Nato nel 1947 – alla prima stagione di vita del Piccolo – da settantaquattro anni accompagna la storia del suo teatro. Con Enrico Bonavera nel ruolo del protagonista e una compagnia di grandi attori, la magia irresistibile dello spettacolo di Goldoni e Strehler torna in via Rovello, dal 12 al 31 ottobre.
Tremila recite, cinque continenti, cinquanta nazioni: è lo spettacolo italiano più conosciuto e applaudito nel mondo. «Quest’Arlecchino intramontabile ha il segno della vita che passa e si rinnova. È sangue che pulsa e scorre nelle vene di un teatro reale e immaginario, come in un corpo umano».
Così Giorgio Strehler parlava dello spettacolo che ha creato nell’estate del 1947 e rinnovato per 10 edizioni, fino al 50° anniversario del Piccolo. Affidato dopo la morte di Strehler a Ferruccio Soleri che, con Stefano de Luca, ne ha allestito la versione che oggi viaggia in tutto il mondo, lo spettacolo torna ad ogni stagione in via Rovello. Qual è il suo segreto?
«L’Arlecchino è un fatto straordinario nella storia del teatro mondiale. – diceva Strehler–. Questo spettacolo ci ha accompagnato per tutta la vita, rinnovandosi volta per volta. Centinaia di attori lo hanno recitato. Ci sono degli spettatori che l’hanno visto nascere, poi, anni dopo, l’hanno visto rinascere; dopo altri, l’hanno riconosciuto in Italia o nel mondo». E se, per decenni, dietro la maschera si celava il volto di Ferruccio Soleri, oggi il ruolo è sostenuto da Enrico Bonavera, che di questa sua esperienza dice: «Ovunque ho provato la sensazione di respirare insieme alla compagnia, la gioia di uscire, dopo il balletto finale, a prendere gli applausi stringendosi le mani, di essere cioè parte di una meravigliosa comunità, unita dallo stesso, magnifico sogno».
Fonte: Ufficio Stampa Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa