C’è una seconda vita, una seconda possibilità di ricominciare? Gli avvenimenti incalzano e quando sembra che ormai l’animo si è quietato e che nulla possa scalfire la nostra autárkeia e la metriótes care al poeta Orazio, ecco che allora ci vengono incontro situazioni e persone che fanno vorticare la nostra vita. Le metamorfosi.
‘Nessuno conserva la sua immagine’ – avrebbe detto Ovidio mentre componeva storie vere che sembravano immaginarie e mai accadute che sembravano vere, riprendendo quanto le Muse avevano dettato ad Esiodo, al poeta, nel nostro caso allo scrittore Ferdinando Scavran, una storia, più storie intrecciate.
L’Università di Salonicco, la cattedra di Filosofia Teoretica, il prof. Sotiri, salvato, si imbatte in Madalen, una assistente di lettere, e nasce fra i due una scintilla che dilaga nella prateria dei sentimenti.
Ma da dove passa il fuoco lascia dietro i resti combusti dei campi di grano di spighe verdeggianti, sospinto dal caso o dalla Fortuna così intesa dall’Ariosto. Allo stesso modo la passione dei sentimenti ha trovato aridità lungo il percorso della loro esistenza. Tutto per un bacio. Tutto si origina da lì. Quel bacio strappato come prova di amore genera reazioni, fughe rocambolesche, avventure, amori profondi e impossibili.
Si può guardare indietro nel passato con stato d’animo disinvolto? Si possono fare una buona volta i conti con il passato?
Sì, ma a costo di svelare azioni indicibili. In questo puzzle spazio-temporale dove la profondità dei sentimenti lascia il posto all’amarezza della conclusione delle storie, è possibile scavare fino in fondo e liberarsi di un peso e di altro.
Così sgravato, il protagonista Sotiri può finalmente intraprendere un nuovo percorso vitale, una nuova esistenza accanto al suo amore conteso e ritrovato in un nuovo equilibrio che lascia intravedere nuove vicende dall’esito promettente.
Ferdinado Scavran, La seconda vita, Laterza, Aprile 2016, Bari, pp. 207, € 15,00.