso di chi (in Libia ci sono due governi, che sparano e affondano, loro si senza indugio come successo recentemente ad un mercantile turco), con quali regole di ingaggio (ricordiamoci dei Maro’), sotto egida e copertura di quale Organismo internazionale (per l’ONU serve una risoluzione che deve essere approvata dal Consiglio di Sicurezza dove qualche membro- la Russia? – potrebbe porre il veto). Tanto fumo mediatico, vittoria italiana secondo Alfano, Pinotti più prudente, Gentiloni spera che poi nessuno faccia marcia indietro!
Una cosa è certa, nessun intervento immediato è possibile. La missione rischia di non partire mai perché è in contrasto anche con la questione delle quote di migranti da ripartire tra i paesi europei in base al PIL. Criterio curioso quello ipotizzato (riferimento al PIL), poco credibile ed accettabile per esempio dai tedeschi che ne dovrebbero assorbire più degli altri in aggiunta alle decine di migliaia che, loro si silenziosamente, assorbono ogni giorno provenienti da altri flussi migratori, i Balcani.
Un’altra cosa certa è che i principali Paesi europei non ne vogliono sapere di dividersi i migranti del mediterraneo. Ognuno, a casa propria, ha seri problemi di politica interna che sono incompatibili con l’accettazione della teoria dell’accoglienza indiscriminata che pervade l’italico governo, molto meno il popolo italiano, almeno quella parte che ha votato alle recenti elezioni regionali. Nel Regno Unito, Cameron si misura con gli euroscettici e gli xenofobi e non condivide le politiche permissive sull’accoglienza dell’Italia: porte aperte quindi ai respingimenti anche forzati sul modello australiano (per contro la Mogherini continua solitaria a ripetere che nessuno sarà respinto contro la sua volontà. Mah!). La Francia deve convivere con Marine Le Pen che sbraita contro l’immigrazione per cui Hollande non ha molto margine se vuole mantenere il suo consenso elettorale. I cugini d’oltralpe rimandano in Italia i clandestini entrati da Ventimiglia! Anche per i francesi si può respingere, decisamente. L’Ungheria non ne vuole sapere e la Germania ha capito che il sistema delle quote la danneggerebbe per cui è contro anche se con qualche sfumatura. E allora? Siamo ancora drammaticamente soli, le parole non ci risolvono i problemi, i distinguo aumentano le nostre difficoltà. Paradossalmente tutto il nostro attivismo ci si rivolterà contro. Abbiamo portato i partner europei allo scoperto e ci hanno fatto capire, questa volta ufficialmente, che l’immigrazione da sud, dal mediterraneo è cosa nostra. Loro hanno altro a cui pensare, un aiutino, questo si, ma poi ci ricordano che siamo tra i primi dieci paesi al mondo per PIL, e che se vogliamo, abbiamo la capacità di risolvere autonomamente e dignitosamente il problema. Questa immigrazione è un problema italiano perché riguarda prima di tutto la sicurezza dell’Italia, solo indirettamente quella dell’Unione. La nostra accoglienza indiscriminata non è condivisa dai partner. Se vogliamo continuare con un approccio da “Caritas” padroni di farlo ma…da soli. Mi sembra che Francia e Germania ce lo abbiano fatto comprendere chiaramente anche nel “direttorio” a Berlino (Italia esclusa) dei giorni scorsi dove hanno ribadito che Italia e Grecia, i paesi più coinvolti nel Mediterraneo, devono fare di più per sorvegliare le frontiere, che le “regole di Dublino” devono essere prevalenti, che non sono disponibili ad accettare immigrati non controllati (clandestini o profughi?) e che i trasferimenti temporanei a livello europeo per urgenti motivi umanitari devono essere, appunto, temporanei. Più chiaro di così! Risultato epocale quindi? Mah! Se da parte italiana non si deciderà di cambiare registro prepariamoci a ricevere nei nostri porti tanti, tanti, tantissimi clandestini, alcuni li raccoglieremo noi, altri ce li porteranno graziosamente i nostri partner europei con le loro navi, dicendo “eccoli qua ora pensateci voi”.
Questa è l’Europa di oggi questo è il livello di integrazione europea che dopo tanti decenni e tanti sforzi si è raggiunto. Per inciso, siamo arrivati rapidamente all’Euro solo perché lo voleva la Germania. Se la Germania non vuole i rifugiati del Mediterraneo a casa sua . . . niente da fare.