La Cripta di Santa Maria degli Angeli fu utilizzata come luogo di culto dagli inizi dell’XI fino al XV secolo. Fu rinvenuta nel 1929 al centro del paese, presso l’attuale Chiesa Matrice. I culti che si sovrappongono.
I meravigliosi affreschi, recuperati nel 1975 ed esposti nel Museo ipogeo della Villa Comunale, testimoniano vicende artistiche e spirituali fra le due sponde adriatiche, quella salentina e quella greca.
Dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476, il Salento rimase ancorato alla parte orientale dell’Impero. Traffici e idee giungono in Salento da Oriente. Si afferma il fenomeno dell’eremitismo monastico, la cui regola fu codificata nel IV secolo da S. Basilio il Grande (330-379).
A partire dal 725 per iniziativa di Leone III l’Isaurico e sino a Teofilo I (829-842), si diffonde l’iconoclastia contro il culto delle immagini sacre con la conseguente persecuzione che produsse fenomeni di culto ‘nascosto’ e di migrazioni spirituali dei monaci che trovarono nel Salento un approdo ideale.
Lo scisma d’Oriente nel 1054, con la bilaterale scomunica tra Papa Leone IX ed il Patriarca di Costantinopoli, sancisce la separazione della Chiesa. Il modello greco perdura fino all’assedio di Otranto nel 1480, la cui curia aveva aderito allo scisma con il vescovo Pietro III.
Altra frattura interreligiosa produce il Concilio di Trento del 1545. Nel 1583 il sinodo diocesano, presieduto dall’arcivescovo di Otranto Pietro Corderos, sancì l’ufficiale abbandono del rito greco nel Salento, il quale perdurò sino al XVIII secolo.
In questo variegato e sconvolgente quadro spirituale si realizzano nel territorio di Poggiardo e Vaste due grandi capolavori dell’arte basiliana: la chiesa rupestre dei S.S. Stefani, decorata da affreschi di diverse epoche dal X al XVI secolo, e la cripta di S. Maria degli Angeli.
Al momento del rinvenimento lo stato della cripta si trovava in condizioni penose. Si decise perciò di salvare gli affreschi, separandoli dalla parete per il loro restauro e ricollocandoli in una struttura museo ipogea, montati su pannelli nella posizione originaria. Il ciclo degli affreschi raffigura immagini di santi del culto orientale: un santo vescovo (forse San Nicola), San Giorgio nell’atto di trafiggere il drago, San Gregorio Nazianzeno e San Giovanni Teologo, Sant’Anastasio e Cristo con ai piedi la Maddalena, San Demetrio e San Nicola, San Giovanni Battista, una Vergine con Bambino, San Michele e San Giuliano, un Arcangelo Michele, Santo Stefano, San Lorenzo e i Santi Cosma e Damiano. Cristo è rappresentato in posizione benedicente alla maniera greca con solo due dita della mano, anziché tre.
Il convegno si è svolto giovedì 8 giugno, alle ore 20.00, in piazza Episcopo a Poggiardo (Le).
Il suo scopo è stato di ‘mettere in luce gli aspetti storico, culturali, religiosi e sociali degli affreschi’ – ha chiarito Massimo Gravante, assessore comunale al Turismo. Per illustrare ‘il ruolo di ponte tra mondi, culture e religioni diverse’. Sono intervenuti Fratel Sabino Chialà, monaco di Bose, esperto di patristica orientale, e Gavriil Pentzikis, scrittore del Monte Athos (Grecia) che ha relazionato su “L’affresco, mediatore multimediale di religione e cultura tra i popoli”.
Anacleto Vilei, storico locale, ha illustrato il suo volume “Poggiardo – Cripta S. Maria Degli Angeli. Storia e Restauri”.
Infine il convegno è terminato con l’intervento del parroco di Poggiardo, Don Maurizio Tarantino. ‘Un patrimonio di grande significato – ha sottolineato il sindaco Giuseppe Colafati – inserito nel ricco Sistema Museale di Vaste e Poggiardo, che comprende anche il Museo di Vaste e il Parco archeologico con l’Antiquarium, che a forma di torre messapica invita i turisti a varcare il mondo magico della storia e dell’immaginario di questo stupendo lembo di terra estrema dell’Italia, che è il Salento’.