In mostra, da sabato 19 dicembre 2020 fino al 28 febbraio 2021, OPEN BOX, a ingresso gratuito, con le installazioni di Paolo Buggiani, Tommaso Cascella, Publia Cruciani, Marco Fioramanti, Riccardo Monachesi, Giulia Ripandelli, Ninì Santoro, Mara van Wees, a cura di Francesca Perti con l’introduzione di Daniela Gallavotti Cavallero.
L’evento, ideato da AdA (Associazione Amici dell’Aventino), è promosso in collaborazione con il Municipio Roma I centro, e si svolgerà dalle ore 11.00 del 19 dicembre 2020 nei giardini di Sant’Alessio, Piazza Albina e Piero Piccioni – Roma.
Il progetto espositivo è incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e gli spazi verdi adottati da AdA, in collaborazione attiva con l’Ufficio Giardini, e persegue le finalità statutarie dell’Associazione Amici dell’Aventino di custodia e valorizzazione dei luoghi dell’Aventino.
Un progetto pilota che, in questi tempi di “chiusure e clausure”, dà il via alla trasformazione degli spazi verdi dell’Aventino in gallerie d’arte all’aperto, in “open boxes”, e che vuole dare la possibilità ad artisti di esporre le proprie opere per un periodo limitato in un contesto paesaggistico e storico unico.
Nel prossimo futuro si prevede di raccogliere nuove proposte espositive, dare voce agli “under 35”, e creare una galleria dinamica con l’esposizione a rotazione delle opere.
La Fondazione Sorgente Group, sponsor del progetto, guidata da Valter e Paola Mainetti, da molti anni è attiva con iniziative volte al miglioramento e riqualificazione degli spazi verdi dell’Aventino, con un particolare interesse per il Giardino degli Aranci. Quest’occasione rappresenta un connubio perfetto per sostenere i nostri patrimoni storico-ambientali ed artistici. “Quest’iniziativa culturale – ricorda la Vicepresidente della Fondazione Sorgente Group, Paola Mainetti – è un’opportunità importante che, attraverso la valorizzazione delle opere di interessanti artisti d’arte contemporanea, ci ricorda di avere rispetto delle aree verdi comuni, troppo spesso dimenticate, la cui manutenzione richiede impegno per le Istituzioni e rispetto da parte dei cittadini”.
Questa prima edizione propone otto artisti: tra le mura protette del giardino di Sant’Alessio, Buggiani, Cascella, Monachesi e Santoro si esprimono con materiali duraturi come ferro, acciaio e ceramica, mentre Cruciani, Fioramanti, Ripandelli e van Wees hanno scelto gli spazi aperti dei giardini Piero Piccioni e di piazza Albina, per le loro istallazioni site-specific e landart.
Gli artisti e le opere, dal testo critico di Francesca Perti
Paolo Buggiani, riconociuto padre della street art internazionale, con l’installazione ESCALATION (2000-2020), un grande uomo che sale una scala vicino ad un serpente che sembrano usciti dal gioco fantasioso di un bambino o dal romanzo di L. Frank Baum, Il Mago di Oz, allude a un’umanità che cerca la propria realizzazione nella ricchezza e dove consumare è la nuova gioia di massa.
Tommaso Cascella. L’opera CIELO è una scultura che traccia con il ferro il suo volume e disegna lo spazio per suggerire l’idea del cosmo. Sono due gli elementi che hanno ispirato Cascella: le cupole di Roma, che sono come volte celesti, quindi cieli, e il campanile dell’Oratorio dei Filippini del Borromini, dove l’architettura si fa solo disegno con il ferro.
Riccardo Monachesi. BLUE FLUXUS fonde due suggestioni: gli ultimi 15 anni di vita di Sant’Alessio passati sotto una scala del palazzo avito, e il concetto di acqua, che Monachesi realizza attraverso formelle di ceramica smaltata. Crea la propria visione di giardino emendando l’arte ceramica dalla tradizione, elevandola al livello delle realizzazioni scultoree delle fontane rinascimentali.
Ninì Santoro, tra i padri della scultura astratta in Italia, con BOUCLIER, LO SCUDO E LA LANCIA DI ACHILLE (1971) in ferro e acciaio, materiali da sempre prediletti da Santoro, riafferma l’interesse che l’artista ha sempre avuto per gli spunti storici e letterari e sottolinea la sua forza originale, la sua immagine mentale proiettata sulla scultura che solo con il nome diventa realtà.
Mara Van Wees. L’istallazione L’ACQUA CHE NON C’È (2020) colma un vuoto al centro del giardino di Piazza Albina, immaginando una fontana ornata da un moderno mosaico cosmatesco, e come l’invenzione del mosaico riutilizza materiali edili contemporanei, la guaina e il ferro, «e’ minuti rottami rimasi», i materiali scartati dalla costruzione (L. B. Alberti).
Giulia Ripandelli. NASADIYA SUKTA (2017-2018) s‘ispira all’inno vedico, conosciuto come Inno della Creazione, che racconta come l’origine dell’universo sia incomprensibile e misteriosa. L’artista riporta le parole dell’inno, appese ai rami dell’albero, fluidi e leggeri, disposti a trascorrere e a trasformarsi, lanciano al vento il loro messaggio cosmico.
Publia Cruciani, con PRESENZE RIBELLI che potremmo definire una cosmogonia edenica, crea un mondo a parte, dove personaggi dell’antichità ritornano a popolare il colle dell’Aventino: Romolo, Messalina, Poppea, Bruto, Adriano sembrano riapprodare finalmente a casa, perfettamente a loro agio in una Roma post-postmoderna.
Marco Fioramanti. C.R. 42 “FALCO”: “il relitto aereo è un reperto della memoria che esiste nel cimitero dei ricordi”, nello stesso tempo è un atto d’amore e una storia d’amore. Un atto d’amore verso il padre che guidò l’aereo durante la campagna di Grecia e Albania, e una storia d’amore perché, nel subbuglio della guerra, occhi di donna della fazione nemica incontrarono quelli del giovane pilota.
L’Aventino, un unico grande giardino, dal testo di Daniela Gallavotti Cavallero
“Si deve alla pianificazione edilizia avviata a partire dagli anni Venti del Novecento la connotazione residenziale del colle, caratterizzata dalla presenza di villini e edifici di piccole dimensioni, immersi in ampi giardini e collegati da strade sinuose e alberate, alternati a numerosi complessi religiosi e monastici, (…) Il giardino di piazza Albinacon gli ordinati filari di olmi, ricorda l’austerità silenziosa di alcune piazze londinesi. (…) Il giardino di Sant’Alessio, già parte del convento, acquisito dal Comune nel 1877 in seguito alle soppressioni ecclesiastiche, è stato arredato con piante di arancio e pini, ed è diventato un affaccio sulla città.(….). Il giardino dedicato al musicista Piero Piccioni (2019) è, invece, una grande area verde ritagliata fra le mura del convento delle suore Camaldolesi, via Sant’Alberto Magno e largo Arrigo VII. Il lungo prato, punteggiato di piccole piante e cespugli fioriti, si conclude in un boschetto di lecci e allori, alberi autoctoni del paesaggio romano.”
Fonte: Ufficio stampa – Roberta Melasecca