All’Arsenale di Iseo il progetto espositivo che intende confrontare la ricerca visuale di tre artisti mid-career, Maurizio Donzelli, Arthur Duff e Antonio Marchetti Lamera, attraverso il dialogo tra opere pittoriche e installazioni recenti che si dispongono nei tre ambienti dell’Arsenale di Iseo.
All’Arsenale di Iseo il prossimo 26 marzo 2022 inaugura Il progetto espositivo che intende confrontare la ricerca visuale di tre artisti mid-career, Maurizio Donzelli, Arthur Duff e Antonio Marchetti Lamera, attraverso il dialogo tra opere pittoriche e installazioni recenti che si dispongono nei tre ambienti dell’Arsenale di Iseo.
Pur nelle differenti declinazioni dei loro linguaggi, i tre artisti sono in un certo senso accomunati da un’affinità nei contenuti espressivi: le loro opere infatti corrono sul perimetro dell’ambivalenza efanno emergere, sulla superficie della trama pittorica (Donzelli e Marchetti Lamera) o dell’intreccio ricamato e luminoso (Duff), possibili immagini che a loro volta evocano paesaggi antropizzati ed urbani, paradisi fitomorfi, visioni oniriche e racconti dichiarati con ago e filo o sussurrati come un messaggio tra le ombre e i reticoli della materia pittorica. Il problema del limite – da intendersi nella massima complessità etimologica del termine come confine e soglia, punto di arrivo e per questo possibile rampa di sconfinamento immaginifico e mentale – è altrettanto cruciale e condiviso.
Maurizio Donzelli lo indaga da decenni attraverso opere che lavorano sull’ambiguità tra figura e sfondo, latenza e affondo dell’icona, in un tripudio di pittura, materiali riflettenti e rilucenti, sofisticati mirrors e pregiati arazzi. Senza porre alcun limite ai bacini di ispirazione e ai paradigmi iconici di riferimento, Donzelli porta alla luce uno straordinario apparato di visioni che conducono il riguardante in un percorso di avvicinamento alle più remote istanze della percezione, in un processo di condivisione empatica tra immaginazione, senso e conoscenza. Un artista crossover che non ha mai voluto identificare la propria indagine in correnti stabilite, ma fautore di una continua ricerca che intreccia studi filosofici ed iconografici a indagini storiche e sensibilità antropologica per esplorare il potenziale dell’immagine, tesa tra analogia, trasformazione e trasfigurazione. Ciò che accomuna l’intera indagine dell’artista e la rende al contempo leggibile a più livelli di profondità è allora proprio il suo essere atto concettuale che si fa segno, colore, forma instabile e mutevole perché in costante relazione con lo sguardo di chi la accoglie e rielabora in base alla propria sensibilità. In questo composito atlante di immagini i Drawings e gli Arazzi, i Mirrors e i recenti Monocromi, fino alle opere su tela e resina ed alle ultime sperimentazioni che vedono la sofisticata stampa fine art su Chromalux, mettono in evidenza la crucialità del pensiero che è retrostante al processo costitutivo dell’opera, riportando così al centro della riflessione il principio del fare, ovvero, dell’atto creativo che non si conclude con la restituzione dell’opera al mondo ma continua nella reciprocità tra questa e lo spettatore, in un farsi e disfarsi dell’immagine che non è labirintico gioco, ma cosciente richiamo al vedere e sentire.
Antonio Marchetti Lamera indaga in modo ossessivo il rapporto che intercorre tra la sua modalità percettiva delle trame architettoniche urbane senza alcun pregiudizio nei confronti della tipologia di spazi e costruzioni ma, anzi, perseguendo unicamente il suo desiderio e rispondendo così alla fascinazione estetica – da qui la sua vicinanza teorica con il principio della leggerezza di Italo Calvino. L’approccio passa dall’occhio all’obiettivo al pennello – o ad analoghi strumenti di restituzione visuale: Marchetti Lamera seleziona, vagabondando nelle città, porzioni visuali antropizzate, le fotografa producendo così un ricchissimo atlante in continua evoluzione, per poi campionare ulteriormente frammenti di ombre e di nervature architettoniche che costituiscono i “cadavres exquis” – la citazione surrealista è puntuale e rievoca il principio della flânerie urbana che caratterizza l’artista – di un’ulteriore elaborazione che si dilunga e diluisce tra acrilici cangianti, tele e carte che diventano anche installazioni complesse, come la recente “Teatro d’ombra”, presentata nel contesto della Ex chiesetta di Polignano a Mare. L’ombra, compagna e alter ego dell’architettura e dell’uomo, è irriducibilmente presente nell’opera di Marchetti Lamera, si diluisce e distende, contorce e rarefà, tessendo una trama evocativa di racconti che dalla dimensione urbana trascendono in quella metafisica.
Stridono e imperversano i reticoli e i ricami di Arthur Duff, ora nella luminosa eclatanza dell’installazione di luce e corda che si arriccia e srotola lungo la parete, ora nella stratificata veemenza dei tessuti ricamati, dove la parola o la frase diventano attivatori di un magma di significati che dalla dimensione intima ed individuale trascorrono in quella pubblica e contemporanea. Divagazione, concentrazione, condensazione, restituzione: il processo creativo di Arthur Duff scaturisce da un labirintico meditare che si traduce in caleidoscopi di immagini tra loro interconnesse, lasciando che queste si contaminino e distinguano in un andirivieni che dal profondo si decanta in superficie e si definisce sul supporto, di volta in volta individuato dall’artista quale più consono medium, in una processualità stratificata e meditata.
Di queste trame, di questi intrecci materici e visuali si connota il progetto espositivo che sin dal titolo evidenzia proprio la polisemia del percorso che suggerisce una lettura stratificata delle opere in mostra, le quali necessitano dello sguardo unico e insostituibile dello spettatore, chiedendogli di colmare con la sua esperienza visuale e il suo substrato di immagini e visioni il tracciato narrativo e il tragitto iconografico tra i fili pittorici, impalpabili, luminosi e narranti che scorrono, affondano ed emergono tra gli ambienti dell’Arsenale.
La mostra è visitabile il giovedì e il venerdì dalle ore 15:00 alle ore 18:00, sabato, domenica e festivi dalle ore 10:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00.
L’ingresso è gratuito e consentito ai soli visitatori muniti di mascherina e Green Pass rafforzato.
*Nella foto in evidenza: ARTHUR DUFF
Fonte: CSArt – Comunicazione per l’Arte