La lettera è una comunicazione, un legame, un filo di Arianna fra due interlocutori scelti non a caso.
Da una parte del filo è Elizabeth a compilare un foglio lungo 28 anni, quanto è la sua vita, di cui 18 vissuti in Italia, dall’altra il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che, nel corso della sua lunga carriera politica nella Lega e ora al governo come titolare della sicurezza interna, ha sempre tuonato contro quelli diversi da sé, intesi come non originari di una terra che via via cambiava e si estendeva dalla Lombardia e dal Nord Italia contro i terroni, gli abitanti del Sud Italia, e contro gli extracomunitari ora, i non Italiani. La sua azione politica ha un discrimine di interesse. Qualsiasi cosa faccia o proponga, inizia con la premessa: ‘prima gli italiani!’.
Questa lettera che Elisabeth, di origini peruviane, scrive può benissimo essere definita una peroratio, alla latina, o un’expositio, una lunga difesa della propria persona ‘informata dei fatti’, straniera in patria. Perché il suo paradosso, comune a moltissimi altri giovani, qualche centinaia di migliaia, è di avere due patrie, quella di origine e d’approdo, ma effettivamente nessuna. Ha perso infatti la sua da cui è partita bambina, altri sono nati direttamente in Italia, e non ha acquisito la nuova di cui parla la lingua, ha appreso la cultura e la storia a scuola.
Eppure per una casualità della storia non è ancora cittadina italiana. C’era quasi arrivata alla meta quando in Parlamento, alla Camera dei Deputati, era stata approvata la legge sullo ius soli, ma poi si è arenata lì, per mancanza dello slancio finale di un centro sinistra incapace di vedere l’obiettivo, schermato dalle inquietudini dei cittadini italiani, che ogni dove e in ogni azione nefanda vedevano lo zampino dei migranti. E una seconda volta quando aveva avanzato rispettosamente domanda di cittadinanza, erano quasi già passati due anni, tempo massimo previsto dalla legge per la risposta, quando è arrivato Salvini che con la sua legge sulla sicurezza/emigrazione ha raddoppiato i termini facendo balenare una soluzione che si allontanava sempre più, alla deriva. Un miraggio insomma.
E allora ecco carta e penna, in una lunga lettera al Ministro dell’Interno enumera le sue tante ragioni per ottenere la cittadinanza e le altrettante angherie di un Ministro che con la sua ideologia marcatamente razzista, anche se lui lo nega, fa di tutto per rendere impossibile la vita in Italia a chi è qui da anni e impedire a chi venga da lontano di sbarcare, chiudendo i porti e sigillando le uscite persino ad una nave militare italiana.
Salvini nella risposta è gentile, accampa problemi burocratici, se la prende con le migliaia di domande che intaserebbero gli uffici, richiama i furbetti che fanno carte false. Dovrebbe essere contento che migliaia di giovani studenti nelle nostre scuole e ormai diplomati e laureati vogliano stringere il patto con l’Italia, non si scusa per i ritardi, ma solleva il vessillo del consenso popolare per giustificare e rivendicare il fatto che l’Italia non è il Bengodi, rimandando la responsabilità alle inadempienze e al disinteresse dell’Europa. Il suo atteggiamento fa scuola a livelli più bassi e amministrativi, forti di questa nuova ideologia antibarbarica alcuni comuni si affrettano spietatamente a innalzare le quote massime del servizio mensa e del trasporto scolastico, costringendo le famiglie più bisognose, per lo più straniere, a ritirare i figli dalle scuole durante i pasti.
Elizabeth sa che le cose non dovrebbero stare così, nel senso che come è scritto nella nostra Carta Costituzionale l’azione dello Stato deve consistere nell’incentivare l’integrazione e l’inclusione, a tutti i livelli. E’ consapevole che la battaglia non è che all’inizio e che bisogna attrezzarsi per i tempi medio lunghi, quando l’inevitabilità della storia consentirà a lei e alle migliaia di giovani che aspirano alla cittadinanza italiana di esaudire il desiderio, ora che hanno ben piantato le radici nel nostro ‘bel suol d’amore’.
Elizabeth Arquinigo Pardo, ‘Lettera agli italiani come me’, People Editore, Gallarate (Mi) 2018, pp. 96, € 9,00.