Definito: potentissimo da Il Sole 24 Ore, magnifico da The New York Times, ipnotico da The Guardian, Burning è, per usare la descrizione di Cinematografo “uno straordinario e doloroso sguardo sul mistero della vita. E, di conseguenza, sul mistero di come sia possibile raccontarla”.
La natura sfuggente di Burning – scrive MYmovies – diviene la perfetta fotografia della contemporaneità, l’unico modo di raccontare un presente complesso e terribile. E ancora, come riporta Quinlan, “l’aspetto più sorprendente di Burning è il suo bruciare lento, questa combustione che continua dopo la proiezione. Che resta dentro come un tarlo”.
In uscita nelle nostre sale il 19 settembre, il film coreano di Lee Chang-dong, con Yoo Ah-in, Steven Yeun e Jeon Jong-seo, in concorso al Festival di Cannes 2018 dove si è aggiudicato il Vulcan Award per la miglior scenografia a Shin Jum-hee 2018 e il FIPRESCI Award per il miglior film, ha ricevuto nel 2018 anche il National Board of Review per il miglior film straniero dell’anno, LA Film Critics Circle – miglior film, miglior attore non protagonista, miglior film straniero, il Grand Bell Award per il miglior film, l’APSA Awards – Gran premio della giuria a Lee Chang-dong. Nel 2019 è stato premiato con l’Asian Film Award per il miglior regista, la National Society of Film Critics Award per il miglior attore non protagonista (Steven Yeun) e l’Academy Award, tra i 9 finalisti per le nomination nella categoria miglior film straniero.
“Bruciare, ingannare, bruciare ancora” è il tema conduttore del film che il regista Lee Chang-dong spiega così: “Dopo aver letto il racconto di Murakami, che mi era stato raccomandato dal mio co- sceneggiatore Oh Jung-mi, non ho potuto fare altro che essere d’accordo con lui:c’era qualcosa di fortemente cinematografico nell’aria misteriosa di quella storia. Un mistero che poteva essere moltiplicato, cinematograficamente, su più livelli. Il mondo in cui viviamo, del resto, è diventato misterioso: noi sentiamo che qualcosa non va, sotto la superficie sofisticata e funzionante della modernità, ma il mondo non è in grado di spiegarci cosa. Sembra quasi di trovarsi di fronte a un gigantesco puzzle e le persone, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dallo status sociale, sono piene di rabbia. I giovani, soprattutto. Non trovano risposte nel presente e, appunto, non riescono a identificare un obiettivo su cui concentrare la propria rabbia, sentendosi impotenti. Burning è un film di rabbia e di mistero”.
La trama del film vede Jongsu, un giovane fattorino con aspirazioni letterarie, che incontra Haemi facendo una consegna. I due iniziano a frequentarsi e la ragazza, prima di affrontare un viaggio in Africa, gli chiede di occuparsi del suo gatto. Jongsu accetta, ma quando Haemi ritorna non è più da sola: ha conosciuto Ben, tanto ricco quanto misterioso, e ora sta per conoscerlo anche lui. Niente sarà più come prima…
Burning deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del breve racconto alla base del film (Granai incendiati), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry (Tucker Film, 2011), che ha saputo trasformare quelle poche pagine in un grande “romanzo cinematografico”. Un bruciante dramma dell’anima che osserva la sintassi del mistery-thriller, scavando dentro le inquietudini e le ombre di uno strano triangolo (amoroso?). Ieri e oggi, ricchezza e povertà, presenza e assenza, dovere e piacere:tutto è doppio, tutto può doppiamente ingannare gli occhi e il cuore… Per Barack Obama, icona stessa dell’Occidente contemporaneo, il miglior titolo del 2018.
Fonte: Made in Com