È tutta nuova, a partire dall’impostazione generale, la rassegna di classica “In Cooperativa per Amare la Musica” dello Spazio Teatro 89: la XIX stagione, realizzata con il patrocinio del Comune di Milano e con il sostegno di Coop Lombardia e Furcht Pianoforti e in collaborazione con Serate Musicali, si articola ora in due festival tematici, ognuno dei quali composto da cinque appuntamenti.
Il primo ciclo, al via sabato 26 ottobre nell’auditorium di via Fratelli Zoia 89 e intitolato “La Musica racconta; testi, pretesti e contesti per nuove esperienze sonore”, ospiterà eventi in cui la parte musicale verrà affiancata da letture e approfondimenti, punto di partenza per la creazione di originali spettacoli teatrali. Il secondo ciclo (“Immortale amato, Beethoven il Titano che innamora”), in programma tra la fine gennaio e la fine di febbraio del prossimo anno, sarà invece dedicato al grande compositore tedesco, con l’esecuzione di sue pagine note e meno note, accostate ad altro repertorio, scelto per mettere in luce la centralità del suo genio in tutti gli sviluppi successivi della storia e dell’estetica musicali. Come sempre, a dar corpo a questi eventi si alterneranno interpreti di grande prestigio ed esperienza e giovani talenti selezionati in concorsi internazionali.
Un’altra novità organizzativa riguarda la programmazione e il calendario dei concerti, alcuni dei quali avranno luogo non più la domenica pomeriggio ma nei giorni infrasettimanali e in orari serali, per assecondare i suggerimenti e le richieste del pubblico.
Restano invariate, invece, le linee-guida che da sempre caratterizzano questa rassegna: si punta su concerti solistici e cameristici con programmi e organici vari, rari e interessanti in ambito strumentale e vocale, con ampio spazio per la musica del presente; gli interpreti sono musicisti di chiara fama e giovani emergenti; prima dei concerti ci sarà spazio per le preziose guide all’ascolto, sintetiche ma esaurienti, a cura della direzione artistica e con la partecipazione del pop historian Giorgio Uberti; infine, i prezzi dei biglietti restano accessibili anche per le fasce di reddito più deboli.
Sabato 26 ottobre (ore 20.30; ingresso 7-10 euro), per il primo appuntamento della nuova stagione, intitolato “Birilli, archetti e clarinetti”, verranno proposti quattro capolavori cameristici mozartiani: il Trio per clarinetto, viola e pianoforte in mi bemolle maggiore KV 498 (noto anche come il Trio dei birilli); l’Allegro K 516c per clarinetto e quartetto d’archi; il Rondò K 581a per clarinetto e quartetto d’archi; il Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore KV 581 (Stadler Quintet). A eseguirli, il pianista Roberto Plano, il clarinettista Alessandro Travaglini e il quartetto d’archi Mirus (Federica Vignoni e Massimiliano Canneto, violini; Riccardo Savinelli, viola; Luca Bacelli, violoncello). Un’inaugurazione di stagione sontuosa, affidata a interpreti di fama internazionale, indiscusso carisma e grande sensibilità.
La musica da camera fu per Mozart anche luogo privilegiato per sperimentare nuovi impasti timbrici e originali soluzioni estetiche. Esemplare in questo senso è il Trio per clarinetto, viola e pianoforte in mi bemolle maggiore KV 498, detto “dei birilli” perché pare sia stato composto durante un pomeriggio di svago con, tra gli altri, il virtuoso del clarinetto Anton Stadler, che poi eseguì il brano con Mozart alla viola e la sua allieva Franziska von Jacquin al pianoforte. Accostare due strumenti simili per tessitura e per morbidezza di suono come la viola e il clarinetto era già allora e resterà successivamente una rarità e una sfida compositiva per integrare e contrapporre sonorità al tempo stesso simili ma comunque assai diversamente caratterizzate in un intreccio di linee sinuose e armoniose risonanze con il pianoforte, cui soprattutto sono richiesti i momenti più leggiadri e brillanti presenti nel brano. Anche il Quintetto K 581 è legato all’amicizia con Stadler, che condivideva con Mozart la fratellanza massonica. Qui lo strumento a fiato si integra perfettamente, nella soffice luminosità della tonalità “massonica” di la maggiore (pare che tutte le tonalità con tre alterazioni in chiave, come quindi anche il mi bemolle maggiore del Trio dei birilli, alludessero a qualche percorso iniziatico degli adepti alla massoneria), con le morbide trame del quartetto d’archi; il tono espressivo, similmente a quello del coevo “Così fan tutte”, è improntato a una ambiguità sempre in bilico tra astratta purezza di forme e sfuggenti caratterizzazioni ora liriche, ora giocose.
A mo’ di chiosa all’ascolto del Quintetto K 581 verranno eseguiti anche due frammenti per il medesimo organico: l’Allegro K 516c, abbozzo di un mai ultimato ulteriore quintetto con clarinetto; e il Rondò K 581a, incompiuta versione alternativa dell’ultimo movimento del K 581.
Fonte: Ufficio stampa Spazio Teatro 89 Andrea Conta