“L’IMBROGLIETTO” è uno spudorato omaggio a Karl Valentin e Liesl Karlstadt, ma anche un “gioco di ruolo” teatrale con un sadico narratore multiforme, due pedine… e voi, che delle pedine sceglierete le sorti.
Prendendo ispirazione dal genio di Karl Valentin e la sua compagna Liesl Karlstadt, nonché dagli “Esercizi di stile” di Queneau e il celebre spettacolo “La lettera” di Paolo Nani, “L’imbroglietto” è un divertissement che, mettendo in scena l’archetipica coppia, rappresentata da due tipi non ben definiti e con sembianze di clown, riflette “alla leggera” sulla situazione critica che vive il teatro oggi in Italia, in un simpatico gioco al massacro condotto da una sadica bigliettaia sotto mentite spoglie di un MacBook Pro. Prendete un “grande fratello” in formato robot, due pedine con sembianze di clown e il sottotitolo “variazioni sul tema” (e ce ne saranno delle belle!) e il gioco è pronto: voi siete pronti a giocare?
La Compagnia Habitas nasce al tramonto del 2015 da un’idea di Niccolò Matcovich, autore e regista, e Livia Antonelli, attrice. Al duo si aggiunge, a inizio 2017, Chiara Aquaro, sempre attrice.
L’origine del nome deriva dal desiderio di mettere al centro del lavoro artistico l’abitare gli spazi, concreti e metaforici, del teatro. La scelta della seconda persona vuole invece porre l’accento sul “tu” come soggetto protagonista. “Tu abiti”, quindi, è un invito universale e diretto, che coinvolge tutti i partecipanti del mestiere teatrale: artisti, tecnici e, non ultimi, spettatori.
Habitas è una realtà in movimento, che parte dall’idea di condivisione totale del processo artistico, aprendo le porte a chi volesse partecipare non solo degli esiti produttivi della Compagnia ma anche della progettazione e gli sviluppi del lavoro in sala. Non casuale è infatti la sede scelta come piattaforma di lavoro, l’Ex 51 di Valle Aurelia (Roma), piccolo porto che, nel rispetto di chi lo abita, è viavai di persone, incontri, confronti.
Il lavoro della Compagnia si concentra principalmente sulla drammaturgia contemporanea, soprattutto inedita, e su progetti collaterali che nascano dal confronto diretto con realtà periferiche o marginali.
L’obiettivo è fondere un teatro di stampo tradizionale con i linguaggi del contemporaneo, in una sintesi che abbia come cardine la comprensibilità e l’universalità di ciò che raccontiamo. Un teatro, quindi, pop-olare. Da qui il logo, la cui figura centrale, archetipica, è il cerchio, reso doppio per rafforzare l’idea di pluralità e complementarietà, nonché dinamico e aperto, ad abbracciare, senza fagocitare, la scritta habitas, il cui puntino rosso sulla i sottolinea la nostra voglia giocosa, discreta e determinata di fare teatro, come un piccolo naso di clown.
Fonte: Aletheia – Arte e Comunicazione