La I.A. cambierà la nostra vita in comodità oggi impensabili, ma anche con inconvenienti facilmente prevedibili.
Lei, la I.A., Intelligenza Artificiale, farà di tutto e penserà per tutti, autorizzandoci ad essere un po’ più pigri e cretini. È il relatore Franco Guerrieri, all’AUSER di Peschiera Borromeo (MI) a spiegare come la I.A. cambierà la nostra vita in comodità oggi impensabili, ma anche con inconvenienti facilmente prevedibili. Già Alan Turing, colui che durante il secondo conflitto mondiale riuscì a decrittare i codici tedeschi di “Enigm”, parlava di Intelligenza Artificiale realizzando quello che in pratica fu il primo Computer della Storia. Attualmente esistono diverse I.A. e possono riconoscere immagini, comprendere e tradurre un linguaggio o guidare un’auto. La più diffusa è chat GPT (Generative Pretrained Transformer) realizzata da Musk, e di cui ne esiste una versione a pagamento (20 dollari/mese) oltre ad una “free”, rintracciabile online. Ma ve ne sono anche di Apple, Google, Gemini, Copilot o Chat-bot (questa di Whatsapp), che sono generaliste, oltre a I.A. specifiche per arti e mestieri le quali possono pulire la musica da fruscii, realizzare disegni, testi, ricette di cucina… insomma esaudire ogni immaginabile richiesta. In sostanza una I.A. è un contenitore nel quale noi poveri e comuni mortali abbiamo versato tutto lo scibile del quale siamo in possesso, con criteri “educativi” e lei, questo mostro di sintesi e velocità, risponderà ad ogni nostra domanda, richiesta o approfondimento in un batter d’occhio.
Ne consegue che con le I.A. cambierà il panorama del lavoro umano. I primi a rimanere disoccupati saranno i magazzinieri, i conducenti di TIR, camion e auto pubbliche (I.A. non generative). Ma anche medici, ricercatori farmaceutici, giornalisti e analisti finanziari (I.A. generative) la vedranno come concorrente. E gli insegnanti? Qualsiasi studente potrà avere in pochi secondi la traduzione del “De bello gallico”, delle “Satire” di Orazio o il diagramma ferro-carbonio. Gli esempi di Guerrieri, sullo schermo della sala conferenze, sono stati immediati. Alla richiesta di una poesia gradevole per un bimbo di tre anni ecco in pochi secondi apparire alcune strofe di una gradevolissima composizione per bebè. Vuoi anche il vocale? Eccolo! Ho il vicino di casa rumoroso, cara I.A. mi suggeriresti una mail da inviare a lui? E in due secondi ecco una garbata lettera che chiede al vicino di limitare la TV ad alto volume o provvedere per l’abbaiare del cane. Desideri un disegno di turisti con piccioni in piazza Duomo? Meno di tre secondi e il piatto è servito. C’è stata una rissa con accoltellamento? Se tu inserisci le classiche cinque domande “Chi, dove, come, quando, perché”, lei ti sputa immediatamente un pezzo di cronaca da far tacere il giornalista. Provare per credere. Perché la GPT è online e basta registrarsi con mail e password.
Ma con le I.A. si prospettano fin da ora problemi di tipo etico, di privacy, di copy-right, di impigrimento cerebrale, con forti rischi che i malintenzionati le utilizzino per scopi fraudolenti. Si pensi ad esempio alla possibilità di tradurre un brano in qualsiasi lingua, cinese e hindi inclusi, o un discorso, plagiando il tono, la vocalità e le pause della voce di un politico, facendogli affermare opinioni o lanciando offese assolutamente in antitesi con il suo pensiero e manipolare informazioni. Ancora, simulare la voce di un cantante, telefonare doppiando la voce di un figlio, di una mamma, del cliente di una banca…
Forse, per ora, alle I.A. mancherà l’enfasi, il trasporto umano, ma non per molto. Infatti le attuali Intelligenze si posizionano al livello 2 sui quattro possibili. E al livello 3 potrebbero già maturare una coscienza propria, una sorta di sensibilità, di empatia… Arriveranno a comandare noi, ormai ignoranti e pigri? Noi che abbiamo delegato loro ogni scienza e conoscenza sì da trovarci irretiti in una auto-dittatura artificiale? E qui la fantascienza, iniziata con Hal 9000 in “2001 odissea nello spazio”, avrà davvero molto da raccontare.
*Immagine in evidenza tratta da Pixabay