Torre di Moresco Centro Arti Visive, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna (Salerno-Roma) e il Museo Venanzio Crocetti (Roma) è lieto di annunciare SIAMO MONADI, SIAMO NOMADI, esposizione collettiva che resterà aperta fino al 10 dicembre, negli spazi della Torre di Moresco (AN).
Riprendendo le unità elementari (semplici e indivisibili) che nella filosofia pitagorica rappresentano l’elemento primo matematico dell’universo – idea ripresa poi da Giordano Bruno per articolare un discorso sull’unità (psicospaziale) indivisibile dell’essere con le cose della natura e con Dio, naturalmente in opposizione all’atomismo democriteo – e che con Leibniz diventano centri di forza (o di coscienza), Siamo monadi, siamo nomadi presenta un racconto che centra l’attenzione sulla solitudine del pensiero che pensa e che nel pensare elabora dispositivi disposti a preoccuparsi di menti, a creare alternative, a disegnare vie di fuga nei confronti di bugie metalliche e bistecche politiche insapore.
Siamo monadi, siamo nomadi vuol dire nello specifico di questa esposizione siamo mondi che fanno mondi, accettiamo la nostra preziosa unicità e la trasformiamo in riflesso ciclico di un pensiero infinitesimale che dà vita a interminabili scintille di stupore dalle quali sgorga un autonutrimento riflessivo il cui volto mira fondamentalmente a esercizi di disobbedienza, intesi con Umberto Eco come pratiche critiche di diffidenza quotidiana nei confronti dei poteri costituiti, degli annunci in scatola, delle marmellate televisive o anche dei vari notiziari liofilizzati.
Isole brillanti di esistenza, gli artisti non solo sono infatti monadi luminose del mondo che pongono sulla piattaforma del tempo domande a cui non dànno alcuna risposta, ma si presentano anche come esseri, come pensieri in stupore appunto, come studiosi solitari il cui sguardo è capace di cavalcare il pulsante presente e di far coincidere il chiuso (che non è mai un chiuso) con l’apertura all’aperto dell’altro.
Monade e nomade che si sposta da un luogo a un altro (da un interesse a un altro interesse, da un bordo di tempo a un altro bordo di tempo) l’artista – qualsiasi sia la sua natura – è preso dal raptus dell’urgenza planetaria, segue la via lattea dell’intuizione e la modera con regole interne a giochi linguistici che spiazzano, che si tessono lungo la poetica dello sdvig (termine che alla lettera significa dislocazione, smottamento), per attirare l’attenzione su opere che si presentano sempre come un teorema o come un rebus da svelare.
I lavori dei venti nomi scelti per questa esposizione sono dunque mondi apparentemente chiusi ma pieni di finestre dialogiche verso l’esterno, corpi che costituiscono la potenza attiva (l’ἐντελέχεια direbbe Aristotele, entelechia) di un discorso che non si interrompe e che invita il pubblico a seguire tracce e interstizi, ad attraversare soglie per trovare anche altri discorsi e avviare altre riflessioni.
Tomaso Binga, Marco Cingolani, Max Coppeta, Sabino De Nichilo, Christian Leperino, H.H. Lim, Pierpaolo Lista, Melissa Lohman, Patrizia Molinari, Lívia Moura, Claudio Rotta Loria, Emma Pavaloaia, Luca Piovaccari, Paolo Radi, Fiorella Rizzo, Antonio Secci, Simoncini.Tangi, Florin Stefan, Adrian Tranquilli, Narda Zapata.
*Nella foto in evidenza: M. Cingolani . FPC N.22 – 2023. Magneti al neudimio, elementi metallici , 60x55x25 cm
Fonte: Ufficio stampa TOMAV