L’arte come strumento di crescita sociale, legata a un’idea di welfare e di cura, vicina alle comunità, ai territori. Il Forum ha sintetizzato l’enorme quantità di idee e strategie dei partecipanti che hanno risposto a questa “chiamata alle armi”.
È stato inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro della Cultura Enrico Franceschini il documento conclusivo del Forum dell’arte contemporanea italiana, prodotto in oltre un mese di discussioni, dibattiti, confronti, e completato, dopo la plenaria del 30 maggio, dai coordinatori dei sei tavoli tematici che ne hanno costituito l’ossatura e dal board del Forum. Il documento sintetizza, inevitabilmente in modo parziale, l’enorme quantità di idee e strategie scaturite dalla partecipazione di centinaia di operatori ed esperti: artisti, direttori di istituzioni, curatrici e curatori, critici d’arte, galleristi, giornalisti, collezionisti, ma anche legali, politici, amministratori, ricercatori e attivisti che hanno dato luogo a questa “chiamata alle arti”, come è stata denominata l’edizione speciale del Forum svoltasi interamente online.
Nata con l’obiettivo di rispondere alla crisi economica e alla forte pressione a cui la pandemia di Covid-19 ha sottoposto il settore dell’arte contemporanea, dove la mancanza di interventi da parte del governo minaccia la sua stessa continuità di esistenza, il documento che ne consegue intende sollecitare il mondo politico a riconoscere l’importanza essenziale dell’arte contemporanea e dei suoi operatori. È un riconoscimento che non ha avuto bisogno di particolari sollecitazioni nelle nazioni più mature, come mostrano i pronti e massicci interventi voluti dai governanti di paesi come la Germania o gli Stati Uniti. Il documento cerca di avere uno sguardo lungimirante: punta a risolvere le problematiche contingenti, ma invita alla predisposizione di nuove regole e leggi che consentano di sopperire allo svantaggio strutturale del sistema dell’arte italiano rispetto a quello delle altre nazioni. Mira a rispondere all’urgenza, ma in un’ottica di riforma sostanziale del sistema di medio e lungo periodo.
Il documento (scaricabile su forumartecontempornea.it/documenti), presenta tre tipologie di richieste al Governo:
1. Interventi di sostegno urgente sia nei confronti delle istituzioni che degli operatori delle arti visive la cui attività è stata drammaticamente inficiata dalla crisi del Covid-19, superando le barriere burocratiche che rendono questi lavoratori – spesso temporanei, precari, freelance – poco circoscrivibili, così come la materia di cui si occupano. Con l’intenzione, che il Forum condivide con altri gruppi di interesse e associazioni, di lavorare nei prossimi mesi per definire i criteri di costituzione di un sistema professionale per i lavoratori delle arti visive e riconoscendo il sistema produttivo che l’arte contemporanea attiva, a cominciare dalle gallerie di ricerca.
2. Avviare un New Deal culturale con l’intervento anche dei privati, argomento sul quale il documento presenta molti suggerimenti, ed in primis la necessità dell’estensione dell’Art Bonus a tutte le tipologie di attività e di organizzazioni di arte contemporanea. L’Art Bonus, introdotto nel 2014 dal Ministro Franceschini, che consente una detassazione pari al 65% per le erogazioni finalizzate ai beni culturali storici, è stato di recente esteso anche all’ambito dello spettacolo.
3. Il Forum porta avanti anche una visione dell’arte come strumento di crescita sociale, legata a un’idea di welfare e di cura, vicina alle comunità, ai territori. Per questo, percostruire un nuovo modello di Paese, richiede con forza che i rappresentanti del mondo dell’arte vengano chiamati a sedersi ai tavoli di discussione necessari per sviluppare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per pensare a un prossimo rilancio, anche in vista dell’ottenimento del Recovery Fund europeo.
Non mancano altre proposte, tra cui balza in primo piano la riforma dell’Italian Council, ovvero quello strumento di sostegno e produzione dell’arte italiana di cui il Ministero si è dotato nel 2016, anche grazie allo stimolo del primo Forum per l’arte contemporanea italiana svoltosi a Prato l’anno precedente, e che ora ha avviato un percorso di revisione, sotto lo stimolo del tavolo di lavoro ad esso specificamente dedicato, teso a semplificare le procedure e ad allargare la tipologia di progetti che può esserne supportata.
Il documento è molto articolato, tocca anche le problematiche delle istituzioni indipendenti, anch’esse bisognose di supporto, e le questioni del mercato, tra cui si registrano richieste di sconti di Iva, ma anche l’impegno a tassare le plusvalenze di una certa entità. Non manca una larga parte di riflessioni inerente il miglioramento interno del sistema, destinata a svilupparsi prossimamente in un manuale di “buone pratiche”. Difficile racchiudere in uno spazio ridotto la complessità scaturita dai tavoli, i cui temi specifici e i relativi coordinatori sono stati:
Tavolo 1: Dalla città creativa alla città della cura, proposte per nuovi paradigmi relazionali (coordinato da Pietro Gaglianò e Institute of Radical Imagination rappresentato da Marco Baravalle ed Emanuele Braga).
Tavolo 2: È il momento di trasformare l’Italian Council in un programma di sostegno continuativo (coordinato da Matteo Lucchetti e Valerio Del Baglivo, con Sara Alberani, Martina Angelotti, Alice Labor, Luisa Perlo, Anna Pirri Valentini).
Tavolo 3: La cosa pubblica: diritto e necessità. Quali prospettive per le istituzioni artistiche? (coordinato da Anna Daneri, Lorenzo Balbi, Silvia Simoncelli e Federica Patti).
Tavolo 4: Nuovi “Istituzionalismi” indipendenti: ripensare il sistema della cultura e dell’arte in termini sociali, politici ed economici (coordinato da Neve Mazzoleni e Aria Spinelli)
Tavolo 5: Quale futuro per il mercato dell’arte? (coordinato da Adriana Polveroni e Cristina Masturzo).
Tavolo 6: Il lavoro nell’arte: se la normalità era il problema (coordinato da Francesca Guerisoli e AWI, Art Workers Italia rappresentata da Elena Mazzi).
Ora, mentre la discussione non termina, ma continua per approfondire tematiche specifiche, come l’abbattimento del Teatro Nazionale di Tirana e la Biennale di Venezia (il 17 luglio il primo, a fine settembre il secondo), il Forum chiede con forza al Governo di aprire un dialogo con il mondo dell’arte, così come è accaduto nei giorni scorsi riguardo al mondo dello spettacolo, con le mobilitazioni dei cui rappresentanti il Forum è allineato.
Il Forum online ha condotto i lavori in collaborazione con ANGAMC, Art Workers Italia (AWI), Comitato delle Fondazioni, Institute of Radical Imagination. È stato supportato da Azienda Speciale Palaexpo. Palazzo delle Esposizioni di Roma sarà la sede della prossima edizione “in presenza” del Forum che, prevista per il prossimo autunno, è stata rimandata a data da definire.
Il Forum dell’arte contemporanea italiana è una organizzazione informale, nata a Prato nel 2015, dove in 40 tavoli sono stati discussi i principali temi relativi al sistema dell’arte italiana, tra cui la creazione di un Art Council di supporto alla produzione degli artisti che dopo poco è diventato realtà per opera del Ministero della Cultura. Nel corso del tempo, attraverso consultazioni permanenti tra i propri membri e appuntamenti successivi svolti in diverse città italiane – Genova, Torino, Bologna – coinvolgendo complessivamente migliaia di addetti ai lavori, ha predisposto proposte per la quasi totalità delle problematiche inerenti il sistema delle arti visive: l’educazione, la produzione, la promozione, la fiscalità, ecc. Raccoglie oggi più di 4500 iscritti.
L’attuale board di coordinamento, costituito da Lorenzo Balbi, Diego Bergamaschi, Eva Frapiccini, Pietro Gaglianò, Ilaria Lupo, Maria Giovanna Mancini, Elena Magini, Stefano W. Pasquini, Silvia Simoncelli a causa della situazione urgente si è allargato chiamando a collaborare i membri dei board passati, tra cui hanno avuto un ruolo attivo per questa edizione Fabio Cavallucci, Anna Daneri e Cesare Pietroiusti.
Fonte: Ufficio stampa – Sara Zolla