Sabato 26 agosto, con inizio alle 20.30, il rinascimentale Palazzo Besta a Teglio offre il contesto perfetto per Marta Cuscunà, protagonista de La semplicità ingannata. Lo spettacolo ridà voce a un gruppo di giovani donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti della cultura maschile. L’appuntamento a Teglio è il terzo della edizione 2023 del Festival “Voci Umane. Musei e teatro di narrazione” promosso e organizzato dalla Direzione Regionale Musei della Lombardia (Ministero della Cultura), nato da un’idea di Emanuela Daffra, con la direzione artistica di Maria Grazia Panigada. Il progetto “Voci Umane. Musei e teatro di narrazione” coinvolge sette dei Musei statali della Lombardia.
“La semplicità ingannata, satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne” è liberamente ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti e alla vicenda delle Clarisse di Udine: parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo.
Nel Cinquecento avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica: agli occhi dei padri era una parte del patrimonio economico della famiglia che andava in fumo al momento del matrimonio. Una figlia bella e sana era economicamente vantaggiosa perché poteva essere sposata con una dote modesta. Una figlia brutta o con qualche difetto fisico necessitava invece di una dote più salata. Per questo i padri di famiglia escogitarono una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata. Arcangela Tarabotti e le Clarisse del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza all’utilizzo delle vocazioni religiose a fini economici davvero unica nel suo genere. Queste donne trasformarono il convento in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e di resistenza ad una società declinata al maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca. L’Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
“La semplicità ingannata” non è un documentario ma un progetto artistico dove il teatro è anche la possibilità di considerare il dato storico come un punto di partenza per un racconto che abbia come soggetto la società contemporanea. Questo approccio implica l’elaborazione di una storia non da una prospettiva documentaristica ma attraverso una visione artistica e posizionata, disposta anche a varcare i confini del conosciuto, del filologico e del politicamente corretto.
Marta Cuscunà è autrice e performer di teatro visuale, nella sua ricerca unisce l’attivismo alla drammaturgia per figure. Nel 2009 vince il Premio Scenario per Ustica con È bello vivere liberi! primo capitolo di Resistenze femminili, una trilogia di cui fanno parte La semplicità ingannata e Sorry, boys. Ne Il canto della caduta unisce l’immaginario ancestrale del mito di Fanes ai principi di animatronica utilizzati per manovrare i pupazzi. Earthbound è un monologo di fantascienza per attrice e creature meccaniche, ispirato all’ultimo saggio di eco-femminismo di Donna Haraway.
Dal 2009 al 2019 ha fatto parte di Fies Factory, un progetto di Centrale Fies. Al suo lavoro sono stati assegnato i più prestigiosi riconoscimenti: il Premio Hystrio e il Premio della Critica – ANCT, il Rete Critica, il Premio Franco Enriquez, il Premio Città Impresa, il Last seen per il miglior spettacolo dell’anno, il Premio Scenario per Ustica. È stata Finalista al Premio Ubu come miglior attrice/performer e ha ricevuto la Menzione d’onore al Premio Eleonora Duse.
*Nella foto in evidenza: Marta-Cuscunà. La semplicità ingannata @Alessandro Sala Cesuralab
Fonte: Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo