
Il titolo, citazione parziale di un celebre e divertente film, espone già chiaramente il proposito di questo articolo, analizzare brevemente la possibilità di effettuare azioni di comunicazione per le cosiddette PMI (Piccole e Medie Imprese).
Visto che il tema è ampio, per meglio tarare i confini del nostro ragionamento, è opportuno ricordare che le PMI sono, secondo i parametri UE, le imprese che fatturano fra 10 e i 50 milioni di euro e che hanno fra i 50 e i 250 addetti. È quindi un campo molto eterogeneo, all’interno del quale si muovono realtà con esigenze e risorse molto variabili.
Campo altrettanto vasto è quello della comunicazione. In questo caso restringiamo il perimetro alle attività di comunicazione con un’audience generalmente più ampia: ufficio stampa e social media communication.
Ha dunque senso, per aziende di questa dimensione, svolgere attività di ufficio stampa e comunicazione digitale e, nel caso sia il caso, con quali modalità?
Nel caso delle PMI non vi sono molti margini, in termini di budget, per attuare questo tipo di attività. Infatti, fra fatturati per definizione ridotti, crisi economica e un Fisco a dir poco ingombrante, non rimangono generalmente molte risorse da impiegare. Vi sono però dei casi particolari per cui la comunicazione può rappresentare un vero a proprio investimento:
- Aziende BtoB con un forte contenuto di innovazione che hanno la necessità di farsi conoscere all’interno di un preciso settore.
- Aziende BtoC con un piano di sviluppo nazionale e internazionale che vogliono emergere nei mercati con prodotti innovativi e/o particolarmente convenienti, secondo una logica strategica di medio-lungo periodo.
- Aziende BtoB e BtoC con entrambe le caratteristiche sopra esposte;
Ad ogni modo, anche quando si verificassero le condizioni per dare atto a un piano di comunicazione, le PMI difficilmente possono sostenere i costi di un’Agenzia di Comunicazione, all’interno della quale lavorano più professionisti. Molto più frequentemente, si appoggiano a Freelance del settore: giornalisti, ex addetti stampa di grandi aziende, ex consulenti di grandi agenzie che si sono messi in proprio.
Questo tipo di Freelance, proprio per i budget e le caratteristiche dei loro clienti tipo, collabora in genere con più soggetti offrendo allo stesso tempo un supporto sia strategico, sia operativo.
In questo modo avviene un perfetto incontro fra domanda di comunicazione da parte dell’impresa e offerta della stessa da parte del consulente.
Certo, nel momento in cui le aziende dovessero crescere e raggiungere dimensioni maggiori a una realtà del segmento PMI, è difficile che un Freelance possa riuscire a soddisfare le maggiori esigenze di comunicazione che si andrebbero a prospettare.
In tal caso quello che avviene è una possibile internalizzazione nell’azienda del Freelance, con il ruolo di Direttore Comunicazione (o Capo Ufficio Stampa) e/o l’ingaggio di una realtà consulenziale più strutturata.
Simone Guzzardi
Nato a Milano nel 1982, ha compiuto studi nell’ambito della comunicazione e non ha più smesso di occuparsene.
In oltre dieci anni di esperienza presso alcune delle principali agenzie presenti in Italia, ha avuto modo di operare per importanti aziende italiane e internazionali attive in particolare nei settori finanziario, bancario, assicurativo, ITC, food&beverage e manifatturiero.
A febbraio 2017 ha fondato, insieme a The Van, l’agenzia di comunicazione istituzionale L45, della quale è anche Amministratore Delegato.
Docente in Master Post Universitari e redattore per magazine online.
È appassionato di musica e vespista irriducibile in ogni stagione.