Il CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno ospita dal 25 marzo sino al prossimo 9 luglio la mostra Hermann Nitsch O.M.T Orgien Mysterien Theatre (Teatro delle Orge e dei Misteri) – Colore dal Rito, personale dedicata al grande maestro austriaco, esponente dell’Azionismo viennese, dell’Informale e quindi creatore di performance e installazioni molto discusse e rimaste memorabili.
Curata da Italo Tomassoni e da Giuseppe Morra, dal 1974 storico gallerista ed editore degli scritti di Nitsch cui ha dedicato nel 2008 un Museo a Napoli, la mostra raccoglie circa 40 opere, divise in 9 diversi cicli di lavori, realizzati tra il 1984 e il 2010 e allestite come fossero un’unica grande opera aperta negli spazi del CIAC, che diversifica nuovamente la propria offerta espositiva offrendo l’opportunità di incontrare uno tra i maggiori protagonisti dell’arte internazionale della seconda metà del Novecento.
Hermann Nitsch (1938) massimo esponente dell’Azionismo viennese, elabora già dal 1957-1960 la sua idea di Orgien Mysterien Theatre (Teatro delle Orge e dei Misteri): esperienza di arte totale legata al concetto psicanalitico di Abreaktion, cioè la scarica emozionale che consente ad un soggetto di rimuovere gli effetti di accadimenti drammatici. L’esecuzione di atti orgiastici e onanistici con la messinscena di riti sacrificali consente, secondo l’artista, la liberazione catartica da tabù religiosi, moralistici, sessuali. Nel frattempo Nitsch dipinge seguendo il movimento del tachisme cioè l’immediatezza del gesto che versa o schizza colori sulla tela, anche usando direttamente le mani. Dal 1961 si intensificano le azioni in cui Nitsch comincia ad utilizzare gli animali macellati, il cui sangue viene usato come colore, così come aumenta il numero di partecipanti alle sue azioni con attori passivi crocefissi e cosparsi di sangue e attori attivi che utilizzano interiora di animali, si diversificano i materiali e gli apparati scenici. La provocazione si fa sempre più spinta tanto che nel 1965 Nitsch andrà in carcere per due settimane, ma si allarga anche il giro delle sue relazioni internazionali, specie con la Germania e gli Stati Uniti. Nel 1971 acquista il castello di Prinzerdorf in Austria che diventa la sede del suo Orgien Mysterien Theatre. Nel 1974 entra in contatto a Napoli con Giuseppe Morra e il suo Studio che diviene la sua galleria e il suo editore di riferimento, pubblicando l’O.M. Theatre 2, sua opera teorica fondamentale e gli spartiti musicali delle sue molteplici azioni sceniche. Nel corso degli anni Settanta-Ottanta si intensificano le partecipazioni alle grandi rassegne internazionali, gli interventi in prestigiosi musei e le esecuzioni musicali. Nel 1984 la sua 80.ma azione dura tre giorni e tre notti consecutive e dieci anni dopo Morra ne pubblica la partitura integrale. Dagli anni Novanta prevalgono in tutto il mondo le esposizioni dotate di forte energia espressiva, in cui Nitsch installa i relitti, gli oggetti, le grandi tele, le partiture, i progetti grafici che hanno dato vita alla sua personalissima esperienza artistica, in cui confluiscono teatro, pittura, musica, fotografia, video, performance.
La mostra presenta alcune celebri installazioni di Nitsch come 18b.malaktion, 1986 Napoli Casa Morra. Si tratta di grandi tele dove domina il colore rosso versato o schizzato, “una pittura d’azione – afferma Nitsch – che assolve una funzione drammatica, coinvolgendo gli spettatori, come un accadere drammatico che si manifesta a mò di litania, all’interno del mio teatro, attraverso una esibizione pittorica”.
Oppure azioni dimostrative-teoriche come 108.lehration, 2001 Roma Galleria d’Arte Moderna, dove in altre grandi tele Nitsch evidenzia elementi base del suo teatro, cercando “il segreto profondo del colore” e dando precise indicazioni sulla propria teoria estetica, le sue speculazioni filosofiche e la sua idea del cosmo.
E 130.aktion installazione di relitti, 2010 Museo Nitsch Napoli,
dove l’artista costruisce opere autonome ma al tempo stresso tracce rielaborate delle sue precedenti azioni sceniche con elementi che provengono dall’azione stessa come grandi teli bianchi e camici macchiati di sangue, barelle servite per trasportare corpi che divengono tavoli o altari, attrezzi chirurgici come bisturi o divaricatori, provette e alambicchi che rimandano al corpo e ai suoi umori, zollette di zucchero e fazzolettini di carta messi in file perfettamente regolari, che suggeriscono sensazioni di freschezza e purezza. Relitti come installazioni di quanto è già avvenuto, testimonianza di un evento sacrificale assente, segni rituali e formali di fatti fisici e carnali.
Sono esposte inoltre alcune emblematiche stampe su tela come Die Eroberung Jerusalem, 1971-2008, Grablegung, 2007 e Ultima cena, 1983, opere di ispirazione religiosa dove Nitsch è affascinato dall’emanazione sensuale del rituale, soprattutto dall’Eucarestia che fa di ogni individuo un Cristo. Pane e vino, cibi basilari dell’uomo, divengono strumenti dove vita e morte si compenetrano e, grazie al rito, fanno rivivere nell’uomo l’essenza del mondo, la trasformazione dalla morte alla resurrezione, rendendoci consapevoli dell’amore altruista.
“Nitsch non esaurisce nella ritualità la complessità metaforica e teorica dei suoi oggetti e delle sue azioni – afferma Tomassoni – dal rito si liberano infatti, come annuncia il titolo della Mostra, una chimica del colore e una potenzialità di fenomeni estetici che vanno ben oltre il limite liturgico dell’azione “.
Con Tavole di colore, 2008, una installazione composta da dieci tavole disegnate con pastelli a cera, si cambia del tutto registro: qui Nitsch si rapporta direttamente al colore, alla sua bellezza, cerca “la possibilità di accrescerne ulteriormente questa bellezza con l’arte combinatoria e di individuare i rapporti sinestetici con le altre percezioni sensoriali”.
Chiudono la parte delle installazioni alcuni lavori creati per il Museo Nitsch di Napoli nel 2010, dove ritornano alcuni oggetti utilizzati nei celebri Relitti: immagini di Cristo, zollette di zucchero, abiti talari, boccette, polveri, cerotti, siringhe e pinze.
Completano la mostra nove litografie del ciclo The Architecture of the O.M. Theatre realizzate tra il 1984 e il 1987-1991, dove ogni quadro appare come parte di una scenografia più grande e in cui Nitsch esprime la sua teoria riguardo all’Architettura, l’elemento più complesso e importante del suo Teatro delle Orge e dei Misteri. Queste opere hanno una duplice natura: da un lato costituiscono un modello base del labirinto sotterraneo a sei-sette livelli di profondità che Nitsch voleva costruire sotto il castello a Prinzerdorf, dall’altro i piani incorporano la dimensione temporale, anticipando il dramma che l’artista avrebbe messo in scena in futuro. L’Architettura dell’O.M.T è in definitiva un cosmo sotterraneo, un castello interiore.
Sono infine esposti vari volumi scritti da Nitsch nel corso degli anni, a testimonianza della sua vasta attività teorica.
La mostra è corredata da un catalogo eccezionalmente completo che non si limiterà ad illustrare quanto esposto, ma ospiterà un vastissimo regesto di tutta l’opera e la bibliografia dell’artista.
Un percorso dunque esaustivo della poetica, certamente complessa e ricca di suggestioni filosofiche, di Hermann Nitsch, personalità che rappresenta ad alto livello tensioni, problematiche ed istanze della società contemporanea.
Foto in evidenza: NITSCH Allestimento 13
Fonte: Ufficio Stampa Lucia Crespi