Tra pochi giorni sarà Natale. Da anni ormai non riesco a percepirne l’atmosfera.
Il clima natalizio “forzatamente” gioioso mi genera tristezza. Il calendario obbliga ad affrontare e sopportare anche questi giorni.
In giro vedo moltitudini erranti a caccia di acquisti per i loro cari, tutti che sembrano più buoni e gentili, tutti che programmano le vacanze….e io? Io, lo vivo in un mondo tutto mio, un mondo di ricordi…ricordi dei natali scorsi.
E’ bello ricordare il Natale dei tempi passati, il tempo in cui eravamo “poveri”. Ogni rito sacro era sempre pieno di fascino.
Il Natale era una occasione di partecipazione a una celebrazione che univa il divino all’umano,si preparava il presepio, allora non si usava l’albero, e in tante case veniva ricordata la Nascita di Gesù bambino.
La notte Santa si andava a messa e se al paesaggio si univa qualche fiocco di neve, tutto diventava più magico.
Ci si riuniva attorno al camino o al braciere si tiravano fuori i fichi secchi, imbiancati di zucchero naturale, si rendevano ancora più squisiti se venivano farciti con mandorle tostate o noci. Non mancava il buon vino che scaldava il corpo e anche il cuore. Tutta questa semplicità ci faceva sentire a nostro agio, e i doni che accompagnavano il Natale erano fatti di cose semplici che trovavamo vicino al presepio o sotto il cuscino, mia nonna mi raccontava che ai suoi tempi mandarini, qualche arancio, fichi secchi, qualche mandorla, le caramelle erano cose rare che non tutti conoscevamo. I più piccoli leggevano la poesia del Natale ed era gioia.
Oggi abbiamo perso il gusto e la poesia del Natale, la fede è stata sostituita dai beni di consumo, con l’illusione che si possa comprare anche la felicità.
Da piccolo, nella casa di famiglia allestivamo un presepe che di anno in anno diventava più grande e si arricchiva di personaggi, a mezzanotte il più piccolo della famiglia deponeva Gesù bambino nella mangiatoia e si intonavano le filastrocche natalizie.
A casa mia, anche quest’anno, abbiamo allestito il presepe, un presepe che diventa sempre più piccolo per ragioni di spazio, nella speranza di riuscire a percepire la magica atmosfera del Natale.
Del Natale ci piacciono le luci, i colori, i regali, ma abbiamo sloggiato il Bambino ho l’impressione che non pensiamo più al senso della natività.
Anche se sono tendente alle nostalgie, ho la convinzione che il tempo migliore non è quello passato, caso mai fare esperienza del passato per vivere meglio il presente e migliorare il futuro.
ll senso del Natale non si trova nei festeggiamenti, nei costosi regali, pranzi speciali e dolci, ma presso coloro“che involtano in carta da regalo il cuore” cioè che sanno dare amore.
L’invito a seguire il senso vero del Natale “Andiamo a Betlemme” significa volgiamo lo sguardo ai bambini come Gesù che nascono nella miseria. Natale torna ogni anno insieme all’inverno rigido, si presenta emblematicamente come un raggio di amore che spunta nel gelo del rancore e dell’egoismo e invita ad amare e, non mi scoccia ammetterlo, ancora oggi malgrado le mie disillusioni una vocina mi sussurra“non lasciarti prendere dal ghiaccio di questo inverno estremo…” .