Jacopo Squizzato, attore e regista veronese formatosi alla Scuola per attori di Torino diretta da Valter Malosti e tra i finalisti del Bando Registi Under 30 alla Biennale Teatro di Venezia 2017 diretta da Antonio Latella, debutta dal 6 al 18 febbraio al Teatro delle Moline di Bologna con Scandisk, primo testo della trilogia di Vitaliano Trevisan Wordstar(s), edita da Sironi nel 2004.
Autore di romanzi, racconti, drammaturgie e sceneggiature, Trevisan, prematuramente scomparso all’inizio del 2022, è stato uno dei protagonisti assoluti, per quanto spesso da una posizione defilata e scomoda, del panorama letterario di questi ultimi venti anni, con la sua raffinata scrittura-bisturi che ha fatto emergere con nitore e crudezza il lato più scuro dell’immaginario della sua terra d’origine, il Nordest.
Collabora alla messa in scena Michela Lucenti, con il suo sguardo sui movimenti degli attori, Mauro Bernardi, Beppe Casales e lo stesso Jacopo Squizzato.
Lo spettacolo, prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, è parte del Focus Lavoro, un palinsesto immaginato da ERT per la città di Bologna, con spettacoli e attività culturali dedicati al tema, in programma da gennaio a maggio.
In questa trilogia Trevisan si misura con il tema del lavoro e della memoria individuale, trattandola come se fosse una materia informatica da organizzare, per rendere il nuovo vissuto sopportabile. In Scandisk gli operai di un magazzino di prodotti metallici, mentre spostano e riordinano pile di bancali, progettano un “colpo’ che dovrebbe permettere loro di cambiare radicalmente vita, eliminare gli errori e fare tabula rasa: «I miei pensieri, nel corso della sua composizione» scrive l’autore «erano concentrati principalmente sul mio amico Xino e i suoi miei compagni di lavoro. Maggio 1999».
Scandisk è il programma informatico che controlla i file e i cluster danneggiati nell’hard disk del computer, una scansione superficiale di una memoria fissa.
Dopo essersi confrontato con la rappresentazione del lavoro, molto presente nell’opera dello scrittore veneto, il regista mette in atto un corpo a corpo tra il titolo e l’autore, affrontando quindi, nell’analisi della drammaturgia, il rapporto tra Trevisan e il suo computer: un oggetto presente in scena attraverso il richiamo sonoro che ricorda i rumori dei tasti battuti sulla tastiera.
Il testo, al quale Jacopo Squizzato ha aggiunto un breve estratto dal romanzo I quindicimila passi, si sviluppa per frammenti temporali, che vanno da gennaio ad aprile, fino ad arrivare alla quinta e ultima scena, in cui un solo personaggio rimane in attesa della primavera.
È un’umanità del tutto inedita quella che Trevisan mette al centro delle azioni di Scandisk: non si tratta semplicemente del modo di vivere o delle condizioni di vita dei lavoratori veneti in fabbrica alla fine degli anni Novanta; sebbene questa sia evidentemente la “pelle” del testo, la drammaturgia dell’autore mette in atto un’operazione di “scarnatura” del dire e dell’agire senza precedenti nel panorama della letteratura italiana (le scarnatrici sono un genere di macchine industriali usate nelle concerie).
«Quello di Trevisan è un invito a guardare oltre – afferma Jacopo Squizzato – oltre la rete. Davanti ai propri confini c’è un altro lavoro, che è quello della scrittura. È come se l’autore ci stesse avvertendo che dietro ognuno di quegli operai che fa parlare, potrebbe nascondersi un Vitaliano Trevisan».
L’informatica diviene anche la metafora di un territorio: il testo scansiona il paesaggio veneto, l’architettura, la pianura e le zone industriali di quegli anni, una terra frammentata dallo sviluppo economico e dall’edilizia. “Un disco rigido della periferia diffusa”, come lo definisce il regista, ricreato dalla scenografia con una sorta di bunker, un blocco di cemento che sovrasta gli attori/personaggi, divenendo il “loro cielo”.
Lo spettacolo è introdotto da un estratto del romanzo Un mondo meraviglioso di Vitaliano Trevisan, registrazione di una lettura effettuata dallo stesso autore nel 2012 nell’Archivio storico della CGIL di Bologna. Il testo è stato recentemente ripubblicato da Einaudi nella Trilogia di Thomas, che contiene anche I quindicimila passi e Il ponte.
Jacopo Squizzato è regista e attore. Classe 1990, si forma alla Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti. Nel 2017 è finalista al Bando Registi Under 30 indetto dalla Biennale di Venezia sessione Teatro diretta da Antonio Latella. Nel suo percorso tra gli altri ha collaborato con Valter Malosti di cui è assistente alla regia e con Michela Lucenti, Federico Tiezzi, Pierluigi Pizzi, Hugo de Ana, Francesco Micheli, Arnau Bernard e con la compagnia spagnola La Fura dels Baus. I principali teatri e festival internazionali in cui sono stati rappresentati i suoi spettacoli in qualità di regista sono: Teatro Franco Parenti di Milano, Festival delle Colline Torinesi, Fire House Theatre di Richmond (USA), Goteborg Festival (Svezia), Turku Festival (Finlandia), Odin Teatret (Danimarca). Come direttore di scena collabora da quattordici anni con la Fondazione Arena di Verona.
Vitaliano Trevisan (Sandrigo 1960 – Crespadoro 2022) è stato uno scrittore, attore e regista teatrale italiano. Personalità eclettica, ha affiancato alla scrittura, attraverso la quale rivela lacerazioni interiori e sofferenze del vivere, il lavoro di drammaturgo, il cinema, ma anche diversi lavori manuali. Dopo una giovinezza trascorsa come impiegato nel settore edilizio e dell’arredamento, raggiunge il successo nazionale e la notorietà nel 2002 con il romanzo I quindicimila passi, libro che ha ricevuto il Premio Lo Straniero e il premio Campiello Francia 2008.
Nel 2003 è l’attore protagonista, e sceneggiatore tra gli altri, del film Primo amore di Matteo Garrone, girato a Vicenza, presentato in concorso al 54º Festival di Berlino. È attore nel film Riparo di di Marco Simon Puccioni (miglior film al festival di Annecy nel 2007) e in Dall’altra parte del mare di Jean Sarto.
I suoi testi teatrali sono stati messi in scena da Valter Malosti, Renato Chiocca e Toni Servillo.
Nel 2016 scrive il romanzo autobiografico Works in cui, attraverso il racconto di diversi lavori svolti nel corso della propria vita, dipinge un vasto e critico affresco del mondo del lavoro italiano.
Nel settembre 2017, per la produzione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, un suo testo viene inserito nel progetto collettivo Ritratto di una nazione, al quale partecipano tra gli altri anche Michela Murgia, Marco Martinelli, Alessandro Leogrande, Saverio La Ruina, Davide Enia, con la regia di Fabrizio Arcuri. Nel 2015 riceve la “Menzione Franco Quadri” con Cerchio rosso. Studio per un affresco e nel 2017 il Premio Riccione con Il delirio del particolare. Ein Kammerspiel, andato poi in scena a fine 2021 a Brescia, Palermo, Trieste e Milano con la regia di Giorgio Sangati e Maria Paiato nel ruolo della protagonista.
La sua ultima apparizione in video è del 2021, nel film documentario La Rua. La magia di Vicenza, regia di Daniele Cazzola con la sceneggiatura di Davide Fiore, dove recita la parte del Giano Bifronte, personaggio di cui è autore. È morto suicida il 7 gennaio 2022 nella sua casa di Crespadoro.
*Tutte le foto nell’articolo sono gi Giulia Agostini
Fonte: Ufficio stampa Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale c/o Teatro Arena del Sole