Serena Libertà – uno pseudonimo – con questo saggio-confessione attraversa la sua vita e ce la racconta con lo scopo di alleviare le sofferenze di eventuali altre giovani che come lei si trovano a passare nel fuoco dell’inferno, come viene chiamata l’anoressia.
A sedici anni, quando si è nel pieno dello sviluppo fisico e psicologico, un bella ragazza come Serena si sente diversa, comincia a sentire i sintomi di rigetto del cibo, inteso non solo come alimentazione ma come metafora della vita. All’inizio fa finta di niente, si sceglie i più bei vestiti per fare colpo sulla compagnia e sui giovanotti che l’ammirano. Intanto comincia a sentire una pulsione dall’interno che piano piano la spinge a rifuggire la normalità. Tende a rinchiudersi, dapprima si dedica allo studio ma poi pian piano perde l’interesse. Allora guarda alla famiglia, alla madre energica che gestisce tutto e al padre che subisce inerme la sua autorità. E’ critica con questa impostazione familiare, sente che l’interesse per le cose e per le persone scema, il disinteresse si trasforma in disagio e poi in vera e propria rinuncia al cibo, non perché non voglia alimentarsi ma perché capisce che quello è un’inutile necessità. Il disturbo si aggrava. Serena, che ha visto spuntare gli attributi femminili nelle curve dei fianchi e nella floridezza dei seni, vede man mano appiattirsi tutto e regredisce. Il corpo non chiede e non spera più. Il disinteresse si trasforma in disagio e questo in malattia.
Non mangia, lesina sul cibo e il corpo comincia a scendere visibilmente e drammaticamente di forma e di peso. Si chiude in se stessa.
Durante le notti invoca la presenza materna, quasi volesse ritornare nel suo ventre per vivere e fluttuare in tutta sicurezza. Finalmente in casa si rendono conto che il suo non è un rifiuto del cibo ma della vita e allo stesso tempo un grido di aiuto a considerare la sua disperazione.
Il padre, a cui rivolge una lettera straordinariamente affettuosa mentre sta morendo, non la capisce, la madre tuttofare ed energica incomincia la processione con lei al fianco da medici, psichiatri e religiosi per tentare un suo recupero. La sorella, con cui condivide il tetto, dopo una prima reazione al suo comportamento ritenuto puerile come se volesse attirare l’attenzione, si rende conto che lei si sta sfinendo sotto i loro occhi.
Serena vede la luce in Cristo e nell’amore. Reagisce, non si lascia andare definitivamente e pian piano risale la vetta della vita. Incomincia a riassaporare il cibo e a vivere le emozioni e si sposa. Diventa madre di tre bambini e ritorna ad interessarsi delle cose del mondo, completa gli studi secondari e universitari e si dedica alla sua progenie.
Si può dire che sia uscita dall’inferno, ma che il ricordo è ancora vivido.
Lotta ancora per amore dei suoi figli e per evitare che altre ragazze siano vinte dal malessere che si manifesta nel rifiuto delle emozioni e dell’amore, ben sapendo che si può trovare sollievo nell’essere ascoltati, guardati negli occhi, fatti segno di un sorriso e di una carezza, che porti a generare nuova vita e perpetui la nostra.
‘Anoressia delle passioni’ di Serena Libertà, Albeggi Edizioni, Roma 2013, pp. 87.