È custodita tra le pareti di un appartamento in viale Ciccolungo a Fermo, dove il tempo si è fermato agli anni ’70, la vita movimentata e non poco sfuggente del celebre scenografo fermano Adriano Rupelli, personaggio assai singolare proiettato nel mondo a dispetto delle origini provinciali, tanto da arrivare ad incontrare uno sciamano in Messico per l’ultimo suo progetto artistico.
Ora le sue stanze private, così ricche di fascino, si sono aperte alla città: alle ore 18 di sabato 3 agosto, il civico 108, dopo recente acquisizione da parte di una coppia di collezionisti tedeschi, è stato inaugurato come appartamento estivo K&K – Kempkes e Kreuzer con la mostra dal titolo “La collezione di Adriano Rupelli”, con opere di Daniele Cudini. L’esposizione curata da Stefanie Kreuzer del Museo Morsbroich di Leverkusen (Germania) per conto della Fundación Adriano Rupelli (Messico D.F.) presenterà opere di pittura, scultura in ceramica e installazioni dell’artista fermano che Umberto Eco volle all’apertura dell’anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Umanistiche dell’Università di Bologna, con la mostra “Interiors”, e che dagli anni ’90 ha esposto alla Galleria Nazionale D’Arte Moderna di Roma, in Australia, a Madrid, Berlino, Dusserdolf.
Anche Adriano Rupelli strinse un forte rapporto di stima con l’artista fermano e negli ultimi anni della sua vita si dedicò sempre più alla raccolta delle sue opere. Durante l’evento speciale di sabato tutta la sua collezione sarà visibile nell’appartamento perfettamente conservato in stile anni ’70, in un’atmosfera singolare dove sfumano i confini tra fantasia e realtà, tra vita immaginata e vita autentica, tanto che si avrà la sensazione di entrare in un set cinematografico o in un boudoir privato. Rupelli ci trascorse anni intensi prima di affrontare il suo ultimo viaggio in Messico per incontrare lo sciamano degli Zapotechi, gli indigeni di Oaxaca, e realizzare così il suo ennesimo sogno, un progetto cinematografico italo-messicano. Perse la vita negli altipiani centrali del Chiapas, rimanendo coinvolto in un conflitto tra alcuni discendenti dei Maya e le autorità statali, in una fine tragica ma allo stesso tempo carica di un alone spettacolare e quasi cinematografico. Nel suo lascito, curato dalla Fundación Adriano Rupelli costituita in suo onore a Città del Messico nello stesso anno della sua morte (2004), era compreso anche l’appartamento fermano, rifugio discreto per le occasionali fughe amorose dello scenografo ma anche sua grande fonte di ispirazione artistica.
In occasione della mostra sarà presentato il catalogo pubblicato da Terminal Project Edizioni con presentazione del professor Ruben Castro Ruiz, Presidente della Fundación Adriano Rupelli (Messico D.F.), testi di Stefanie Kreuzer e foto di Riccardo Franchellucci.
Per tutti gli appassionati d’arte e i curiosi sarà senz’altro un’occasione unica per entrare in un piccolo angolo privato ancora impregnato di un passato affascinante.
L’esposizione resterà aperta fino al 31 agosto.
Terminal Art Project
L’Associazione culturale nasce a Fermo nel 2011 da un’idea di Daniele Cudini (artista), Francesco Musati (fotografo), Cinzia Violoni (designer). Si occupa di rigenerazione urbana di strutture abbandonate o in attesa di destinazione d’uso, studiando interventi artistici site specific capaci di trasformare spazi pubblici dismessi in luoghi vitali e multifunzionali restituiti alla collettività.
Tra il 2013 e il 2014, con le due mostre internazionali TERMINAL ART PROJECT e AIR TERMINAL sono così tornati sotto i riflettori due edifici simbolo della città di Fermo: il Terminal inutilizzato per oltre 20 anni e la Casina delle Rose, storico Grand Hotel degli anni ’50 in stato di abbandono dopo la chiusura. Le sinergie attivate dai progetti dell’Associazione hanno portato negli ultimi anni a Fermo architetti, artisti, intellettuali, esperti di economia culturale, tra cui: l’architetto Elisabetta Terragni; Stefanie Kreuzer, curatore scientifico del Museo Morsbroich di Leverkusen; Kurt Forster, direttore della Biennale di Architettura di Venezia 2004; gli artisti Maik e Dirk Löbbert (Colonia); la fotografa Martina Sauter (Düsseldorf); Joseph Grima, curatore della 1° Biennale di Architettura Chicago 2015, e ancora i musicisti Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, il regista Roberto Minervini e molti altri.
Con Terminal Art Project Edizioni l’Associazione ha anche pubblicato i volumi di arte contemporanea: “Terminal Art Project” (a cura di Daniele Cudini, 2012); “Daniele” (a cura di Riccardo Franchellucci, 2016); “Il colonnello e la sua collezione” (2017); “Billa e il suo senso per l’arte” (a cura di Daniele Cudini e Riccardo Franchellucci, 2018); “La casa” (2018); “Arte Contemporanea / Rigenerazione Urbana” (a cura di Daniele Cudini, 2018) “La collezione di Adriano Rupelli” (a cura di Stefanie Kreuzer, 2019).
Fonte: Terminal Art Project