L’esposizione è arricchita da una selezione di opere multiple, bozzetti e libri d’artista
Another Place. Photography, painting, music – landscape è la collettiva organizzata da Magonza, in collaborazione con l’associazione culturale Le Nuove Stanze, volta ad indagare diverse modalità stilistiche ed espressive di interpretazione del paesaggio.
«La nostra coscienza ha bisogno di una nuova totalità, unitaria, che superi gli elementi, senza essere legata ai loro significati particolari ed essere meccanicamente composta da essi – questo soltanto è il paesaggio» (Georg Simmel). Il paesaggio non è qualcosa di dato, non coincide con il concetto di natura, ma è «una situazione scelta o creata attraverso il gusto e il sentimento» (Alain Roger). Operando una cesura rispetto alla lettura romantica, gli artisti colgono, attraverso la fotografia, la pittura e la musica, aspetti del reale – dell’uomo e insieme della natura – che si manifestano in analogie, discordanze, distopie.
«I put a record on and then left. The record was much too quiet but I couldn’t reach to turn it up and it was raining outside … I suddenly thought of this idea of making music that didn’t impose itself on your space … but created a sort of landscape you could belong to». Le parole di Brian Eno su Discreet Music – traccia che fa sottofondo alla mostra e disegna un fil rouge sonoro e concettuale tra tutti i lavori esposti – introducono alla nascita dell’ambient music.
La scrittura musicale di Discreet Music – rappresentata dal diagramma di flusso autogenerativo sperimentato da Eno – è esposta qui come traccia visiva, esemplare di un nuovo approccio compositivo, che ha permesso di superare la “forma canzone” (Another Green World) e indirizzarsi verso la creazione di un paesaggio sonoro in cui stare, aleatorio, da ascoltare in silenzio o non ascoltare affatto.
Il tema del paesaggio e alcune specifiche serie di Mario Giacomelli – come Presa di coscienza sulla natura, Storie di Terra o Motivo suggerito dal taglio dell’albero – ritrovano sintonie formali in alcuni Sacchi, Combustioni, Cellotex, nel Cretto qui esposto, e anche nell’opera di Land Art del Grande Cretto di Gibellina di Alberto Burri (in mostra con gli scatti di Aurelio Amendola), in una rielaborazione del reale che appare convenzionalmente astratta ma non per questo meno afferente all’uomo e alla sua condizione. A questo dialogo, a cui Magonza aveva dato luce nella mostra organizzata al MAXXI di Roma (2021-22) si aggiunge il confronto con Olivo Barbieri che, con Giacomelli, condivide una lettura del paesaggio sperimentale, tra i primi anch’egli a lavorare con la fotografia aerea. Le opere di Barbieri, dalla serie site specific, si distinguono per la convivenza inedita di soggetti/oggetti percepiti come fossero proposte progettuali.
La prassi pittorica per sottrazione di Abel Herrero, espressione di un’estetica misurata e mai virtuosistica, indaga l’elemento della natura in rapporto con l’uomo, in particolar modo il mare, che – in quanto limite – diventa il soggetto di un paesaggio saturo di senso e insaturo di non senso. Dall’altra parte Nevio Mengacci si confronta con una pittura materica dalle tonalità diverse di blu e bianco, da cui emergono cosmologie lontane, ma allo stesso modo cieli vicini e conosciuti.
Paesaggi visionari, memorie ancestrali, riferimenti magici, storici e mitologici sono quelli che appaiono nei lavori di Giuliana Cunéaz. Una possibilità differente di mondo, il quale resta ancora una volta lo scenario improvviso e inaspettato dell’evento traumatico, come evidenzia nuvola. ultimo atto di Michele Alberto Sereni.
Il paesaggio diviene pure, nella sua accezione più vicina all’uomo, la rielaborazione visiva di un vissuto (accade nell’opera di Renato Ranaldi) – e mai come oggi, forse, l’immagine-paesaggio, tramite foto e occasioni pubblicitarie, è così diffusa. Flavio Favelli utilizza delle cartoline originali creando dei collage che invitano l’osservatore a ragionare su simboli e narrazioni iconiche appartenenti al nostro passato.
La mostra è il risultato di una selezione di nuclei di ricerca sul paesaggio che nel corso degli anni sono stati affrontati e approfonditi dalla casa editrice Magonza. In sede di esposizione, inoltre, una sala sarà dedicata a una selezione di grafiche, opere multiple, bozzetti, libri d’artista di Nicola Carrino, Marco Gastini, Franco Giuli, Paolo Icaro, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Francine Mury, Klaus Münch, Claudio Parmiggiani.
Orari di apertura: dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.30) sabato e domenica su appuntamento
*Nella foto in evidenza: Abel Herrero, Black Motion, 2020, olio su tela, 100 x 150 cm
Fonte: Sara Zolla | Ufficio stampa e comunicazione