Questa mostra parla della donna dipinta da Tiziano e dai suoi contemporanei: di bellezza, eleganza e sensualità, e del ruolo tutto particolare che la loro rappresentazione acquistò nella Venezia del Cinquecento.
Comune di Milano–Cultura, Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna. La Fondazione Bracco è Main Partner dell’esposizione, mentre il Corriere della Sera è il Media Partner. VeraLab è Social Media Partner. L’allestimento e la grafica sono progettati da Pierluigi Cerri Studio. La mostra è curata da Sylvia Ferino, già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum, coadiuvata da un prestigioso comitato scientifico internazionale composto da noti studiosi del settore, quali Anna Bellavitis, Jane Bridgeman, Enrico Maria Dal Pozzolo, Wencke Deiters, Francesca Del Torre, Charles Hope, Amedeo Quondam. Il libro che accompagna la mostra è pubblicato da Skira in tre edizioni, italiana, tedesca e inglese.
Oltre un centinaio le opere esposte di cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, molti dei quali in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, cui si aggiungono sculture, oggetti di arte applicata come gioielli, una creazione omaggio di Roberto Capucci a Isabella d’Este (1994), libri e grafica.
L’esposizione – afferma la curatrice – aspira a riflettere sul ruolo dominante della donna nella pittura veneziana del XVI secolo, che non ha eguali nella storia della Repubblica o di altre aree della cultura europea del periodo.
A partire dal volume di Rona Goffen Titian’s Women, pubblicato nel 1997, sono innumerevoli gli studi che si sono concentrati sull’universo femminile nel Rinascimento veneziano. Questa indagine non è tuttavia mai stata posta al centro di una mostra.
La struttura portante dell’esposizione affronta dunque un argomento eternamente valido ma anche completamente nuovo, presentando l’immagine femminile attraverso tutto l’ampio spettro delle tematiche possibili e nel contempo mettendo a confronto gli approcci artistici individuali tra Tiziano e gli altri pittori del tempo.
Partendo dal tema del ritratto realistico di donne appartenenti a diverse classi sociali, passando a quello fortemente idealizzato delle così dette “belle veneziane” si incontrano via via celebri eroine e sante, fino ad arrivare alle divinità del mito e alle allegorie.
Inclusi nella mostra anche i ritratti e gli scritti di famosi poeti che cantarono l’amore ed equipararono la ricerca del bello all’esaltazione della donna e della bellezza femminile, come anche ritratti delle donne scrittrici, nobildonne, cittadine e anche cortigiane.
Sono analizzati anche l’abbigliamento e le acconciature femminili sfoggiate nei ritratti, sia reali che ideali, esaminando la moda contemporanea con la sua predilezione per tessuti sontuosi, perle e costosi gioielli.
Le undici sezioni della mostra
- Premessa
- Ritratti
- Le “Belle veneziane”
- “Apri il cuore”
- Coppie
- Eroine e sante
- Letterati, polemisti, scrittori d’arte
- Donne erudite. Scrittrici, poetesse, cortigiane
- Venere e gli amori degli dei
- Allegorie
- Oltre il mito
A Venezia nel Cinquecento l’immagine della donna assume un ruolo unico e una importanza quale non si era mai vista prima nella storia della pittura. Da un lato vi è la presenza di Tiziano, con il suo interesse per la raffigurazione della donna nella sua tenera carnalità e sofisticata eleganza, e dall’altro il particolare status di cui le donne godevano nella società veneziana. Le spose veneziane esercitavano infatti diritti non comuni, quali il continuare a disporre della propria dote e il poterla distribuire tra i figli, dopo la morte del marito. Le donne non potevano partecipare alla vita politica o finanziaria, ma rivestivano certamente un ruolo importante nella presentazione dell’immagine legata al cerimoniale pubblico della sontuosa e potente Repubblica.
Contemporaneamente, si assiste a un grande incremento della letteratura sulla donna, con il rinnovato entusiasmo per il Canzoniere di Petrarca, per l’Arcadia di Jacopo Sannazzaro, per l’Orlando furioso di Ariosto da parte di importanti letterati come Pietro Aretino, Pietro Bembo, Giovanni Della Casa, Sperone Speroni e Baldassarre Castiglione.
Nei loro scritti, letterati e poeti si concentrano sempre di più sulle donne e sul loro ruolo di vitale importanza per la famiglia e per la continuità del genere umano. Un altro fattore importante è la solida fiducia nel potere dell’amore, a cui vengono attribuiti i meriti di rafforzare il matrimonio e garantire figli di bell’aspetto, intelligenti e felici. Così, l’aspetto di una donna amata e desiderata inizia ad acquisire sempre maggiore importanza.
Una forte componente erotica nella pittura dell’epoca diventa soggetto per i poeti, in una sorta di accesa competizione tra pittura e poesia, vinta dalla pittura per l’immediatezza e il fascino delle immagini proposte.
Questa concentrata attenzione sulla donna probabilmente alzava la loro autostima e ispirava le più erudite a partecipare con loro scritti alle discussioni di genere nella famosa “querelle des femmes” che costituisce il più importante movimento “proto-femminista” prima della rivoluzione francese. Donne come Moderata Fonte con il suo sorprendentemente moderno dialogo Il merito delle donne, e poi Lucrezia Marinelli con il suo discorso su La nobiltà et l’eccellenza delle donne mettono in questione la superiorità dell’uomo.
A Venezia è nell’arte figurativa che il tema si impone, grazie alla figura magistrale di Tiziano, che pone la figura femminile al centro del suo mondo creativo.
Grazia, dolcezza, potere di seduzione, eleganza innata sono le componenti fondamentali delle immagini femminili della Scuola Veneta, che vede in Tiziano il protagonista indiscusso, grazie a lui lo scenario artistico dell’epoca muta completamente. Per Tiziano la bellezza artistica corrisponde a quella femminile: meno interessato al canone della bellezza esteriore rispetto alla personalità di una donna e alla femminilità in quanto tale, riesce a non sminuirne mai la dignità, indipendentemente dal contesto, dalla narrazione o dalla rappresentazione.
Le “belle veneziane” sono donne reali o presunte tali, ritratte a mezza figura e fortemente idealizzate. Grazie allo studio approfondito di testi fondamentali come ultimamente L’arte de’ cenni di Giovanni Bonifacio (1616), una sorta di enciclopedia dei gesti, queste donne non vengono più considerate come cortigiane ma come spose. Con vesti spesso scollate, dove il mostrare il seno non è simbolo di spregiudicatezza sessuale, ma, al contrario, sta a significare l’apertura del cuore, un atteggiamento di sincerità e verità, atto consensuale della donna verso lo sposo per suggellare le nozze. Queste opere sostituiscono i ritratti reali di donne delle classi patrizie o borghesi, avversati dal sistema oligarchico di governo che rifiutava il culto della personalità individuale. Quando Tiziano ritrae donne reali si tratta di figure non veneziane, come Isabella d’Este, marchesa di Mantova, o sua figlia Eleonora Gonzaga, duchessa di Urbino. Le cortigiane erano spesso anche colte ed alcune di loro diventarono famose per i loro scritti, come per esempio Veronica Franco, che in una lettera ringrazia persino Tintoretto per averla ritratta. Tuttavia sino ad oggi esistono pochissimi ritratti identificabili con sicurezza con cortigiane individuali in dipinti a olio.
Ci sono poi le eroine come Lucrezia, Giuditta o Susanna che rappresentano l’onore, la castità, il coraggio e il sacrificio o Maria Maddalena nella sua fase spirituale di penitenza. E infine le figure mitologiche come Venere che nasce dal mare come Venezia e personifica la città. In tutte le donne dipinte Tiziano celebra le loro molteplici e diversificate qualità. Agli occhi di chi le guarda appaiono tutte come fortissime personalità, come divinità.
Tra i dipinti più importanti di Tiziano segnaliamo: Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere (1537 circa) da Firenze, Gallerie degli Uffizi; Madonna col Bambino (1510- 1511), Isabella d’Este in nero (1534-1536 circa), Venere, Marte e Amore (1550 circa) Danae (post 1554), Ritratto di donna (tradizionalmente identificata con Lavinia) (1565 circa), Lucrezia e suo marito (1515 circa) da Vienna, Kunsthistorisches Museum; Giovane donna con cappello piumato (1534-1536) da San Pietroburgo Ermitage; Ritratto di giovinetta (1545 circa) da Napoli, Museo di Capodimonte; Allegoria della Sapienza (1560 circa) da Venezia, Biblioteca Marciana.
Di Giorgione: “Laura” (1506), da Vienna, Kunsthistorisches Museum. Di Lotto: Giuditta (1512), da Roma, BNL Gruppo BNP Paribas. Di Tintoretto: La tentazione di Adamo ed Eva (1550-1553 circa), da Venezia, Gallerie dell’Accademia, che apre la mostra insieme alla Madonna col Bambino di Tiziano a rappresentare Eva e Maria Vergine, le due emblematiche figure femminili del Vecchio e Nuovo Testamento; Ritratto di donna in rosso (1555 circa) e Susanna e i vecchioni (1555-1556), da Vienna, Kunsthistorisches Museum; Leda e il cigno (1550-1560) da Firenze, Gallerie degli Uffizi. Di Palma il Vecchio: i due magnifici dipinti Giovane donna in abito blu e Giovane donna in abito verde (post 1514) e Ninfe al bagno (1525-1528) dal Kunsthistorisches Musem. Di Veronese: Lucrezia (1580-1583 circa), Giuditta (1580 circa), Venere e Adone (1586 circa) dal Kunsthistorisches Museum e Il ratto di Europa (1578 circa), da Venezia, Palazzo Ducale.
Altri dipinti di grande forza espressiva di Paris Bordon, Giovanni Cariani, Bernardino Licinio, Giovan Battista Moroni, Palma il Giovane, Alessandro Bonvicino detto il Moretto completano e arricchiscono questo affascinante itinerario nella pittura di soggetto femminile della Venezia cinquecentesca.
*Nella foto in evidenza: TIZIANO – Ninfa e pastore, 1570-1575 circa. Olio su tela, 149,6×187 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum
Fonte: Ufficio Stampa SKIRA – Studio Lucia Crespi