Il viaggio di Sama e Timo, che dà il titolo a questo avvincente racconto di Miriam Dubini, una favola, vera, per bambini e adulti accompagnati, raccoglie le impressioni di un gattino, Timo, la sua visione e percezione sulle vicende drammatiche che gli accadono intorno.
Il clima felice e bucolico vissuto negli affetti con la sua famiglia e con Sama, la ragazzina che lo adotta, viene interrotto dalle scorrerie di bande terroristiche, i janjaweed, nel Sud Sudan. Cambia improvvisamente lo scenario. Dalla pace alla guerra, alla via di fuga per salvarsi. Incomincia l’odissea del viaggio tra mille difficoltà e pericoli, una strada che purtroppo sono costretti a seguire centinaia di migliaia di esseri umani sradicati dalle loro case per le continue guerre fra fazioni armate e fra queste e lo Stato, le carestie, e ogni altra evenienza drammatica che spinge a cercare un luogo dove poter vivere in pace.
Abile l’autrice a mantenere un registro leggero, a volte esilarante, per lo più preoccupato nel racconto del protagonista Timo, che cerca una via d’uscita dalle situazioni di pericolo in cui si trovano Sama e la famiglia quando si affidano ai trafficanti di uomini, mettendo a loro disposizione tutto quel poco che hanno, ricordi dei loro affetti e della loro esistenza. I mezzi su cui viaggiano sempre fra mille pericoli sono i più vari: sul dorso d’asino, su camion carichi fino all’inverosimile, sbattuti da una parte all’altra con pochi viveri, ridotti alla fame. E poi il deserto di Libia, pieni di paura, sottoposti alle angherie di gente senza scrupoli.
Il viaggio della speranza è un esodo, privo di conforti neppure di un dio pietoso. Giunti sulle coste della Libia, sembra che il più sia fatto ma non è così. Ora arriva la parte più difficile del viaggio. Timo è nascosto dalle vesti di Sama. Eppure sente e vede tutto. Vengono fatti salire su una imbarcazione vecchia e mal conciata. Direzione Lampedusa, ma non ce la fa. Al largo incomincia a imbarcare acqua. E’ la fine! Timo si libera delle vesti. Sta per annegare, raccoglie le ultime forze e va alla ricerca di Sama, nuotando con difficoltà. I pesci se la ridono. Non hanno mai visto un gattino che nuota nel mondo sottosopra. Finalmente arrivano i soccorsi. Si salvano e giungono nel porto. Ma non è finita qui. Non è previsto l’ingresso di animali clandestini e quindi Timo non può seguire Sama. Solo le sue rimostranze e l’intervento provvidenziale del sindaco Giusy Nicolini risolvono la situazione. Sama con la famiglia può proseguire il suo viaggio per la Germania su un aereo, raggiunta dopo qualche mese da Timo nel frattempo affidato, per la durata prevista della quarantena, ad una signora.
Il racconto è ben condotto da Miriam ed è ben vissuto dai protagonisti Sama e Timo, il quale alla fine può dire che dopo quello che si è lasciato alle spalle ora finalmente può guardare con fiducia al futuro in un’altra terra, ma con la sua Sama.
Un linguaggio semplice quello di Timo, rivelatore di una ingenuità che via via cresce in consapevolezza e in affetto verso la sua padroncina. Brava l’autrice a condurre con parole semplici una narrazione sul filo dell’ironia, a volte del gioco e della meraviglia. Il racconto è arricchito dalle illustrazioni di Isabella Grott.
Miriam Dubini, Il viaggio di Sama e Timo, Edizioni Piemme, Milano, 2017, pp. 247, € 9,50.