Un tentativo, per definizione irrealizzabile, di racchiudere in un solo ambiente la totalità della natura. La ricerca di una sintesi della diversità e della complessità degli uomini in un unico luogo di coesione.
Dal 22 settembre al 3 novembre il pittore spagnolo Jesús Herrera torna con la sua seconda personale alla White Noise Gallery .
“Taking Care of the Garden of Eden” è un ciclo inedito di opere dove, lavorando sulla rappresentazione della natura, Jesús s’interroga sulla paradossale impossibilità per l’artista di fornire rappresentazioni oggettive e distaccate di un tema.
Ciascuno dei pezzi del ciclo è concepito come un frammento di un giardino segreto, una linea di un disegno assoluto, pensato per essere custodito e portato con sé. Come nel caso degli Have, veri e propri polittici richiudibili creati per essere indossati come zaini e riaperti all’occorrenza, come finestre mobili sul giardino perfetto. Allo stesso modo gli esagoni, minuziosamente dipinti con i temi della vegetazione tropicale, sono pronti per trasformare ogni superficie in una porzione di boscaglia; anche in questo caso sarà il collezionista a decidere come disporli definendo così il suo, unico e personale, giardino dell’Eden.
Nelle opere di Herrera si ritrova lo spirito delle Wunderkammer, dove al rigore scientifico spesso si sostituiva il puro gusto per la fascinazione. È nei dipinti di pittori seicenteschi come Albert Eckhout che va ricercato il seme di questa ricerca, nei loro ritratti di realtà esotiche, provenienti dalle coste del Brasile, rappresentate come nature morte dal sapore totalmente mitteleuropeo.
La pittura che Jesús Herrera ha elaborato per questo ciclo supera i limiti del quadro e si lancia alla scoperta della terza dimensione invadendo i supporti fino a trasformarsi in un mantello mimetico, avida di coprire/scoprire tutto con la rappresentazione del giardino perfetto. La squisitezza pittorica che caratterizza i lavori non è mai il loro fine ultimo ma anzi si fa mezzo a servizio del significato; nei lavori in mostra la prima protagonista è la natura, non la tecnica. Tutto nella rappresentazione di Jesús è coperto dalla pittura ad eccezione di cinque sculture di ceramica, solidi platonici immacolati, allegoria di una scienza assoluta e lontana che non è parte di questo giardino ideale ma piuttosto ne è l’unità di misura; il metro perfetto di giudizio a cui l’artista cerca di arrivare senza mai avere successo.
La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Reale Accademia di Spagna a Roma
Fonte: GDG press