‘Il cliente’ è un film diretto da Asghar Farhadi, vincitore al Festival di Cannes 2016 per la migliore sceneggiatura e l’interpretazione maschile e ora Oscar 2017 come miglior film straniero.
Ambientato in Iran, è liberamente ispirato a ‘Morte di un commesso viaggiatore’ di Arthur Miller.
Il regista non è nuovo a film che indagano la condizione sociale nel suo paese, l’Iran, con una introspezione psicologica all’interno del nucleo familiare. Questo aspetto peculiare gli permette di sollevare lo sguardo e la macchina da presa sulla società iraniana, ancora permeata di sospetti e divieti.
Molte le metafore nel film, straordinariamente interpretato da Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti, dal palazzo lesionato simbolo della società iraniana ma che si allarga a comprendere la nostra condizione attuale universale, fino all’idea di vendetta delle nuove generazioni rappresentate dal giovane e brillante docente, Emad, che preso dalla psicosi non riesce a capire il punto di rottura prima che diventi tragedia nell’indagare sull’intruso, il cliente appunto, che ha fatto irruzione in casa e ha causato l’incidente alla moglie Rana, credendola la precedente inquilina dell’alloggio.
Una generazione che non conosce il perdono e nell’esaminare il passato vuole cancellare lo sfregio, però perdendo tutto, nonostante l’invito della moglie a lasciar perdere. Non lo ferma neppure la minaccia che il suo comportamento porrà fine alla loro storia, come poi accadrà.
Anche se i due attori riprenderanno le prove, però sono visibilmente distrutti da questa esperienza e dalla vita.
Teatro, rappresentazione, finzione e realtà si intrecciano. I due giovani sposi recitano in questa pièce drammatica di Arthur Miller, nel quale la famiglia sembra perdersi dietro il sogno del benessere a fronte di una realtà dura e cruda che forse richiede, come nei drammi antichi, il sacrificio supremo del protagonista.
Il film è girato con grande scelta di tempi e all’interno delle case e del teatro che rappresenta una casa con le sue camere distinte. Film, teatro e interni di case, noi e i personaggi, tutti intenti e tesi a evitare nello svolgersi dei fatti il dramma che come una valanga precipita sulla vicenda umana, travolgendo i protagonisti e noi spettatori, tutti.
Angoscia e impossibilità di intervento, psicodramma, bravi gli attori nel rendere credibili i personaggi che non dissimulano i ruoli nella vita e sulla scena. La cerimonia funebre a teatro rende omaggio al commesso che ha deciso di chiudere con la vita proprio quando l’ultima rata del mutuo per la casa è ormai pagata e sarebbe potuto iniziare un periodo di pace e di serenità. Ma la vita richiede altro.
Dalla bara esposta sul palco la vicenda del protagonista passa la mano alla realtà. La quale presagisce la fine per crepacuore del malcapitato cliente che per una ultima tentazione perde l’anima e la vita.
Il regista ha rinunciato per rispetto agli iraniani a presenziare alla notte degli Oscar e superare così le barriere americane erette da Trump.
In compenso è stato ospitato dal sindaco di Londra di origini pachistane Sadiq Khan a Trafalgar Square che ha organizzato una proiezione pubblica all’aperto con la partecipazione di dieci mila spettatori.
Noi siamo con lui, riconosciamo la sua eccelsa arte e la libertà di poterla esprimere in patria e altrove.
Titolo originale Forushande. Drammatico, durata 124 min. – Iran, Francia 2016.