Alfano sostiene che ‘Quella non è Italia!’, mentre per il Prefetto di Ferrara, Michele Tortora: ‘Ha prevalso la tranquillità dell’ordine pubblico. Non potevamo certo manganellare le persone…’.
E che dovrebbero dire gli abitanti di Lampedusa? E quelli delle coste del Sud d’Italia, il tanto vituperato Sud?
Ha coraggio da vendere il capogruppo leghista e segretario della Lega Nord di Ferrara, Alan Fabbri, che definisce i cittadini di Gorino ‘nuovi eroi della Resistenza contro la dittatura dell’accoglienza’.
Nientemeno! Chi sarebbero le orde terribili che invadono il paese? 12 profughe, di cui una incinta, provenienti da Nigeria, Nuova Guinea, Costa d’Avorio e 11 bambini!
La Chiesa si è espressa contro l’egoismo di un paese che, pur attraversando un periodo di crisi nella pesca e nella attività marittima, ha perso la sua anima e la sua umanità.
In ogni caso si comprende come quell’episodio denunci la perdita di socialità e il prevalere del disprezzo di cui si fanno portavoce ed espressione gruppi politici ben individuati.
Applaudire a questi comportamenti significa istigare odio razziale in una popolazione e in un territorio che comunque è nobilissimo di storia e di arte.
Una crisi politica e sociale attraversa non solo l’Italia e quella zona non sfugge come aveva già ben sottolineato qualche anno fa, nel 2007, Ermanno Olmi nel suo film ‘Centochiodi’. Lì si dimostrava come possibile via di salvezza la solidarietà fra diversi come condizione per riprendere il cammino tutti insieme.
Sono lontani i tempi dell’Ariosto che nella corte di Ferrara scriveva il poema ’Orlando furioso’ e della presenza militante e diffusa del Partito Comunista che si adoperava per far convivere le diverse esigenze sociali e produttive di un’area dal grande valore anche ambientale, il Parco del Delta del Po. Zona di empori commerciali e di scambio e comunicazione fra culture come testimonia Spina, porto sulle sponde del Po, luogo di incontro fra veneti, etruschi e altri popoli del Mediterraneo.
Altri tempi. Ora un Prefetto dello Stato si dimostra impotente a collocare poche donne e bambini, peggio dei muri che salgono a Calais, nel centro dell’Europa, in Ungheria, ecc.
Qui è più preoccupante, il muro è umano. Occorrerà scaldarli quei cuori che non si commuovono neppure davanti al mistero del dolore, come il giovane professore di filosofia della religione all’università di Bologna, che con un clamoroso gesto simbolico di ribellione crocifigge cento preziosi incunaboli conservati nella biblioteca, crocifiggendo anche noi che assistiamo inermi a questi gesti di respingimento dei diversi, donne e bambini, non barbari che invadono ma profughi di guerra.