“Rocketman” di Dexter Fletcher è un musical liberamente ispirato alla straordinaria vita di sir Elton John, nome d’arte di Reginald Dwight. Fletcher è già salito alla ribalta per avere finalizzato il film sui Queen “Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer, senza però venire accreditato.
Gli intenti del film sono chiari e dichiarati fin da subito agli spettatori, a partire dalla prima scena in cui si vede il protagonista iniziare nel 1983 una terapia di gruppo per sconfiggere i propri demoni: alcool, droga, dipendenza dal sesso e scoppi d’ira.
Un espediente narrativo, quello del musical e del racconto in retrospezione, che permette di ripercorrere in maniera brillante la straordinaria vita di una delle star più incredibili e prolifiche della storia della musica pop.
Il viaggio nei ricordi di Elton John inizia ripercorrendo la sua infanzia nella Londra degli anni Cinquanta. Reginald Dwight è un bambino timido, nato in una famiglia del ceto medio londinese. Il clima a casa è pesante a causa del rapporto teso e glaciale tra i suoi genitori. Il padre, un ufficiale dell’esercito britannico, è spesso assente ed è incapace di esprimere qualsiasi sentimento di amore verso il figlio. Solo la nonna sembra capire un po’ Reginald e lo supporta nello sviluppo del suo straordinario talento: saper suonare, fin da piccolo, il pianoforte a orecchio.
Nonostante un’infanzia infelice, priva di affetti veri da parte dei genitori e segnata anche dall’aver scoperto dal vivo il tradimento della madre verso suo padre, Reginald riesce a frequentare la prestigiosa Royal Academy of Music, dove diventa un musicista professionista eclettico.
Seguono le prime esibizioni nei locali, all’insegna sia del soul che del rock, entrambi generi musicali provenienti dagli Stati Uniti. La svolta avviene però nel 1964, quando Elton John conosce il giovane Bernie Taupin, scrittore di testi. Tra i due nasce subito un rapporto sia professionale che di amicizia destinato a durare per sempre, che porta nel 1970 alla pubblicazione della celeberrima e bellissima canzone “Your Song”, il loro primo successo internazionale.
La carriera di Elton John, che scopre la sua omosessualità, decolla anche grazie alla conquista degli Stati Uniti. Negli anni Settanta, come se fosse una macchina da guerra, il cantante britannico accumula successi musicali che si susseguono a ritmo vertiginoso, disco dopo disco, conquistando le hit parade di tutto il mondo. Come nel “Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde c’è però il rovescio della medaglia: il successo ha un prezzo altissimo per il timido Elton John che, intrappolato nei meccanismi infernali dello show business, sprofonda nelle dipendenze e rimane vittima di persone, anche amanti, che approfittano del suo talento per fare soldi a palate.
“Rocketman” riesce efficacemente a portare sullo schermo la sfavillante vita di Elton John, che figura anche tra i produttori dell’operazione, alternando momenti drammatici a fughe brillanti e fantasiose verso l’universo musicale e artistico. Gli attori reinterpretano tutti i maggiori successi della star britannica e Taron Egerton, nei panni del protagonista, rende memorabile il film non solo per la sua somiglianza estetica con il vero Elton John, ma anche per la sua grande performance vocale.
Sulle note di “I’m Still Standing”, canzone che nel 1983 permise a Elton John di tornare in testa alle classifiche dopo un periodo difficile, si chiude “Rocketman”. Con toni un po’ troppo trionfalistici e da bella favola assistiamo alla vittoria totale del protagonista contro i propri vizi e al ricongiungimento simbolico del Reginald bambino, in cerca di un abbraccio da parte del padre, con il Reginald adulto, divenuto Elton John.
Un musical riuscito per capire qualcosa di più, senza annoiarsi, dell’irripetibile vita dell’ “uomo-razzo” che ha conquistato il mondo della musica pop.