Un pomeriggio di cultura, musica e poesia per far rivivere il Cinema Teatro ‘Anita’ di Poggiardo (Le). Lo organizza l’Associazione Culturale Orizzonte sabato pomeriggio 17 settembre alle 18, nella piazzetta antistante l’entrata del cinema teatro ‘Anita’, una iniziativa culturale con la lettura delle poesie salentine di Fernando Rausa e accompagnamento musicale dei cantastorie P40 (Pasquale Quaranta), Salvatore Brigante e Donna Lucia (Minutello), che ricordino nelle loro canzoni il tempo che è stato e presagiscano il tempo che verrà. Venite venite… Lungo la via principale del paese, direzione nord-sud, che collega le due piazze: Umberto I e del Popolo. Quasi una localizzazione sociale, la prima richiama il re d’Italia e l’altra la sovranità che appartiene al popolo. Concepite così, forse senza volerlo, in contrapposizione, l’una aristocratica, l’altra proletaria. La strada che le collega è chiamata del Convento, a ricordo della comunità religiosa francescana che aveva innalzato la chiesa e la struttura conventuale, a metà percorso. Addossata alla chiesa la facciata del Cinema Teatro ‘Anita’, intitolato alla compagna di Garibaldi morta di stenti e di malaria nelle paludi di Comacchio. I ricordi del cinema teatro sono molto antichi, a quanto mi raccontava mia madre che abitava proprio di fianco alla chiesa. Non di rado in teatro si esibivano compagnie di avanspettacolo e ballerine, che venivano ospitate nelle case vicine compresa la sua. Una goduria per i giovani rampolli che vedevano in quel can can una possibilità di sogno e di evasione dal normale tran tran. Parliamo del periodo poco prima e subito dopo la seconda guerra mondiale (1940-45). Poggiardo allora era un centro culturale e commerciale di grande importanza per il territorio, una piazza ambita dove rappresentare spettacoli teatrali e far esibire cabaret. Col passare degli anni è prevalso l’utilizzo della struttura per proiettare pellicole di celluloide. Con mio padre ho imparato ad amare il cinema. Lì ho visto decine e decine di film, di comici italiani, western americani e avventure mitiche di Ercole. Una volta anche il film di una gloria locale, Germano Longo, che si presentava come protagonista de ‘La grande savana’, mi pare. Gli osanna e le grida di giubilo al suo apparire rimarcavano l’orgoglio di avere un tale concittadino e la segreta speranza che ognuno di noi potesse farcela. D’estate funzionava l’arena con i gechi in passerella sullo schermo. Al cinema si accompagnavano i locali al servizio, di fronte all’ingresso, da Umberto per comprare ceci e lupini e da Rafeli ‘Terraniura’ per assaggiare gli involtini di carne d’agnello prelibati il cui fumo inondava di piacere le nostre narici già fin dalla piazza. Tutti correvano sotto la sua cantina, prima e dopo il film, a dare momentanea requie a quell’arsura, delle cui volute beneficiavano pure gli dei. Poi dagli anni ’70 la lenta decadenza, così come descritta nello straordinario film di Tornatore del 1988 ‘Nuovo Cinema Paradiso’. Passaggio di proprietà di mano in mano, film di terza e quarta visione, per lo più a sfondo simil erotico. Complice la televisione le famiglie si ritiravano al calduccio delle loro case e di quell’epopea rimase solo il ricordo, fino alla decisione di chiuderlo definitivamente per aprirne uno che lo ricordasse pressappoco nel nome ma fuori dal paese, in periferia. Con questa scelta l’amministrazione comunale aveva rotto l’incantesimo. Quel nuovo teatro è rimasto per lo più chiuso, avulso dalla vita sociale e culturale cittadina. Ora è arrivato il momento di ripensare quella scelta e di riaprire il cinema teatro alle funzioni pubbliche. Non sarà possibile sicuramente ripercorrere e rivivere quella magia ma ai sogni si può dare continuità e si può farli rivivere innestandoli con le nuove esigenze della città.
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