POP Art, cooperazione allo sviluppo e beneficenza per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’HIV e raccontare come l’accesso alle cure cambi la vita di chi in Africa è affetto da questa malattia. L’ong bolognese GVC Gruppo di volontariato civile collabora alla mostra “Party of Life. Keith Haring, a vision” che dal 31 gennaio al 25 febbraio porterà più di sessanta capolavori dell’artista statunitense alla Pinacoteca nazionale di Bologna. Tante le tele inedite provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. L’esposizione, a sessant’anni dalla nascita dello street artist ucciso dal virus dell’HIV, è curata da Diana Di Nuzzo ed organizzata da Contemporary Concept, in collaborazione con la Pinacoteca Nazionale e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, GVC, l’Istituto artistico Francesco Arcangeli International School of Bologna e NPS Italia Onlus.
“Non sono veramente spaventato dall’Aids. Non per me stesso. Sono spaventato dal dover guardare tante persone morire dinanzi a me”. Negli anni in cui Keith Haring- celebre street- artist – metteva così a nudo il dramma della sua malattia, la sindrome da immunodeficienza acquisita rappresentava una condanna certa. E non solo nell’America reaganiana degli anni 80. Oggi, però, le parole dell’artista acquisiscono un significato diverso. Perché in Occidente il virus dell’HIV non significa più morte certa. Con l’AIDS, grazie ai farmaci, si può convivere. Eppure, nonostante i progressi sul piano della durata e della qualità della vita, in ampie parti del mondo non è possibile a tutti avere accesso alle cure. GVC ha realizzato centinaia di progetti in ambito sanitario e nella lotta all’HIV nei paesi del Centro America e dell’Africa. Per questo, in occasione dell’arrivo a Bologna dei capolavori di Keith Haring, GVC è felice di inaugurare una inedita collaborazione con gli organizzatori della mostra per sensibilizzare insieme l’opinione pubblica sul tema del virus dell’HIV in Africa e nel mondo.
“Il messaggio sociale di Keith Haring ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte mondiale e ha accompagnato una rivoluzione culturale che ha fatto sì che in Occidente l’AIDS si trasformasse da stigma e incubo collettivo a una malattia con la quale è possibile convivere- ha dichiarato Dina Taddia, presidente di GVC-. Per molti che non hanno accesso alle cure, rimane ancora una sindrome che mette a rischio le esistenze e per la quale provare vergogna e nascondersi. Siamo felici- ha aggiunto Taddia- che gli organizzatori di questa importante mostra abbiano scelto GVC per rafforzare il messaggio di questo grande artista, la cui vita è stata stroncata dalla malattia”.
In Burundi, GVC gestisce i centri di salute di quattro campi rifugiati che ospitano oltre 25 mila rifugiati, provenienti principalmente dalla Repubblica Democratica del Congo. Nel campo di Kavumu, ad esempio, vivono 16mila rifugiati. “Nei quartieri andiamo a cercare quei malati che dovevano presentarsi regolarmente al Centro di salute e invece non si sono più fatti vedere, come spesso accade per le persone che hanno l’AIDS” racconta Aline, assistente sociale di GVC. Nel campo, ci sono 53 malati di AIDS e 230 sieropositivi. Se chi ha sviluppato la malattia è per la maggior parte donna, i sieropositivi sono soprattutto bambini e giovani. Tra questi, gli operatori di GVC distribuiscono gratuitamente l’ARV, un farmaco complesso di antiretrovirali che impedisce lo sviluppo della malattia e la sua trasmissione. Nel campo non si sono verificati casi di contagio. “Abbiamo creato dei club anti AIDS e vengono tutti perché facciamo anche musica e mostriamo dei film, distribuiamo i preservativi” conclude Aline.
Grazie alla collaborazione con Contemporary Concept e alla mostra “Party of Life. Keith Haring, a vision”, in linea con l’impegno sociale di Keith Haring, GVC avrà la possibilità di garantire a 150 persone sieropositive in Burundi, in particolare 42 uomini, 160 donne e 24 bambini, supporto attraverso trattamenti con farmaci retrovirali, il monitoraggio biologico, la profilassi al Cotrimoxazolo per ridurre il rischio di infezioni, la distribuzione di preservativi e la presa in carico psicosociale di distribuzione di cibo ad alto contenuto proteico.
Fonte: Ufficio Stampa GVC