Il Festival della Capitale che esplora le innovazioni nel campo delle Audio Visual Digital Arts all’Acquario Romano, all’Accademia di Ungheria e al Cieloterra.
Dal 1° al 10 dicembre Roma si illumina con la VII edizione di Fotonica, il festival che torna nella Capitale all’Acquario Romano, all’Accademia di Ungheria e al Cieloterra per offrire ai romani spettacolari videomapping, installazioni interattive dal forte impatto visivo e sensoriale, performance audio video e live a/v nonchè workshop per adulti e bambini, residenze artistiche, talk e conferenze.
Fotonica celebra il fotone, il più piccolo e brillante frammento luminoso dell’universo, una particella piccolissima dall’enorme e multiforme potenza creatrice in grado di dare origine a ogni forma di luce. Un appuntamento unico nel panorama delle Audio Visual Digital Arts, che indaga su tutte quelle forme d’arte in cui è centrale l’elemento della luce, presentando da anni le migliori esperienze in campo internazionale e contribuendo alla creazione di un network che raduna le più importanti realtà del settore.
Un festival per la città di Roma che si prepara ad accogliere alcuni degli artisti più influenti legati alle arti audio video e digitali: dai nomi di punta dell’elettronica mondiale come il visionario artista messicano Murcof, o l’ungherese Gabor Lazar, ai pionieri del vjing in Italia Otolab, dalla canadese Sabrina Rattè, una delle più promettenti e geniali artiste digitali a livello internazionale, agli ungheresi Victor Vasarely e Peter Botos, fino ad arrivare a talentuose musiciste nostrane affermate nel panorama internazionale come la fuoriclasse del contrabbasso Caterina Palazzi, o la compositrice, sound designer e polistrumentista italo-olandese Grand River.
Si parte alle 17:00 il 1° dicembre dall’Accademia di Ungheria in via Giulia per l’opening del festival con le installazioni luminose co-curate dal Light Art Museum (LAM) di Budapest di due esponenti di assoluto rilievo dell’arte contemporanea, gli ungheresi Victor Vasarely – figura chiave nell’arte geometrica astratta divenuta poi il movimento internazionale noto come Cinetismo – e Peter Botos, che arriva a Roma dopo aver esposto le loro opere alla Biennale di Venezia e nei musei più importanti del mondo. Al confine tra arte e scienza, la scultura di luce Virtual lighting di Victor Vasarely è una delle sue tipiche composizioni in “in continua trasformazione”, un esperimento ottico basato sul contrasto tra nero e bianco creato dalle luci e dalle ombre che attraversano le sue sculture di plexiglass, per dare l’illusione di movimento.
Con Hommage á EliassonPeter Botos realizza una scultura geometrica barocca in vetro ottico rivisitando la tradizione geometrica dei primi del ‘900 secondo i canoni dell’arte minimale ed avanguardista. Il pubblico potrà anche visitare la mostra in corso di una delle pioniere dell’arte digitale e algoritmica, la novantanovenne ungherese Vera Molnár.
Completano il percorso le installazioni A/V, di Andrea Sztojánovits incentrata sul nido come simbolo della complessità della vita, che permette ai i visitatori di dare vita a una composizione audiovisiva in 3D codificata nella tecnologia della Realtà Aumentata utilizzando i propri cellulari,e l’installazione modulare audiovisiva di Elektro Moon Vision Cosmosonic, che utilizzando i dati scientifici forniti dalla NASA, con la collaborazione del sound artist iraniano Ali Phi, consente di immaginare i suoni nei dintorni della Terra, della Luna e del Sole e, a livello visivo, anch’essa attraverso la tecnologia della Realtà Aumentata, permette di vedere il “lato oscuro della luna” o gli oggetti dell’orbita terrestre invisibili dalla Terra .
Ci si sposta poi a Cieloterra con la A/V performance del visual artist austriaco Rainer Kohlberger che utilizza la tecnologia della proiezione digitale in modo radicale. Attraverso impulsi e onde di pura luce, strati di rumore, droni e luci stroboscopiche l’artista sovraccarica intenzionalmente l’apparato percettivo umano provocando impressioni visive che appaiono esclusivamente nell’“occhio dell’osservatore”. Sarà inoltre possibile vedere e sentire una selezione di A/V performance della call Live Cinema Made in Italy.
Dall’8 al 10 dicembre si entra nel cuore della programmazione del Festival all’Acquario Romano la cui facciata sarà ridisegnata dai videomapping di Kanaka e Daniel Besnyo co-curati da Inota Festival e dove ogni sera sarà possibile assistere a tre diverse A/V performance altamente immersive, a cura di Live Cinema Festival che arriva quest’anno alla sua decima edizione, anticipate da incontri con gli stessi artisti protagonisti delle serate alle ore 20.
Gli spazi dell’Acquario Romano saranno animati dalle installazioni interattive di V3rbo, artista che ha introdotto nuove regole visive celebrando il writing e indagando le sue derive mediali, (le sue “videoincursioni” sono state persino scelte da Firefox per la sua campagna di promozione internazionale), della canadese Sabrina Rattè che con Inflorescences esplora l’emergere di forme di vita in un futuro distopico privo di esseri umani dove piante, funghi e creature sconosciute hanno subito mutazioni per esistere in simbiosi con i rifiuti elettronici; Nei giardini l’artista Edohard che con AbitAZIONE, installazione immersiva di arte generativa che ha portato di recente al Fuorisalone 2023 nello Spazio di Mutuo Soccorso di San Siro, racconta l’esperienza di chi vive nei quartieri popolari della città. Un’immersione audio-visiva coinvolgente creata dall’elaborazione di dati, immagini, voci e suoni raccolti tra le mura dello spazio occupato che rende lo spettatore partecipe della vita che quotidianamente lo anima. Sarà inoltre possibile visitare Fantomas – VR Arab Science Fiction, una mostra d’arte in realtà virtuale e noi dove il pubblico può utilizzare visori VR per sperimentare i progetti immersivi creati dai 6 artisti partecipanti al laboratorio di 5 settimane che si è tento al Cairo, frutto della collaborazione tra Flyer, il centro egiziano d’arte contemporenea Medrar e il VAF Visual Art Forum di Ramallah, un’istituzione palestinese leader nel campo della cultura e delle arti visive.
Da segnalare inoltre il Talk di PAC, il network di organizzazioni attive nelle performing arts contemporanee. Un approfondimento doveroso sulle tematiche della sostenibilità ambientale degli eventi culturali finalizzata alla pubblicazione di una ricerca sulle best-practices per gli eventi culturali per recepire le spinte più significative relative alla produzione artistica contemporanea in un’ottica green.
Imperdibili le performance audio video dell’8 dicembre: The Alias Sessions di Murcof e Sergi Palau, è incentrata sull’ultimo disco del produttore messicano, una raccolta di opere composte per i lavori coreografici della compagnia di danza Alias. Sergi Palau ne ha creato il contenuto visivo utilizzando principalmente filmati delle esibizioni dal vivo di Alias come materiale grezzo per un’ulteriore elaborazione e decostruzione, creando così una narrazione e una drammaturgia completamente nuove che si traducono in un’esperienza visiva surreale e onirica. Ad anticipare la serata una delle migliori venti bassiste italiane, la romana Caterina Palazzi, più di 700 concerti all’attivo in tutto il mondo, migliore compositrice italiana per la rivista Jazzit etra i migliori nuovi talenti nel “Top Jazz” di Musica Jazz. Caterina arriva a Fotonica dopo essere stata scelta a luglio 2023 da Kim Gordon, storica bassista dei Sonic Youth per aprire le date del suo tour italiano. Insieme al visual designer Kanaka presenta Aneurysm, performance pensata come un viaggio surreale del sangue nei condotti del cervello, dove musica e le immagini, trasportano lo spettatore in un flusso sanguigno emotivo fatto di accelerazioni e frenate, ritmi scorrevoli e irregolari, vita e morte. E ancora la performance Alcune Opere Raccolte di Abul Mogard, alter-ego creato da Guido Zen, musicista, compositore e produttore italiano di base a Roma considerato tra i maggiori artefici di musica ambient nel panorama internazionale. Pensata inizialmente come rivisitazione live dell’album “In Immobile Air” si è evoluta al punto da spaziare sul repertorio del musicista degli ultimi dieci anni. Abul amalgama elementi dei suoi album ricreati utilizzando un sintetizzatore modulare e un computer mentre l’artista visiva italo brasiliana Marja de Sanctis interpreta questi suoni manipolando dal vivo immagini di dipinti open access, fotografie e video personali che riportano al suo immaginario e al suo vissuto tra terre tropicali e l’Europa.
Il 9 dicembre una nuova serata all’insegna di grandi nomi internazionali: Boundary Object di Gábor Lázár è una raccolta di otto tracce inedite registrate in tempo reale utilizzando un’interfaccia compositiva auto progettata. Secondo album di Lázár per l’etichetta di culto di musica elettronica Planet Mu, il titolo deriva dall’idea di oggetto di confine e di calcolo di come le collaborazioni possano avvenire tra gruppi di persone con diversi tipi di background. La musica prismatica, e funzionante su diversi livelli di interpretazione di Gábor fa sì che passaggi che iniziano come trance e familiari si intreccino e si trasformino in forme diverse capovolgendo le aspettative dell’ascoltatore.
Con Tuning the Wind l’italo-olandese Grand River, pseudonimo della talentuosa compositrice e sound designer Aimée Portioli, in forte ascesa nel campo internazionale con partecipazioni nei più importanti club e festival di musica elettronica, rielabora e integra le frequenze e i timbri di diversi tipi di vento, facendolo diventare uno strumento preparato. Natura e musica diventano un tutt’uno, tra l’elemento naturale e lo strumento costruito dall’uomo, tra un’onda sonora e una folata di vento.
Otolab, collettivo che riunisce musicisti, dj, vj, videoartisti, videomaker, web designer, grafici e architetti presenta infine Ot-e, che sul piano musicale persegue un’evoluzione di suoni e ritmi electro di Detroit in modo incandescente e stratificato, mentre sul piano visivo accompagna l’audio con pulsazioni stroboscopiche, immagini generative astratte e filmati, inducendo lo spettatore a sperimentare un’illusione pareidolitica.
L’ultima giornata di festival, il 10 dicembre, si apre con il workshop di Andrea Sztojánovits sull’arte performativa audiovisiva progressiva, per proseguire con l’A/V performance Inferno 1911, del collettivo Metainferno, basata sulla reinterpretazione del film muto “L’inferno” del 1911, realizzato con una cinepresa regalata dai fratelli Lumière: un vero e proprio concerto audio-visivo dove il contrabbasso dialoga con le sonorizzazioni elettroniche dei sintetizzatori modulari per fondersi con le immagini generate in tempo reale dall’AI, che rappresentano il viaggio di Dante nell’Aldilà.
La serata si chiude con White Balance di Schnitt, il progetto di Amelie Duchow, musicista sperimentale tedesca e del media artist italiano Marco Monfardini incentrato sull’interazione tra audio/video e il processo fotografico di bilanciamento del bianco. Attraversando l’arte minimale delle “immagini bianche” di Robert Ryman il duo esamina i potenziali effetti di ricezione e percezione del “non” colore per eccellenza.
La mobilità sostenibile è perfettamente garantita dal servizio pubblico in tutti i luoghi e orari anche serali dell’iniziativa.
*Nella foto in evidenza: Nest
Fonte: Ufficio Stampa GDG press