Valnure e Valtrebbia partono da Piacenza e collegano la pianura padana, attraverso l’Appennino Emiliano, con il Mar Ligure. Una dimensione diversa, a metà strada fra la terra e il cielo, fra la condizione umana e la divina, quella che i greci chiamavano daimònia.
Prima tappa Ponte dell’Olio nella bassa Val Nure, così chiamato perché luogo di arrivo dell’olio ligure per essere venduto nelle piazze delle cittadine bagnate da Po, ha conservato la fiera di San Rocco.
Più in alto nella valle, Pradovera a quota 1.000 mt. slm, fr. di Farini, dove la Pro Loco ha organizzato un festa con le immancabili salamelle e il ballo liscio. Il paesaggio è dolce, seppure si inerpica fino a raggiungere il culmine per poi riscendere verso il mare. Poche casupole e paesini distolgono dal colore verde degli abeti e dei faggi, ma anche larghi spiazzi per il pascolo del bestiame. Sono evidenti i segni dell’abbandono, anche se qualcuno resiste in queste lande tenendo fede al lascito avito.
Si capisce allora lo spirito di queste feste ferragostane sui prati, per rinsaldare lo spirito di comunità. In particolare qui, un luogo sensibile della tradizione, dove la prima settimana di agosto si organizza il festival delle pive emiliane.
Lungo il crinale di collegamento si scende in Val Trebbia, a Bobbio, una ridente cittadina ricca di storia al tempo del regno longobardo in Italia e di spiritualità, con l’arrivo qui di San Colombano, un santo irlandese, un pellegrino con la conchiglia, che nel VI secolo fondò un ordine religioso e costruì un maestoso monastero dove si praticavano la preghiera e lo studio. Lungo la via francigena che attraversa l’Europa fino a Gerusalemme.
Appunti di viaggio di Paolo Rausa tra le bellezze, la storia, i panorami e l’architettura del piacentino.