Nel 1955 Pier Paolo Pasolini pubblicava il suo Canzoniere italiano: un viaggio – fino ad allora mai tentato – attraverso la poesia popolare italiana e le sue molte lingue, proprio nel momento in cui in Italia, alla soglia del boom economico, si avviava la lenta erosione del dialetto come “lingua madre” di buona parte della popolazione.
Si tratta di testi muti: a Pasolini interessava, certo, la musicalità dei dialetti, ma se pure molte delle “poesie” raccolte nel Canzoniere nascevano per essere intonate, sulla loro musica Pasolini ci dà pochi indizi.
Da qui parte LinguaMadre, la produzione originale di Premio Loano, Premio Parodi e Mare e Miniere, che debutterà in prima assoluta il 25 luglio a Loano (SV), al Chiostro di Sant’Agostino, nell’ambito del Premio Loano 2019. Seguendo il filo tematico della “madre” – come figura centrale di molta poesia popolare, e come lingua – la produzione ridarà suono e voce alle poesie raccolte da Pasolini, rileggendole nella contemporaneità, senza filologismi, alla luce di oltre cinquant’anni di musiche popolari.
Per quest’operazione di “archeologia creativa” sono stati scelti quattro giovani musicisti, tra i talenti più interessanti del nuovo folk italiano: il piemontese Duo Bottasso (anche vincitore del Premio Loano Giovani per il miglior album 2018), la cantante friulana Elsa Martin, e il polistrumentista calabrese Davide Ambrogio.
La produzione sarà sviluppata nel corso di una residenza a Loano, durante i giorni del Premio, e debutterà in prima assoluta il 25 luglio al Chiostro di Sant’Agostino.
LinguaMadre nasce da un’idea di Enrico de Angelis, ed è sviluppata con la la supervisione di Jacopo Tomatis (Premio Loano), Elena Ledda (Premio Parodi) e Mauro Palmas (Mare e Miniere). Dopo la prima, LinguaMadre sarà ospitata a Cagliari durante il Premio Parodi, e nella stagione di Mare e Miniere, in Sardegna.
Il Canzoniere Italiano
Un «intelligente dilettantismo». Così, secondo Tullio De Mauro, si poteva riassumere il rapporto di Pier Paolo Pasolini con la linguistica – e in fondo, lo stesso potrebbe valere per quello con l’etnomusicologia e l’antropologia. Un dilettantismo che non impedì a Pasolini di fare qualcosa di unico, monumentale, pionieristico. Tale è l’impatto del suo Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare che il poeta pubblica per la prima volta nel 1955.
L’anno non deve passare inosservato: siamo in un momento in cui, in Italia, non si parla ancora di “musica popolare”. Alan Lomax è da poco sbarcato in Europa, e sta battendo il nostro paese insieme a Diego Carpitella per le prime registrazioni sistematiche delle voci del popolo italiano. Roberto Leydi non ha ancora incominciato a interessarsi di folk revival, non esistono il Cantacronache né i cantautori, né il Nuovo Canzoniere Italiano (che nascerà nel 1963). In Italia domina il Festival di Sanremo, non sono ancora arrivati il rock’n’roll, il juke-box, il disco a 45 giri. La tv è un costoso elettrodomestico riservato a pochi.
In questo contesto, Pasolini raccoglie e pubblica le poesie del suo Canzoniere, che esce per Guanda (sarà poi ristampato diverse volte da Garzanti). Quasi 800 testi da nord a sud, vilote venete e mutos sardi, stornelli, strambotti, canti di guerra e canzoni partigiane: uno specchio della varietà linguistica dell’Italia, nel momento esatto in cui la stessa si avviava agli anni del miracolo economico, all’espansione dei consumi e – di fatto – alla prima e vera unificazione linguistica, che avrebbe portato alla lenta erosione dei dialetti come lingua “madre” di buona parte della popolazione.
Spesso trascurato dagli studiosi (e, tutto sommato, opera minore nella bibliografia pasoliniana), il Canzoniere italiano è in realtà filtrato in maniera carsica nel folk revival italiano. I suoi testi sono ricomparsi – rielaborati, riletti, traditi – in innumerevoli pubblicazioni successive, e hanno ispirato autori, poeti e musicisti, di diverse generazioni.
Fonte: GDG Press