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Sempre più spesso si sente parlare a vanvera di “patriarcato”
Sono meravigliato di quanti concionino su argomenti per i quali rivelino poi la più profonda ignoranza e si limitino a ripetere frasi fatte, slogan o solo alcuni “sentito dire”. Fra i temi in auge, è al centro di risse mediatiche il tanto vituperato “patriarcato”. Che merita invece anche elogi e ora ne vedremo i perché.
Innanzitutto il “patriarcato” aveva motivo di esistere fintanto che a sua volta esisteva quel “proletariato” tanto caro a una ben determinata fazione politica. Proletariato che, come dice la parola stessa, significa avere in famiglia una prole numerosa. Prole numerosa che aveva la sua ragion d’essere soprattutto nella cultura contadina, prima ancora che operaia. Il motivo dei tanti figli era dovuto a fattori sia di ignoranza che di necessità economica. Di ignoranza perché non era prevalente l’attenzione nei rapporti intimi e non si conoscevano sicuri metodi contraccettivi; ma anche economica perché i molti figli contribuivano a loro volta nel “portare a casa il pane”, iniziando a lavorare magari a dodici o tredici anni.
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Ebbene, nel mondo contadino la numerosa famiglia risiedeva normalmente in una ampia cascina. I suoi componenti erano vicini e uniti per sinergie nel lavoro della terra e delle coltivazioni, dove ognuno aveva una propria mansione o ruolo di supporto curando gli attrezzi, il bestiame, i foraggi e altro ancora. Erano famiglie che fino alla metà degli anni Quaranta del Novecento disponevano anche di otto, dieci o dodici figli. Figli che a loro volta si sposavano, di solito giovani, e mettevano al mondo altri numerosi figli. Si arrivava così ad un numero di componenti, tra figli, nuore o generi, nipoti e pronipoti, di decine e decine di individui, magari affacciati su un medesimo cortile. Vantaggi e svantaggi della convivenza, ovviamente non mancavano. I vantaggi consistevano nel vicariare uno Stato sociale che era flebile o assente, assistendo con cura e amorevolezza i malati, gli inabili, gli anziani che inevitabilmente si andavano creando con l’età in una comunità ormai vasta, oppure passando di fratello in fratello abiti e accessori. Ma esisteva anche qualche svantaggio dovuto a litigi tra famiglie o tra famigliari, tra proprietari di appezzamenti diversi o di famiglie vicine. Insomma era la vita di una comunità variegata, con età molto differenziate ed esigenze a volte diversificate. Come tenere la barra a dritta dell’ordine in questo agglomerato di umanità? C’era fortunatamente lui, il più anziano della grande famiglia: il patriarca, il pater familias. Un patriarca che con l’avanzata età aveva maturato esperienze nel lavoro della campagna, nella parsimoniosa gestione delle risorse economiche, nella saggezza di mantenimento dei buoni rapporti con il vicinato, nel dare a figli, nipoti e pronipoti ciò che ad essi spettava, sia nei meriti che nei compiti, negli elogi come nei rimproveri. Egli dirimeva le questioni più delicate perché spesso a lui si rivolgevano, per ottenere un conforto, un consiglio, un aiuto o un giudizio, famiglie o coniugi in difficoltà, o in dissapore con i vicini. E il patriarca risolveva, interveniva, suggeriva, metteva a confronto, convocava i contendenti. E se era necessario per il bene della vasta comunità, imponeva. Coloro che pensano il patriarca come un despota o un tiranno, forse non sanno che in camera da letto si confidava con la moglie, discutevano anche animatamente ma di lei ne accettava i consigli per poi concretizzarli nei fatti. Magari mostrandoli come farina del suo sacco. Così era a quel tempo. La donna viveva un ruolo apparentemente secondario ma determinante. Perché durante i secoli in cui la fatica e la forza fisica erano fattori prevalenti nel lavoro manuale, questo era necessariamente il gioco delle parti. Poi sarebbero arrivati gli anni in cui il lavoro lo si realizzava azionando una leva, premendo un tasto, accendendo un motore o componendo un numero telefonico. Ecco che allora il proletariato sarebbe scomparso, così come competenze e ruoli avrebbero parificato i sessi. Qualche patriarca avrà nel passato sbagliato con un eccesso o una prepotenza nel difficile compito di gestire decine di figli, nipoti e pronipoti? È probabile. Alzi la mano chi non sbaglia mai.
Ma la violenza di un singolo individuo verso un altro singolo individuo, ovvero di un maschio verso una femmina, con il patriarcato c’entra come i cavoli a merenda.