L’accresciuto benessere economico, l’attenzione alla qualità della vita, la maggiore disponibilità a viaggiare, la convinzione che il riposo sia irrinunciabile fanno sì che ormai il concetto di vacanza risulti ampiamente condiviso da parecchi, almeno da tutti coloro che possono permetterselo.
Che significato dare, allora, alla vacanza e al turismo, alla luce della diffusa sensibilità e del magistero ecclesiale relativo a tali temi?
La Chiesa si interroga sul senso della vacanza e propone degli utili e opportuni percorsi di riflessione su di essa. Si parla, a questo proposito, di vacanza come periodo di ricarica di umanità, come tempo per lo spirito, come occasione per rispondere ad un bisogno autentico, cioè al desiderio di trovare un valore al quotidiano e di dare significato ad una vita divenuta routine, se non noia.
Le vacanze, sono intese – soprattutto per il cristiano – quale fonte di rigenerazione e di crescita spirituale, in cui coltivare il gusto della novità e l’estasi della gioia, che l’aridità e la complessità della vita professionale e metropolitana ostacolano oppure impediscono.
La vacanza quindi diventa meritevole di attenzione nella nostra vita, soprattutto in relazione alla vita interiore. La Chiesa riconosce l’importanza di ciò, tanto è vero che si pone accanto ai turisti tramite una pastorale del tempo libero, contestando l’appiattimento edonistico e consumistico che nella mentalità corrente viene associato al concetto di vacanza e di divertimento.
Il periodo della vacanza è indicato anche per promuovere rapporti umani e di amicizia, sempre abbastanza trascurati nell’ordinario a causa del frenetico coinvolgimento nel lavoro e nei tanti impegni, responsabilità e imprevisti che costellano la vita di ciascuno.
Il viaggiare e cambiare sede abituale obbliga alla precarietà, ad un lavoro di squadra, a non legarsi alle comodità, a confrontarsi con le persone, siano essi compagni di viaggio o residenti nel luogo in cui ci si reca, non chiudendosi solo alle proprie esigenze ma vedendo anche i bisogni degli altri e leggendo i segnali di cambiamento nel mondo.
Si scoprono tante e sempre nuove forme di vacanza, di relax, di scoperta di nuovi posti con un multiforme sentire: la nostalgia delle origini, il desiderio di autenticità, il contatto con qualcosa di incontaminato, l’incontro tra fede e cultura vissuto nelle bellezze monumentali e paesaggistiche, la riscoperta di quei valori fondativi dell’esistenza umana inscritti nelle pietre antiche.
Vale la pena di ricordare che le parrocchie sono parte attiva in ciò grazie all’organizzazione di campi-scuola, oratori festivi, esperienze di volontariato, gite che costituiscono sia il vertice delle relazioni e degli insegnamenti che si sono fatti propri durante l’anno sociale, che il bagaglio da custodire e da coltivare durante l’anno che si apre, arricchendolo con l’apertura a rapporti nuovi, inclusivi di alterità profonde, da incentivare con spirito di accoglienza, di disponibilità, di comprensione, di dialogo e di comunione.