L’utilizzo di cani come animali da compagnia potrebbero risalire a oltre duemila anni fa
Inizio con il descrivere la tela risalente al 1800: Il nonno torna dalla caccia, mentre la nipotina si occupa dei cuccioli nella “cassaparto” di un tempo, fatta di legno è riempita di paglia. A quel tempo le cagne da lavoro partorivano e dovevano riprendere subito a lavorare, mentre i cuccioli venivano allattati dalle proprie capre con l’aiuto delle donne di casa. Nel Paleolitico furono proprio le donne ad iniziare in modo naturale l’allevamento di cani tenendo con sé i cuccioli, mentre le cagne andavano per le battute di caccia con gli uomini. Le donne stesse allattavano i cuccioli di lupo/cane ed era solo l’inizio di un legame fra un essere umano e un animale, che nei millenni venne mantenuto ed un rapporto fra due specie unico al mondo che persiste e persisterà per sempre.
Questa rappresentazione artistica diciamo è quasi ‘contemporanea’ se pensiamo che il commercio e l’utilizzo di cani come animali da compagnia potrebbero risalire a oltre duemila anni fa. Lo testimoniano dei ritrovamenti in un sito archeologico nel Sud della Spagna, dove i resti di un piccolo cane, originario di un luogo distante migliaia di chilometri, sono stati rinvenuti dagli archeologi dell’Università di Granada, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Archaeological and Anthropological Sciences. “I primi cani domestici erano più simili ai lupi e potrebbero essere stati utilizzati come aiuto durante la caccia. Ma con l’Impero romano le cose cambiarono e divenne comune allevare cani di ogni forma, razza e dimensione, compresi piccoli esemplari simili ai moderni Pomerania”, spiega Rafael Martinez Sanchez, ricercatore presso l’Università di Granada. “Plinio il Vecchio ad esempio scrisse che questi cani avevano effetti positivi e venivano usati anche per aiutare le donne ad alleviare i dolori mestruali. Forse il naturalista romano intendeva riportare l’effetto rilassante di un cucciolo sulla pancia”, prosegue il ricercatore.
Del resto alcuni ricercatori ritengono che tra 50mila e 10mila anni fa, lupi grigi ed esseri umani cacciavano prede simili. Alcuni fattori, come l’aumento della densità umana e il cambiamento climatico, provocarono però il declino di queste prede. Di conseguenza i lupi avrebbero iniziato ad avvicinarsi agli accampamenti umani in cerca di cibo. Uomini e canidi avrebbero gradualmente iniziato a collaborare, con vicendevole vantaggio, dando il via al processo di addomesticamento.
Il cane è la specie domestica più antica, il lento e graduale processo di avvicinamento tra le due specie avrebbe avuto luogo in aree diverse, in Europa, in Medio Oriente e in Cina. In Siberia è stato rinvenuto il cranio fossile appartenente all’esemplare di cane domestico più antico finora ritrovato, i resti di questo antenato del cane moderno risalgono a 33mila anni fa.
Una ricerca non particolarmente recente ma che spiega molte cose, è stata fatta presso il Brudnick Center della Northeastern University, con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra un cane e il suo padrone. I dati sono stati raccolti esaminando circa 240 persone con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni.
L’esperimento in realtà era molto semplice. I ricercatori hanno analizzato e registrato il grado di empatia mostrato da queste persone nei confronti di un adulto, di un cane e di un bambino. I risultati parlano chiaro: l’interesse mostrato per il bambino e per il cane è stato maggiore di quello mostrato per l’adulto. Ma perché succede questo? Secondo gli esperti si tratta del modo in cui percepiamo il cane. Il nostro cucciolo appare ai nostri occhi come un essere indifeso, che non conosce la cattiveria e che proprio per questo non potrà mai farci del male. E alla fine, ci fidiamo di lui come di nessun altro. Il cane ci amerà sempre, anche quando saremmo scortesi, anche quando saremmo di cattivo umore, anche se non avremmo molto da offrirgli. Secondo la scienza, il rapporto che un uomo ha con il proprio cane è molto più forte di quello che c’è tra gli umani in generale.
Concludo riportando una Favola che vale più di mille parole : C’era una volta un cane fedele al suo padrone, che lo amava e lo proteggeva sempre. Una notte, un ladro tentò di ingannare il cane, mettendo del cibo davanti alla sua cuccia nella speranza di poterlo catturare. Ma il cane non si fece ingannare, capì subito che c’era qualcosa di strano e si rifiutò di mangiare quel pane. Il ladro provò a convincerlo, dicendo che il pane era un regalo per lui, ma il cane non si lasciò abbindolare. “Non voglio il tuo pane”, disse il cane, “il mio compito è proteggere il mio padrone e la sua casa, non importa quanto siano piccole le ricompense. La mia fedeltà è al mio padrone, non a te”. Il ladro capì che non avrebbe potuto superare la saggezza del cane e scappò via. Il cane tornò a dormire serenamente vicino alla cuccia del suo padrone, sapendo di aver fatto la cosa giusta. La sua fedeltà non aveva prezzo e non poteva essere corrotta da false promesse o doni. E così, la lezione del cane fedele fu raccontata in tutto il villaggio: la vera fedeltà non può essere comprata o ingannata, ma deriva dal profondo del cuore.