Per tanto tempo ho creduto fosse vero che l’Italia riserva ai suoi figli migliori gli onori solo quando sono morti. Mi sono sbagliato. Talvolta non lo fa neppure dopo settant’anni dalla morte.
Per corroborare questa mia tesi invito i lettori ad un piccolo gioco. Andiamo su Google Maps e cerchiamo una via intitolata ad Amedeo Peter Giannini. Il risultato, come può vedere chi ha voluto provare, è: “nessun risultato OK”. Non c’è una strada, una piazza, un vicolo in nessuna città italiana intitolata a questo pressoché sconosciuto personaggio.
Ma vediamo chi era in realtà Amedeo Peter Giannini.
Nasce a San Josè in California il 6 maggio 1870 da genitori italiani emigrati in America da Favale di Malvaro, in provincia di Genova.
Il padre, coltivatore di ortaggi, apre un negozietto di ortolano per rivendere i prodotti della terra da lui stesso coltivati ma, quando Amedeo è ancora un bambino, viene ucciso con un colpo di pistola da un uomo per un debito di 1 dollaro.
La madre si risposa a breve con un altro italiano con cui manda avanti l’attività di famiglia. Il giovane Amedeo cresce, studia, si laurea in economia e viene assunto da una banca. Dopo sei mesi, però, rassegna le dimissioni e si mette in proprio. Non accetta l’idea, allora (come adesso) dominante, che i soldi vadano prestati solo ai ricchi. Apre la prima sede della Bank of Italy a San Francisco il 17 ottobre 1904 e attua la “sua” idea di banca. La sua concezione di banca è quella di un bene sociale che deve offrire i propri sevizi a tutte le classi sociali. Per questo comincia a prestare soldi alle classi meno abbienti e a finanziare le classi medie, introducendo il finanziamento per l’acquisto a rate delle automobili.
Il terremoto di San Francisco del 1906 distrugge, oltre ad edifici pubblici e strutture produttive, anche 50.000 abitazioni. In quel periodo la ricchezza di una banca consisteva ancora nei lingotti d’oro depositati nel caveau, e Amedeo si precipita in quella che fu la sede della sua banca per recuperare tra le macerie i quattro lingotti che costituiscono il suo capitale, sottraendoli alle grinfie degli sciacalli e mettendoli in salvo grazie all’aiuto del suo patrigno che li nasconde sotto la verdura del suo carrettino a mano. Contrariamente agli altri banchieri che rifiutano di prestare soldi a chicchessia in quel frangente, Giannini organizza un banchetto per strada e presta piccole somme agli operai italiani e irlandesi, in gran parte conosciuti personalmente, che avevano perso nel terremoto quelle poche miserabili cose che possedevano.
Era convinto che prestare i soldi ad un povero fosse una garanzia. “In un paese dove si muore per un dollaro – diceva – un povero piuttosto si fa ammazzare pur di restituire un debito”. San Francisco inizia la ricostruzione e a finanziarla è la Bank of Italy.
Nel 1937 il banchiere di origine italiana, che già nel 1927 per ragioni di opportunità aveva cambiato nome alla sua banca da Bank of Italy a Bank of America, si offre di finanziare la costruzione di quello che diventerà il ponte sospeso più lungo al mondo, il Golden Gate che si affaccia sulla Baia di San Francisco. Il finanziamento è concesso senza interessi, con la sola condizione che a lavorarci fossero chiamati solo gli operai di San Francisco, moltissimi dei quali erano suoi clienti, e assicurandosi così la restituzione dei prestiti. Interessante notare che, in fase di liquidazione della vecchia banca, viene rilevato che i prestiti senza garanzia (quelli concessi ai più poveri) erano stati restituiti per il 96%.
L’attività si allarga e si aprono nuove sedi della banca. Si ampliano i suoi interessi e inizia a finanziare anche l’emergente attività cinematografica del suo amico Walt Disney, di un buffo semi sconosciuto attore comico di nome Charlie Chaplin e di un giovane ingegnere siciliano rimasto disoccupato che voleva cimentarsi nel settore; tale Frank Capra. Nascono, grazie a lui, capolavori quali: The Kid, Biancaneve e i sette nani, Accadde una notte, E’ arrivata la felicità, L’eterna illusione, West Side Story, Lawrence d’Arabia, La vita è meravigliosa, Via col vento, e altri 500 film.
Amedeo Peter Giannini muore nel 1949 dopo avere costruito molto, sia economicamente, sia culturalmente e soprattuto socialmente.
Beh – si potrebbe obiettare – ma tutto ciò l’ha fatto in America non in Italia.
Ebbene, volendo sorvolare sulla sua italianità, ben evidente nell’aiuto sempre offerto agli immigrati italiani che considerava suoi connazionali, il nostro Paese dovrebbe rendergli onore almeno per quello che ha fatto durante il 2° Conflitto Mondiale.
Dopo avere incaricato il figlio Mario di aiutare e alleviare le sofferenze degli italiani internati nei campi di concentramento americani e di evitare ulteriori internamenti durante il conflitto, si adoperò nel dopoguerra con il responsabile del Piano Marshall perché fosse accelerata la ricostruzione dell’Italia e, dopo numerose visite al suo Paese d’origine, finanziò personalmente la ricostruzione della FIAT.
Tra gli onori tributatigli dall’America c’è una piazza a lui intitolata proprio a San Francisco e un francobollo con la sua effige emesso dalle Poste americane.
E l’Italia? A parte l’intitolazione della Casa Giannini (Nome del Museo dell’emigrante di Favale di Malvaro) e un busto bronzeo ad Arezzo, che sono ben poca cosa per l’illustre emigrato, diciamolo pure, “italiano” che si è fatto onore nel mondo conquistandosi l’appellativo di “banchiere buono” , … il NULLA !!