Proseguono le attività di studio e restauro del Volto Santo promosse dall’Ente Cattedrale grazie a un accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara e l’Opificio delle Pietre Dure e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Dallo scorso dicembre, la scultura si trova infatti nell’area di cantiere appositamente predisposta all’interno della Cattedrale di San Martino ed è stata sottoposta a un’attenta campagna di indagini scientifiche per approfondirne gli aspetti tecnici e materiali e alle prime operazioni necessarie a mettere in sicurezza la pellicola pittorica, grazie a un gruppo di lavoro multidisciplinare che comprende storici dell’arte, esperti scientifici e restauratori specializzati. Nell’ambito delle indagini, sia diagnostiche che condotte de visu in cantiere a integrazione di quelle effettuate a più riprese tra il 2012 e il 2021, sono emersi dati nuovi e importanti, relativi sia al Volto Santo che al tempietto che abitualmente lo custodisce.
Per la prima volta è stata presa in esame anche la croce del Volto Santo, rimasta finora ai margini dell’attenzione, e documentata per la prima volta in una miniatura, nel codice della Fraternità del Volto Santo dei primi del Trecento. Le analisi realizzate con il Carbonio 14, la rivelano in realtà molto più antica, di epoca altomedioevale come il Cristo.
Altra grande sorpresa è giunta dalla analisi delle specie legnose della croce che ha rivelato la presenza nella croce di due legni diversi: castagno per l’asse verticale e cedro per il braccio orizzontale. Mentre il castagno è una pianta di ampia diffusione europea, il cedro venne trapiantato in Europa, dal Medio Oriente, solo nel XVI secolo. Si tratta quindi di un reperto di importazione, il cui utilizzo per la croce del Volto Santo fu probabilmente dovuto a una finalità simbolica, nell’intento di confermare la provenienza dalla Terra Santa di quello che era ritenuto il veridico ritratto del Salvatore scolpito dal discepolo Nicodemo.
Attestano l’antichità della croce, al di sotto della tardiva tinteggiatura scura attuale, anche i diversi strati di colore che la rivestono, ed è stata rilevata la presenza di vere e proprie decorazioni a contorno della figura del Cristo.
La campagna diagnostica ha permesso di acquisire nuove importanti informazioni sulla tecnica di realizzazione del Volto Santo: al corpo, ricavato da un unico grande tronco di noce interamente scavato all’interno dalla testa ai piedi, sono innestate le braccia tramite un sistema di giunti (tenoni) che si inseriscono in appositi alloggi (mortasa). La giuntura delle braccia è rafforzata da una fascia di tessuto mentre l’unione del crocifisso alla croce è garantita da 6 perni (4 in rovere e 2 in cedro che fissano le braccia alla croce sottostante). Inoltre, dato importante, è confermata l’antichità del Cristo ligneo (VIII-IX sec.) da nuove analisi al C14 effettuate sulla fascia di tessuto all’altezza della giuntura del braccio sinistro con il torso del Crocifisso.
Le indagini hanno poi rivelato due interventi di restauro, finora sconosciuti dalle fonti: un rifacimento in antico di parte della punta di entrambi i piedi, forse consumati dalla devozione dei fedeli, e un più recente rifacimento di pollice e indice della mano sinistra del Cristo.
Sotto lo strato scuro che ora riveste interamente la veste, in corrispondenza del collo e della parte terminale delle maniche si è riscontrata la presenza di dorature con motivi vegetali contornate da una decorazione formata da puntini a rilievo rossi e bianchi.
Il Volto Santo che siamo abituati a vedere scuro negli incarnati, nella croce e nella veste è stato ridipinto più volte nel corso della sua millenaria esistenza, celando la sua colorazione originaria. Per la comprensione delle policromie che si sono succedute in antico sulla scultura, come pure per le tinteggiature brune applicate a più riprese in epoca più recente sul Volto Santo, un supporto essenziale viene dalle analisi chimiche in corso, che caratterizzano gli strati pittorici nei loro materiali compositivi, comprensivi dei supporti preparatori, pigmenti cromatici e leganti. Queste hanno rilevato i diversi pigmenti impiegati, tra cui spiccano i lapislazzuli utilizzati dal primo strato che conferivano una colorazione blu alla veste. Molti sono stati i leganti individuati, grazie alle indagini chimiche, nei diversi strati pittorici che vanno dalla colla animale, all’albume d’uovo fino agli oli essenziali.
Queste indagini, che ci permettono di comprendere la composizione di ogni strato, così come le riprese radiografiche, stanno assolvendo a un duplice intento: la conoscenza di una storia complessa sviluppatasi nel lungo percorso di quest’opera antica di milleduecento anni, e il necessario supporto all’intervento di restauro in atto, sia per i metodi che per le scelte operative, con particolare riferimento alla delicata fase di pulitura alla quale si sta per dare avvio. Finora si è provveduto alla fermatura del colore che si stava sollevando in più punti, a trattamenti anossici per preservarlo da attacchi biologici e ad una prima pulitura superficiale sia dell’interno che dell’esterno della scultura. Adesso con le acquisizioni sulla composizione degli strati pittorici e sulla tecnica costruttiva si potrà entrare nel vivo della seconda fase del restauro.
Un’acquisizione inaspettata quanto importante è emersa nel tempietto del Civitali durante le operazioni preliminari alla movimentazione del Volto Santo quando si è resa necessaria la rimozione del fondale di legno rivestito di stoffa che faceva da sfondo al Volto Santo.
Questa operazione ha rivelato la parete retrostante, costituita da una struttura muraria a conci lapidei, ben diversa dalle pareti marmoree del Civitali. Sulla parete di sfondo al Volto Santo è emersa una pittura murale frammentaria, con un partito decorativo aniconico a losanghe, girali vegetali e ruote che fiancheggiano una croce color ocra. Si tratta di un assetto finora sconosciuto e inaspettato del tempietto e dell’allestimento del Volto Santo, che per caratteristiche formali e materiali pare precedente il sacello di Matteo Civitali edificato tra 1482 e 1484.
Le indagini in corso, sia sulla muratura che sulle fondamenta sono finalizzate a chiarirne caratteristiche e datazione: l’ipotesi è infatti la preesistenza della parete al tempietto del Civitali, e la sua verosimile appartenenza alla cappella medioevale, ricordata dai documenti e in parte raffigurata in una miniatura degli inizi del Trecento. La sua conservazione nella sistemazione quattrocentesca del venerato Crocifisso si può intendere come la “sacralizzazione” di un elemento che essendo stato a contatto con il Volto Santo era diventato esso stesso preziosa reliquia.
Le indagini, estese nell’occasione all’intero tempietto, e il recupero delle pitture murali (comprensivo dello studio di un sistema che ne consenta un’accessibilità almeno parziale una volta ricollocato il simulacro ligneo) saranno oggetto di un ampliamento del progetto per il Volto Santo, coordinato dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure. D’accordo con l’Ente Cattedrale, i dati raccolti durante il cantiere inerenti sia il tempietto che la scultura potranno essere restituiti al pubblico attraverso una piattaforma informatica dedicata, che consentirà, anche con l’ausilio della modellazione 3d, di fruire a diversi livelli di approfondimento delle tante storie che questo oggetto straordinario continua a raccontarci.
CRONISTORIA DEL RESTAURO. Il 28 dicembre 2021 nella cattedrale di San Martino a Lucca fu annunciato il grande restauro del simbolo della Chiesa e della città di Lucca. Il 18 luglio 2022 partirono i lavori per l’allestimento del laboratorio di restauro nel transetto nord della Cattedrale di Lucca. Il 19 settembre 2022 iniziarono le operazioni di messa in sicurezza del Volto Santo all’interno del tempietto del Civitali, ivi compresa la rimozione dei vari arredi presenti, a loro volta oggetto di manutenzione e restauro. Il 1° dicembre 2022 fu effettuata l’estrazione del Volto Santo dal tempietto e la collocazione della sacra effigie nel laboratorio per l’inizio dei lavori.
Fonte: Studio ESSECI