La coincidenza
Haydn, fermo sulla banchina, guarda il treno che sta arrivando: passa una sola volta nella vita. Chiuso nel suo scompartimento, Mozart fa il virtuoso con il violino, mentre Paganini (qualche carrozza più avanti) si improvvisa cantante, mentre strizza l’occhio a Rossini. È il tempo di scegliere, di mettersi in gioco, di sperimentare nuove direzioni.
Il cambiamento arriverà al binario previsto o farà perdere a tutti quella inusuale coincidenza?
(testo a cura di Gabriele Montanaro)
Per l’ultimo concerto del 2019, in programma martedì 3 dicembre 2019 alle ore 21 al Conservatorio Giuseppe Verdi, l’Orchestra Filarmonica di Torino, con Massimo Quarta nel ruolo di solista al violino e di direttore, tocca alcune delle corde più sensibili del nostro periodo storico, che ben si riflettono nel passato anche meno recente: la necessità e la volontà di cambiare, mirabilmente richiamate dal programma di “Change Time”.
Mozart compose il concerto n. 4 in re maggiore per violino e orchestra K 218 nel 1775 ed è il quarto di cinque concerti pensati dal celebre compositore per lo stesso strumento. Lo contraddistinguono estro, virtuosismo ed una certa sensualità affidata al ruolo del violino, a cui si assegna il compito di innescare un cambiamento nel rapporto con l’orchestra. Sono queste caratteristiche sempre presenti nella musica composta da Mozart, ma che in questo brano si uniscono a un particolare e gradevole gusto italiano che a lungo, per alcuni, è stato ricollegato all’influenza che avrebbe avuto sul compositore salisburghese Luigi Boccherini.
I palpiti in la maggiore op. 13 di Niccolò Paganini prende spunto da un tema rossiniano del “Tancredi”, presentato nel 1813 prima alla Fenice e poi alla Scala di Milano. Paganini scelse una melodia delicata come “Di tanti palpiti” e, desideroso di cambiamento, vi costruì intorno una serie di variazioni dove il virtuosismo del violino diventa sfacciatamente protagonista, con toni da melodramma.
Conclude il programma un brano che ha l’urgenza del cambiamento già nel titolo: la Sinfonia n. 64 in la maggiore di Joseph Haydn conosciuta come Tempora mutantur. Scritta tra il 1773 e il 1775, ha questo nome perché la frase latina risulta sulle stesse partiture orchestrali: “I tempi cambiano” e, come recita la locuzione più estesa, “noi cambiamo con essi”, una atmosfera che accompagna tutta la sinfonia di Haydn e che conclude in pienezza il concerto, il quale il 5 dicembre verrà anche replicato a Padova, nella Stagione dell’Orchestra di Padova e del Veneto.
Il concerto di dicembre, così come ogni concerto della stagione, verrà aperto dalla lettura, a cura dell’associazione liberipensatori “Paul Valéry” e della Scuola Teatro Sergio Tofano, di un breve ed emozionante testo scritto per l’occasione dal giornalista Lorenzo Montanaro.
I concerti si tengono come sempre il martedì alle ore 21 al Conservatorio Verdi (Piazza Bodoni, Torino) e sono preceduti da prove di lavoro e prove generali aperte al pubblico.
La prova generale è invece in programma lunedì 2 dicembre, alle ore 18.15, al Teatro Vittoria (Via Gramsci 4, Torino) e sarà preceduta da una introduzione affidata ai quartetti d’archi in residence selezionati tra le classi di Musica d’insieme per strumenti ad arco del Conservatorio Verdi: per l’appuntamento di dicembre sarà protagonista il Quartetto Dunamis.
Una grande novità della Stagione 2019-2020 è la possibilità per chi partecipa agli appuntamenti dell’Orchestra Filarmonica di Torino di prenotare una esperienza di realtà virtuale, grazie ad un video in VR che OFT ha appositamente registrato e prodotto, sfruttando una tecnologia che offre sempre più possibilità e spunti creativi. In pochi minuti, grazie al video in virtual reality, OFT dà la possibilità al proprio pubblico, prima di sedersi in platea, di cambiare prospettiva e di immergersi tra i musicisti, come durante una vera esecuzione, sperimentando così l’emozione di essere seduto in mezzo all’orchestra. L’esperienza deve essere prenotata su www.oft.it ed è disponibile nelle date indicate.
Fonte: Ufficio stampa Orchestra Filarmonica di Torino – Marina Maffei